Cinema Recensioni

Eileen è uno di quei film che ti lasciano in sospeso

Pubblicato il 25 ottobre 2023 di Giulio Zoppello

Eileen infine giunge da noi, dopo aver fatto molto discutere la critica di Oltreoceano, che ha gradito molto la trasposizione da parte di Oldroyd del romanzo di Ottessa Moshfegh, uscito nel 2015 e rimaneggiato qui dalla stessa autrice assieme a Luke Goebel. L’America degli anni ’60 incontra il thriller psicologico e una storia tutta al femminile, che nasconde molti significati e metafore, per quanto l’insieme a tratti possa apparire forse un po’ troppo disorientante.

Una ragazza persa dentro una prigione (in)visibile

Eileen Dunlop (Thomasin McKenzie) sarà anche giovane ma la sua vita è veramente priva di emozioni e brividi. Da poco le è morta la madre di malattia e a lei non resta altro che seguire ed accudire il padre Jim (Shea Whigham), ex poliziotto ormai ridotto allo stato di alcolizzato cronico e con cui ha un rapporto a dir poco orribile. Ormai da quattro anni lavora nel vicino carcere minorile, come segretaria, e l’ambiente è a dir poco nauseante a causa del clima oppressivo, del personale ostile e di un maschilismo neppure tanto velato che Eileen si trova appiccicato addosso sempre e comunque. A cambiare le cose però ci pensa l’arrivo della nuova psicologa, la sensuale e irriverente Rebecca (Anne Hathaway) con cui in breve creerà un legame strano, indefinito ma in cui riverserà la speranza di un cambiamento di vita assoluto rispetto alla tediosa e opprimente realtà esistente. Eileen fin da subito viene fortemente caratterizzato dalla fotografia di Ari Wegner, grigia, pesante e senza respiro, perfetta per donarci l’immagine di una vita stritolata da una routine terrificante, da un clima provinciale, opprimente e senza sbocchi. La regia di Oldroyd è coerentemente con il tema e i personaggi, il New England è fatto di neve e silenzio, è una scatola ignara del suo contenuto. In tutto questo ecco che conosciamo Eileen, che ha poco più di vent’anni, gli appetiti sessuali della gioventù ma nessuno con cui realizzarli. Nevrotica, depressa, trova in quella strana donna un simbolo di ribellione, di scoperta di un’irriverenza e una differenza dalla norma di cui ignorava l’esistenza. Ma è solo una facciata, perché il film infine ci dona una verità e poi ce la nega, ci fa affezionare ai protagonisti e poi ce li fa odiare. Qualcosa di potente, tuttavia permane il dubbio che forse manchi qualcosa all’interno del racconto.

Un film dalle molte facce anzi nessuna

Eileen è un ritratto a tutto tondo di cosa voleva dire essere una donna in quell’America: una creatura fatta di limiti e non di possibilità. La McKenzie è bravissima a rendere questa ragazza un mix di sogni e tensione, di tristezza e speranza. A suo modo, questo è un racconto anche sul provincialismo, su quella fetta di America che rifiuta il cambiamento, dove una donna come Rebecca è fumo negli occhi, contornata poi da un universo maschile che peggio non si potrebbe. Il rapporto tra le due rimane quasi fino alla fine ambiguo, suggerito nella sua natura anche erotica che però si illumina non di un sentimento (non contano qui) ma di un desiderio carnale ed inespresso, come lo è quasi tutto volutamente in questo film. La sua natura di Thriller si svela pure essa nella seconda parte. La Hathaway, biondissima per l’occasione, è perfetta nella parte di questa borghese sprezzante, provocatrice, che però nel profondo nasconde l’incapacità di andare fino in fondo nelle sue scelte, di essere veramente ciò che è. Tuttavia, soprattutto nel momento in cui avviene la vera svolta narrativa, Eileen forse esagera nel dare per scontata la nostra comprensione dei personaggi, l’accettazione di ogni estremismo e svolta pure se non approfondite abbastanza. Rimane però l’efficacia nel parlarci di una protagonista diversa da ciò che sembra, simbolo infine di quella malvagità che nasce dall’egoismo per necessità, da quell’America che è culla di una disperazione generazionale innegabile. Grande energia, la distruzione della figura paterna senza pietà né alcuna mediazione, contribuiscono a rendere il tutto una metafora del patriarcato come struttura invisibile. Esteticamente curatissimo, Eileen ha un ritmo sincopato, un’atmosfera a metà tra commedia grottesca, demenzialità e quel thriller che è l’unica via d’uscita per un percorso fatto di interrogativi. Non un film per tutti ma non un film che potrà lasciarvi indifferenti.