65 anni per Jamie Lee Curtis, figlia di Tony Curtis, capace, superando scetticismi e attraversando più di quattro decenni di cinematografia, di ritagliarsi un posto di tutto rispetto all’interno della storia della settima arte. Risulta infatti sottovalutatissimo il suo contributo nel rinnovare l’immagine della donna nel cinema, legandosi a personaggi e soprattutto progetti molto autoriali, diversi dalla norma, così come sono sempre state diverse anche le sue donne. Sul grande schermo la Curtis ha sempre saputo esprimere in pieno il superamento degli stereotipi e dei pregiudizi, donarci sempre qualcosa di diverso, come testimoniato dai 5 titoli qui presenti.
Su quel finire di anni 70, John Carpenter armato di tantissime idee, del suo talento e letteralmente di quattro palanche, rivoluziona la storia del cinema, non solo horror. Con Halloween e Michael Myers crea una delle nemesi più incredibili della storia. Il film però ci dona una grande eroina, Laurie Strode, che permetterà a Jamie Lee Curtis di venire lanciata definitivamente all’interno del firmamento cinematografico. Nessun altro film è stato più esemplificativo a livello semantico di ciò che era l’America post Vietnam, nonché delle rivoluzioni sociali, culturali, che essa stava attraversando, sovente in modo traumatico. Semplicemente sensazionale per quello che riguarda la regia, per la capacità di rinnovare concetti come suspense, paura, minaccia dell’ignoto, ha nel personaggio di Laurie, un totem incredibile per quello che riguarda la volontà di reagire, la ribellione di una femminilità che è messa a repentaglio non semplicemente da un folle solitario, ma dal maschilismo, dal patriarcato. In lei vi scorgiamo un simbolo dell’oppressione esercitata dal focolare domestico, da una follia omicida che ha, chiaramente, anche una connotazione sessuale. La Curtis avrebbe poi ripreso il ruolo forse anche più del dovuto, ma è e rimane il personaggio a cui sarà per sempre legata in modo indissolubile.
Forse la più bella commedia degli anni 80, Una Poltrona Per Due di John landis, ha come protagonisti Dan Aykroyd e Eddie Murphy. In questa sorta di remake de “il principe e il povero”, Jamie Lee Curtis interpreta Ophelia, una prostituta che se all’inizio distrugge la vita di Louis, ricco agente di cambio, poi si rivelerà invece un’alleata preziosa, armata non solo di una sensualità strabordante, ma soprattutto di un cervello che funziona spesso anche meglio di quello dei suoi complici. Apparentemente ridotta nel ruolo di bellona, nella realtà Jamie Lee Curtis in Una Poltrona Per Due sovverte completamente l’immagine della donna oggetto degli anni ’80, si rivela in più di un’occasione la vera pedina vincente, ma soprattutto l’elemento più maturo di quella squadra. Lei è l’unica capace di non farsi traviare da orgoglio e gelosia, di non perdere mai di vista l’obiettivo finale. A modo suo, soprattutto perché contrapposta a Penelope, l’ex fidanzata di Louis, rappresenta anche una totale decostruzione del mito della fidanzatina modello, borghese sottomessa, materialistica ed egoista, priva di una propria volontà, incapace di dominare la propria vita.
Forse il suo ruolo più divertente in assoluto, di certo quello più atipico, o se vogliamo in realtà forse quello più normale, dipende dai punti di vista. In True Lies di James Cameron, al fianco di un Arnold Schwarzenegger al top della forma, Jamie Lee Curtis ci regala una delle sequenze di striptease più iconiche di sempre. Nei panni di Helen, la moglie e del super agente segreto Harry, la Curtis prima ci dipinge il perfetto quadro dalla moglie media, depressa, succube, sottomessa e annoiata da morire, dall’altro infine le dona una personalità a dir poco unica. La Curtis tratteggia una trasformazione in cui la stessa componente di sessualità esagerata del cinema americano di quegli anni, viene sostanzialmente distrutta, anzi parodiata, in un film che in più di un’occasione, pare quasi essere una versione live action dei cartoni dei looney tunes. La sua Helen è impacciata, emotiva, spaventata da tutto e da tutti, poi eccola pantera indomabile, moglie fedele e avventuriera. Ancora oggi uno dei personaggi femminili più simpatici, interessanti e meglio costruiti del cinema di intrattenimento che si ricordino.
Davvero difficile dare una definizione univoca di questo film, diretto da Daniel Scheinert e Daniel Kwan, vera e propria pellicola simbolo della passata stagione, asso piglia tutto della serata degli Oscar, capace di riportare il concetto di cinema di genere ad un livello di complessità assolutamente inedito. Nei panni di Deirdre Beaubeirdre, Jamie Lee Curtis rappresenta in realtà più donne, più personaggi, persi nel multiverso e con più possibilità e scelte. Lo fa in modo semplicemente sensazionale, connettendosi non solo a tantissimi volti della vecchia sitcom e del teatro, Pirandello in primis, ma anche ad un concetto moderno di femminilità, di libertà e di ambiguità. Tutto questo in Everything Everywhere All At Once ci arriva anche grazie ad un’espressività fisica che si connette ad ogni possibile sfumatura del cinema in senso generale, dove riesce ad esprimere ogni possibile emozione: rabbia, tristezza, dolore, amore… quello che parte come un villain, diventa invece un personaggio articolato, connesso ad una complessità affascinante. Premio Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per lei, per uno di quei ruoli che capitano una sola volta nella vita, al momento giusto, e che le ha permesso di farsi riscoprire anche dalle nuove generazioni.
Charles Crichton nel 1988 dirige una delle più iconiche commedie di tutti i tempi, un concentrato di cattiveria, ridicolaggine, esagerazione e imbarazzo semplicemente incredibile. Sorta di mix tra heist movie, commedia degli equivoci, pulp, Un Pesce di Nome Wanda è un continuo terremoto di risate, emozioni, colpi di scena. Grazie ad una delle migliori sceneggiature di quegli anni, Jamie Lee Curtis riceve in dote Wanda, una ladra che nelle sue mani diventa una demolizione della donna oggetto, che decide di mandare al diavolo il complice geloso e possessivo Otto West (un Kevin Kline diventato leggenda qui) e anche il suo boss George (Tom Georgeson) per andare verso qualcuno che la ami veramente: Archie Leach (John Cleese). La sua Wanda è l’ago della bilancia, la persona decisiva in questo casino incredibile a base di refurtiva, truffe, inganni e doppi giochi, e la sua chimica con Cleese e Kline è straordinaria. Mutevole, astutissima, bugiarda, ha però grazie alla Curtis la capacità di farsi apprezzare e amare sempre, per come alla fin fine sia la meno peggio in quella banda di matti. Forse il ruolo che più di tutti ci ricorda la straordinaria duttilità e verve comica della Curtis.