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Nakaba Suzuki parla di Four Knights of the Apocalypse e The Seven Deadly Sins

Pubblicato il 09 ottobre 2023 di Marlen Vazzoler

Questo fine settimana ha debuttato in Giappone la serie animata Four Knights of the Apocalypse basata sull’omonimo manga di Nakaba Suzuki, che continua quanto narrato in The Seven Deadly Sins – Nanatsu no taizai. Entrambe le opere sono pubblicate nel nostro paese da Star Comics e in Spagna dalla casa editrice Norma Editorial.

Nato nella prefettura di Fukushima, nel 1994 Nakaba ha debuttato con Revenge che ha poi ricevuto una menzione d’onore agli Hop☆Step Awards di Shueisha. Il suo primo fumetto serializzato è Rising Impact pubblicato su Weekly Shōnen Jump, un manga sportivo sul golf dove diversi personaggi avevano nomi arturiani a cui segue Kongō Banchō pubblicato sulla rivale Weekly Shōnen Sunday e Chiguhagu Lovers su Weekly Shōnen Champion.

Dal 2012 al 2020 pubblica The Seven Deadly Sins su Weekly Shōnen Magazine. L’opera riceve il 39° Kodansha Manga Award per il miglior fumetto per ragazzi, assieme allo spokon Yowamushi Pedal. La serie di 41 volumi ottiene un grande successo, con 37 milioni di copie in circolazione. Presto arrivano spin-off, romanzi, videogiochi, la serie animata e film cinematografici.

Nakaba è uno dei primi autori a serializzare le proprie opere sulle quattro riviste settimanali di fumetti per ragazzi in Giappone.

Nel gennaio del 2021 ha cominciato a pubblicare Four Knights of the Apocalypse.

La conferenza stampa

Abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autore alla 28a edizione del Manga Barcelona, e di seguito vi riportiamo i punti salienti della conferenza stampa, dove Suzuki ha parlato della sua carriera.

Come è nato il suo interesse per il mondo dei manga?

Da bambino mi piaceva disegnare. Quando alle elementari mi chiesero cosa volessi fare da grande, scrissi che volevo diventare un mangaka. Era una cosa naturale. Mi piace che le persone diventino felici quando vedono i miei disegni.
Il lavoro di Fujiko Fujio, autore di Doraemon, mi ha influenzato perché è riuscito a trasmettere una storia così potente in 31 pagine. Quindi, fin da quando frequentavo la scuola elementare, mi è sempre stato chiaro che volevo diventare un mangaka.

Cosa considera più importante quando crea un manga?

Forse la cosa più importante è sorprendere e tenere il lettore con il fiato sospeso di settimana in settimana. Ma anche tradire le aspettative del lettore, in modo positivo. Molte volte, quando mi incontro con l’editore, se lui dice “questo è molto buono”, allora penso di non essere sulla strada giusta e inizio a disegnare.

Aggiunge uno degli editor che lo accompagna:

“Mi piacciono molto i suoi storyboard, ma quando torno all’originale ha sempre cambiato qualcosa per renderlo ancora migliore”

e rivela un segreto di Nakaba: non ha un cellulare. Non usa nemmeno il computer, manda il materiale in redazione con il fax.

Come vorrebbe ispirare i fan o i futuri mangaka con il suo lavoro?

Vorrei che, proprio come Fujiko Fujio, le nuove generazioni provassero le stesse sensazioni leggendo il mio lavoro e che questo fosse di ispirazione per la loro vita. O addirittura che diventassero editori, entrando a far parte dell’industria.

Cosa ne pensa del fatto che il suo lavoro è diventato famoso a livello internazionale?

Anche se era il mio sogno da bambino, ancora non riesco ancora a crederci.

Come si organizza per rispettare le scadenze settimanali?

È normale che i mangaka abbiano degli assistenti, quindi quando ho iniziato ero abbastanza sicuro di me stesso e quando mi hanno offerto degli assistenti per aiutarmi con il lavoro, ho rifiutato. E ancora oggi, 22 anni dopo, continuo a lavorare da solo e a farcela senza problemi.
Mi pento ancora di aver rifiutato di avere degli assistenti (ride).

Quando crea i personaggi, inserisce parte della vostra personalità? Da dove trae ispirazione?

Trovo impossibile disegnare manga senza ispirarmi a me stesso, a quello che mi è successo. Ho sempre usato esperienze passate e presenti e persone a me vicine, come amici e familiari, per i miei personaggi. Si sfrutta il materiale che abbiamo a portata di mano.

Qual è l’aneddoto più divertente/curioso della sua carriera?

