Cinema roberto recchioni Recensioni

Un dialogo immaginario per raccontare The Nun II a chi non ha mai visto un film del Conjuring Universe

Pubblicato il 06 settembre 2023 di Roberto Recchioni

Ciao, ci sei?

Ci sono. Che cosa vuoi sapere questa volta?

Sai, è uscito The Nun II e…

E ne vuoi sapere di più sul Conjuring Universe, giusto?

Sì, no, aspetta, cos’è? Io volevo parlare solo del film…

Che fa parte di un media franchise più ampio, il Conjuring Universe, appunto.

Che sarebbe…?

Hai presente il Marvel Universe?

Sì.

La stessa cosa, ma più contenuta e più horror. Una serie di film, con protagonisti diversi, tutti ambientati nello stesso universo narrativo che ha preso le mosse da una pellicola originale, di grande successo, The Conjuring, appunto.

Ma non ne avevamo già parlato?

No, avevamo parlato dell’universo narrativo di Insidious. Spesso la gente si confonde perché sono entrambi degli universi horror, hanno un attore in comune (Patrick Wilson) e dietro hanno sempre la stessa persona, James Wan. Ma sono due serie ben distinte, anche perché figlie di aziende diverse. Anche se…

“Anche se”?

Anche se la Atomic Monster di James Wan (che sta dietro a The Conjuring) e la Blumhouse di Jason Blum (che sta dietro a Insidious) sono così affini e amiche e hanno camminato così spesso sullo stesso sentiero, usando le stesse persone, che negli ultimi tempi si sta parlando di una specie di fusione che potrebbe portare a un qualche tipo di incontro tra i due franchise.

Figo!

Ora non emozionarti troppo che non è detto che succeda. Sembra solo molto naturale che succeda. Detto questo, il Conjuring Universe. Come ti dicevo, nasce nel 2013 con The Conjuring (ideato e diretto da James Wan), film che ha come protagonisti una versione romanzata dei realmente esistenti coniugi Warren, due investigatori del paranormale piuttosto controversi (nel mondo reale). Il film ha un enorme successo e genera subito uno spin-off, Annabelle, pellicola del 2014 diretta da John R. Leonetti, tutta incentrata sulla storia di una bambola maledetta (Annabelle, appunto) che in The Conjuring avevamo visto far parte della collezione di “trofei” dei Warren. Nel 2016, sempre diretto da Wan, arriva The Conjuring 2, che è ancora un successone e, nel 2017, Annabelle 2: Creation, diretto dal bravo David F. Sandberg e un altro spin-off, The Nun, sempre creato da James Wan e diretto dal mediocre Corin Hardy. Anche nel caso di The Nun, la creatura malvagia protagonista del film è prima apparsa come figura misteriosa nelle storie dei Warren e qui scopriamo che si tratta di un demone che ha preso l’aspetto di una suora. Nonostante un esito artistico non felicissimo, anche The Nun va piuttosto bene al botteghino e viene in fretta messo in cantiere un sequel. Ma prima è la volta di un altro spin-off, sempre basato sul pantheon di mostri apparsi nelle pellicole precedenti: The Curse of La Llorona (La Llorona – Le lacrime del male, da noi) diretto dal bravo Michael Chaves, che diventa subito il regista preferito di Wan. La storia è quella dello spirito maligno di una donna che ha ucciso i suoi figli per vendicarsi del marito e che piange per il senso di colpa. Nel mentre, rapisce i figli degli altri per portarli all’inferno.

Quando arriviamo a The Nun II?

Tra poco. Prima bisogna passare dal terzo capitolo di Annabelle (Annabelle 3, da noi, Annabelle Comes Home in originale) del 2019, diretto dall’anonimo Gary Dauberman e poi, da un nuovo capitolo delle serie che ha dato vita a tutto, The Conjuring 3 – Per ordine del diavolo (The Conjuring: The Devil Made Me Do It) del 2021, diretto indovina da chi? Michael Chaves. A cui viene anche affidato The Nun II, che arriva sui nostri schermi in questi giorni.

Ho perso il conto, quanti film sono in tutto?

Nove, compreso questo ultimo capitolo.

Vanno visti tutti per capirci qualcosa?

No, ma se li vedi di fila apprezzi di più i vari collegamenti, testuali e metatestuali.

Che intendi?

Che i film si incrociano sia in maniera diretta, cioè direttamente nella narrazione (è chiaro che le creature maligne protagoniste provengono tutte dallo stesso inferno e che, in determinate occasioni, “collaborano” l’una con l’altra), sia in maniera indiretta e metafilmica. Per esempio, Lorraine Warren, la protagonista di The Conjuring, è interpretata da Vera Farmiga, mentre la sua sorellina, Taissa Farmiga, interpreta Suor Irene, la suora buona di The Nun. Le due eroine lottano contro gli spiriti maligni, anche se in epoche diverse, e sono entrambe dotate di qualche tipo di potere-forza sovrannaturale. Nessun collegamento diretto è stato ancora svelato, ma il fatto che le attrici che le interpretano siano sorelle fa pensare che, presto o tardi, scopriremo che c’è qualcosa che lega Lorraine a Irene.

Ok, chiaro. Adesso mi parli di The Nun II?

Non ancora, prima fammi parlare del primo capitolo e di quanto James Wan non sia per niente un regista incapace di vedere i problemi delle opere in cui è coinvolto.

Ok, spiega…

Il primo The Nun è un brutto film. Scritto con pigrizia, girato con il pilota automatico. Forse il capitolo peggiore di tutto il Conjuringverse. Ma è andato bene, al punto da generare un sequel con un maggiore budget. Se Wan e il suo inseparabile socio in affari, Peter Safran, fossero stati gente a cui bastava guadagnare, non avrebbero fatto alcuno sforzo per migliorare il livello raggiunto. Invece, visto che al loro franchise ci tengono, hanno messo il migliore regista che avevano a disposizione, quello di cui si fidavano di più, per dirigere questo secondo capitolo. Non solo, hanno anche cambiato tutto il team di scrittura, chiamando la brava Akela Cooper a creare la storia e poi a co-sceneggiare il film.

Questo significa che…?

Che The Nun II è un film nettamente migliore di quello che lo ha preceduto. Ha una buona regia che non solo bada a mettere i jumpscare (marchio di fabbrica del Conjuringverse) al momento giusto, ma si permette anche qualche sequenza visivamente di classe, visionaria ed evocativa. Ha una storia che non offende (troppo) l’intelligenza dello spettatore, una bella fotografia (di Tristan Nyby), un montaggio (a opera di Gregory Plotkin) riuscito e non così scontato e una grande colonna sonora (di Marco Beltrami).

Quindi mi stai dicendo che è un film imperdibile?

No, ti sto dicendo che è un ottimo sequel tratto da un film originale non così buono. L’impianto di base della storia rimane sostanzialmente quello, con tutti i suoi limiti e la sua meccanicità (indaga sul demone, scopri cosa vuole, trovalo prima di lui, usalo contro di lui, fine), ma è stato declinato bene, con professionalità, competenza, senza sbrodolarsi addosso e costruendo almeno tre o quattro scene horror genuinamente buone, anche se meno splatter di quando avrei desiderato. Quindi, devi vederlo per forza? No. Ti pentirai di averlo visto? No. È un buon film e un buon nuovo tassello di un universo cinematografico tra i meglio concepiti. E poi…

E poi?

E poi ha la scena post-credit, che, se sei appassionato del Conjuringverse, ti piacerà un casino.