Se ci avessero detto che questo era ciò che Polanski aveva in serbo per noi a Venezia 80 probabilmente molti avrebbero evitato la sveglia all’alba, la fatica della prenotazione telematica e soprattutto le tante speranze circa il ritorno di un grande regista, che proprio a Venezia pochi anni fa aveva mostrato un altro grande film: L’Ufficiale e la Spia. Invece tocca constatare che questo The Palace è forse la sua peggiore prova d’autore da tantissimi anni.
Gstaad, Svizzera, Grand Hotel The Palace. Per il direttore Hansueli quel Capodanno del 1999 è uno dei più stressanti mai visti. Oltre alla solita torma di vip, aspiranti tali, matrone, ex famosi, cortigiane, lacchè, infiltrati, amanti, prostitute, magnati e mafiosi, deve sopportare anche lo stress del terrore inscenato dal Millenium Bug, dalla fine del mondo. Il suo hotel è al completo, il suo personale però è pronto a tutto…beh quasi a tutto. Nel giro di poche ore, Hansueli si troverà sommerso da ogni genere di sfida e stress, mentre i suoi ospiti fanno a gara ad essere i più folli, maleducati, imprevedibili e viziati che si siano mai visti. C’è chi sogna una truffa cancellata dall’apocalisse telematica, chi ammira le dimissioni di Eltsin in favore dello sconosciuto Putin, famiglie che si riuniscono, vecchi magnati con giovani amanti che aspettano di incassare, dottori costretti agli straordinari, vecchie ex bellezze in cerca di un’ultima avventura e piccoli borghesi che sognano di svoltare la propria esistenza. Tra caos, litigi, incomprensioni, cani con problemi intestinali, amplessi mortali e chirurgia plastica, quel Grand Hotel saluterà il nuovo millennio in modo assolutamente unico. Vi ricorda qualcosa? Magari Grand Budapest Hotel di Anderson? Sbagliato, andate alla seconda scelta del vostro immaginario. Si esatto, il cinepanettone: Roman Polanksi, uno dei più grandi registi di sempre, ci ha fatto un cinepanettone. Se ce l’avessero detto prima di vedere The Palace ci saremmo fatti una risata, invece è vero, è così purtroppo e fidatevi che il risultato finale supera di gran lunga il peggio che Neri Parenti o i Vanzina ci abbiano donato. Alla fine, uscirete dalla sala con una sola domanda: perché?
Polanski per The Palace si avvale di una sceneggiatura che ha scritto assieme a Jerzy Skolimowski ed Ewa Piaskowska, ma la realtà è che parlare di sceneggiatura è persino eccessivo, sono una serie di gag già viste e sentite cento volte in passato messe assieme a caso. Cast ricco di volti del passato: Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Bronwyn James, Joaquim de Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Fortunato Cerlino e lui, il quasi irriconoscibile Mickey Rourke. Se inizialmente The Palace convince con il suo mettere alla berlina il passato decadente, vecchie carampane rifatte tanto da sembrare mostri, inutili e vanagloriosi sogni di autocelebrazione di ricconi viziati e insopportabili, dopo poco però perde ogni forza e determinazione. C’è qualche omaggio a Weekend con il Morto, alla comicità anni ’80, a Benny Hill in particolare, ma se abbiamo chiamato in causa il cinepanettone fidatevi che il motivo è semplice: è la forma di vita cinematografica più vicina a tutto questo che si sia mai vista. Si salvano Barbareschi, Cleese, Masucci, il resto è un insieme di volti persi in gag che non facevano ridere trent’anni fa, in un’operazione che vorrebbe essere anche antropologicamente e socialmente acuta, ma invece si perde nel pecoreccio più banale e assolutamente privo di senso. Davvero questo film viene dallo stesso regista de Il Pianista, Frantic, Carnage, L’Uomo nell’Ombra? Non può essere, deve essere un omonimo, diteci che non è vero. Di gran lunga il peggior film visto in questa rassegna veneziana, il peggiore di questo grande autore. La speranza è che non sia il suo ultimo, sarebbe troppo terribile avere come suo testamento cinematografico questa commedia assolutamente televisiva, priva di ogni grazia e di ogni bellezza.