SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
Sono universitari, d’altronde: a chi non è capitato, in quegli anni lì, di risvegliarsi con un gran mal di testa e i ricordi annebbiati dopo una festa? Il problema, per Marie, Andre, Emma e gli altri, è che questo è il mondo feroce di The Boys e loro sono dei giovani supertizi al centro dell’ennesimo progetto senza scrupoli di sfruttamento dei super. E poi, di nuovo: è The Boys. È normale se esplodono peni e la violenza è iperviolenza, a volte con i pupazzi. A tre giri di pista dalla fine, le carte messe in tavola da Gen V – lo spin-off di The Boys che sta uscendo a cadenza settimanale, ogni venerdì, su Prime Video – sono piuttosto chiare. E allora? Merita questa serie? Segue qualche leggero spoiler, ma nulla di che. Promesso.
E dunque. Pur spostando l’attenzione dalla faida tra Butcher e i suoi “ragazzi” e la banda di Patriota, il fulcro della storia restano le manipolazioni della Vought International, che anche in Gen V è intenta a coltivare, incartare e vendere il suo prodotto, cioè i super. Alla Godolkin University School of Crimefighting si somma così alle normali situazioni di una serie ambientata in un campus – amori, amicizie, sesso, inimicizie, tradimenti e competizione per emergere dalla massa – tutta una componente thriller. Tocca capire chi c’è davvero dietro al progetto portato avanti sotto l’istituto, e da che parte sta chi.
L’episodio più recente, il quinto, intitolato “Welcome to the monster club” (da noi “Benvenuto nel club dei mostri”), parte proprio dalle amnesie dei protagonisti in seguito a una festa, e da lì ti getta per mezz’ora fumo negli occhi, cercando con un depistaggio di occultare fino alla fine un colpo di scena che in realtà, a ben vedere, era già chiaro da almeno un paio di episodi. Considerati i poteri in ballo e le vicende personali di questi giovani super, non era difficile fare due più due.
La storia, tuttavia, nel complesso funziona, ed è riuscita sostanzialmente a fare a meno fino a ora di grossi cameo dei personaggi di The Boys su cui poggiarsi. Al contrario, gli showrunner Craig Rosenberg, Evan Goldberg ed Eric Kripke si sono concessi lo sfizio di recuperare un villain del fumetto sino a oggi solo citato nel The Boys televisivo, una sorta di Batman/Iron Man (qui solo il primo: l’armatura alla Iron Man costava troppo) perverso visto nel quarto episodio: Tek Knight.
Ecco, forse l’unico cruccio in questa serie finora godibile è che alcuni sviluppi sono un po’ troppo affrettati, e portano a una specie di balzo nella personalità di alcuni protagonisti (la reazione di Andre al colpo di scena di cui sopra, per dire. O il carattere di Jordan). E ok che sono ragazzi, e quindi volubili per natura, ma questa è pur sempre una serie e per affezionarti a questi tizi vuoi che le loro reazioni siano credibili, in base al contesto già delineato e assorbito. Per contro, l’evoluzione di alcuni è non solo lineare, ma anche ben costruita: è impossibile non fare il tifo per chi un’eroina vuole esserlo davvero, come Emma, e che riceve un boost di popolarità improvviso da un filmato diventato virale che è a metà tra una scena di Animal House e la scazzottata degli Avengers in quell’aeroporto in Captain America: Civil War.
(E a proposito: se avete visto il trailer dell’episodio 6, sapete già che venerdì apparirà [OMISSIS]).
Momento migliore di questo episodio 5, in ogni caso, l’esplosione di ultraviolenza in stile Muppets, che fa il paio con gli amichetti cartoon di Black Noir nella stagione 3 di The Boys, e rappresenta una gradita variazione sul tema. Voglio dire: non è che ogni volta che qualcuno deve fare a pezzi un’ intera squadra SWAT strappando arti, teste e interiora puoi ricorrere solo a ettolitri di sangue finto, giusto?
Dalle premesse della serie, temevo qualcosa di potenzialmente troppo lontano dai contenuti centrali di The Boys, dai temi del fumetto ben esplosi (in tutti i sensi) in TV. E invece, sia pur traslato su una generazione di super più giovani, c’è un po’ tutto, e sembra funzionare discretamente. Manca il carisma dei “ragazzi” o un villain supermagnetico come Homelander/Patriota, ma quello è del resto il destino di quasi tutti gli spin-off, che nella migliore delle ipotesi aspirano a un livello “quasi come”.
Per ora resto decisamente a bordo: vediamo come va a finire a inizio novembre.