Quando ero ancora un giovane autore, un giorno siamo usciti a bere qualcosa e ho incontrato Kurumada-sensei, l’autore di Saint Seiya (I Cavalieri dello Zodiaco). Essendo un fan gli ho chiesto un disegno, mentre ero sotto l’influenza del sakè, gli ho chiesto Shiryu e Hyoga. Ma naturalmente, date le nostre condizioni, lo shikishi è finito per diventare una fusione tra i due personaggi che custodisco come un’illustrazione unica al mondo.

Oltre ai mangaka Fujiko Fujio e Masami Kurumada, quali sono le altre influenze nella sua carriera?

Principalmente Dragon Ball e Hokuto no Ken (Ken il guerriero). Per quanto riguarda i film, mi piace guardare pellicole non troppo belle, piuttosto noiose per sfidare me stesso, per vedere come potrei renderli più divertenti e spiritosi

Nelle sue prime opere come Rising Impact ha trattato sport meno popolari come il golf o il kendô invece del calcio, perché ha scelto questi sport?

Non è importante che siano popolari, è solo che non mi sento molto a mio agio con le opere che parlano di squadre, quindi quando ho scelto uno sport ho optato per degli sport più individuali. Lo si può vedere ne I sette peccati capitali, dove i personaggi non vanno affatto d’accordo tra loro e lavorano malissimo in squadra.

Screenweek: In Four Knights of the Apocalypse, il suo protagonista Percival è molto diverso da Meliodas de I sette peccati capitali, ce ne può parlare?

Meliodas è un personaggio con tremila anni di esperienze, ha sofferto molto e ha diversi trascorsi alle spalle, mentre Percival è un bambino puro e innocente che ha ancora tutta la vita davanti a sé e molto da scoprire e imparare. Sono molto diversi.
Infatti, come lui, Percival vive in un villaggio sperduto in campagna. Anche io provengo da un villaggio sperduto, nel nord rurale del Giappone, e quando sono arrivato a Tokyo sono rimasto molto scioccato, un po’ come Percival, quindi questo è il legame che c’è tra noi.

Gli abbiamo poi chiesto a che punto della storia era arrivato con Apocalisse, al tempo era da poco uscito il quarto volume, ed eravamo arrivati al novantesimo capitolo. Il maestro ci ha detto che era appena agli inizi della storia, sottolineando come The Seven Deadly Sins sia il prologo di quanto sta ora raccontando.

Il quattordicesimo volume uscirà questo mese in Giappone, e su rivista sono stati superati i 120 capitoli.

Fin da bambino ho sempre seguito il mito di Re Artù. In effetti  è come il prologo delle leggende arturiane. Quindi volevo continuare e concentrarmi sul resto della storia. E i miei editori mi hanno detto: ‘Sì, sì, sì. Continua così'”.

Come hanno accolto la tua decisione di diventare mangaka, i tuoi cari?

I miei genitori è come se mi avessero diseredato (ride). Ma ora andiamo molto d’accordo.

Se dovesse scegliere un personaggio preferito o di cui va particolarmente fiero nel suo lavoro, quale sarebbe?

Non è Hawk (ride). Se dovessi scegliere un personaggio, per come si è evoluto e come disegno, senza dubbio sarebbe Ban.

Nonostante gli oltre vent’anni di carriera, Nakaba afferma che la sua carriera è passata molto velocemente. Parlando delle sue opere afferma di essere stato influenzato dai fumetti americani ed europei, implementando disegni più elaborati e dettagliati.

Suzuki è stato accompagnato da due redattori che ci hanno parlano del loro lavoro.

Il loro compito è quello di: leggere le sceneggiature, rivedere gli storyboard, incontrare l’autore, selezionare le fonti, e fare da ponte per i prodotti derivati.

Gli editor danno anche consigli su come presentare uno storyboard. Suzuki interviene dicendo che un nuovo mangaka ha molto da imparare dai suoi editor perché sono un pozzo di saggezza. E aggiunge che una volta che si impara e si cresce come autore, bisogna anticipare le aspettative dei propri editori per poterli sorprendere.

L’autore continua dicendo che il rapporto con i suoi redattori è eccellente, nonostante i tempi difficili in Giappone causati dalla pandemia di COVID-19. Escono persino a bere qualcosa quando hanno finito di consegnare un capitolo.

I redattori concordano sul fatto che uno dei punti di forza di Suzuki sia la completezza del suo lavoro. Si divertono sempre a leggere quello che realizza, e sottolineano come quando ricevono il capitolo finale ci siano sempre dei cambiamenti che migliorano il prodotto, rispetto allo storyboard.