I film storici sono stati le grandi vittime dell’ultima era cinematografica, di base messi da parte dalla ricerca di una modernità costante che ha avuto nell’universo Marvel il dominatore assoluto. Oggi sono però esattamente vent’anni dall’uscita in sala di un capolavoro del genere marinaro, che ha saputo guadagnarsi un posto nel cuore del pubblico. Master and Commander di Peter Weir, tratto dalla bellissima saga di romanzi di Patrick O’Brian dedicati al capitano Jack Aubrey e al medico di bordo Maturin, ha permesso a Russell Crowe di darci uno dei suoi personaggi più affascinanti, riusciti e iconici.
Ci sono molti modi diversi di parlare del passato, ma spesso Hollywood non è riuscita a fare a meno di proporre un eccesso di modernità di sguardo tale da rendere il medioevo, le guerre napoleoniche, l’Impero Romano, copie carbone della nostra epoca. Master and Commander invece, appartiene a quei film capaci di farci respirare appieno l’atmosfera di un tempo distante, di calarci completamente dentro la vita dei suoi protagonisti pur senza però per questo rinunciare all’epica, alla fantasia, a stregarci con l’avventura. Ambientato nel 1805, su quei mari dove la Gran Bretagna aveva la sua vera linea di resistenza contro Napoleone, Master and Commander ha come protagonista il capitano della nave Surprise, Jack Aubrey, un ruolo che pare essere nato per finire addosso alle possenti spalle di un Russell Crowe cappellone, carismatico come non mai e capace di donarci dal primo all’ultimo minuto, un ritratto fatto e finito del concetto di leadership. Quando la sua nave viene quasi affondata dalla ben più possente e moderna francese Acheron, Aubrey comincia un inseguimento che si tramuterà in un viaggio intorno al globo. Quella missione metterà alla prova non solo la sua amicizia con il medico di bordo Stephen Maturin (un bravissimo Paul Bettany), ma anche la coesione del suo equipaggio, la tenuta della sua nave. Master and Commander è uno di quei film dei quali non ci si stanca mai, in virtù non solo di una regia da parte di Weir capace di nobilitare ogni personaggio, ogni onda e tramonto, ma anche per una fotografia di Russell Boyd che è tra le più belle di quegli anni. Unita alle scenografie, ai costumi e al trucco, rappresenta ci dona quella che è ancora oggi la più perfetta riproduzione di quel secolo. Il film però non rinunciò a una certa frizzantezza e vivacità proprie non solo dei romanzi originali, ma soprattutto della cinematografia marinara, ma la mediò con la volontà di farci capire cosa significasse vivere e morire sulle navi al servizio di sua maestà. Con un cast di caratteristi di grandissima levatura che conta James D’Arcy, Edward Woodall, Chris Larkin, Billy Boyd Master and Commander racchiude in sé una capacità unica di farci affezionare ai personaggi.
Niente retorica in Master and Commander, ma emerge piuttosto la fierezza, l’orgoglio, i piccoli riti e soprattutto la scaramanzia che governavano quei gusci di legno in preda al vento. Il film ha dalla sua un altro elemento importantissimo: quello della scoperta. Il medico Maturin da questo punto di vista è l’altro grande protagonista del racconto, in lui vi è una sorta di coscienza pre-darwiniana, egli è uno scienziato, medico, illustratore, naturalista e botanico. In lui si racchiude la curiosità dell’uomo che dalla religione infine aveva abbracciato la scienza, libero di spirito come solo il mare sa renderlo, si avventura verso nuovi orizzonti, alla scoperta di un qualcosa di nuovo, del suo posto nel mondo. Straordinari i dialoghi e le conversazioni, ricreate con un realismo che azzera totalmente la ritmica canonica, Master and Commander è abbellito anche da una colonna sonora di pezzi tipici dell’epoca, che fa tendere il tutto verso quel realismo che Stanley Kubrick in Barry Lyndon aveva posto come sine qua non irrinunciabile. Spettacolare nelle scene di battaglia navale, tra le più realistiche e coinvolgenti di sempre, capace di alternare la drammaticità e tristezza più estreme con un’ironia e una desacralizzazione totali, il film fu salutato dalla critica per quel pezzo di cinema incredibile che era. Arrivò a 10 candidature agli Oscar, senza purtroppo vincerne nessuno, conoscendo un bel successo al botteghino. Purtroppo, non bastò per donarci un sequel che sia Russell Crowe che il regista speravano di poter ottenere, visto che la produzione si aspettava evidentemente un successo alla pari de Il Gladiatore di Ridley Scott. Eppure, con il suo capitano e quello equipaggio di morti di fame fedeli l’uno all’altro, Master and Commander staccandosi completamente dal colossal fantastico di Pirati dei Caraibi, ha avuto lo straordinario merito non solo di salvaguardare l’importanza del cinema storico, di ricordarcene l’imbattibile capacità di coinvolgimento, ma ci ha anche donato uno dei capitani più incredibili che si siano mai visti sul grande schermo. Aubrey è un uomo imperfetto ma coerente, solitario per scelta ma non per questo distante dai suoi uomini. Un protagonista che sicuramente avrebbe meritato altri capitoli con cui continuarne la sua storia, con cui guidarci ai confini di quel mare che ogni uomo libero ha sempre adorato.