The Creator: 5 film connessi alla nuova creazione di Gareth Edwards

The Creator: 5 film connessi alla nuova creazione di Gareth Edwards

Di Giulio Zoppello

Per chi lo conosce, Gareth Edwards non è un regista qualsiasi, ma è uno dei pochi a riuscire bene o male sempre a fare centro, a connettersi ad una originalità di sguardo, che però non rinnega il passato, al contrario lo fa rivivere sotto nuove vesti. The Creator è solo l’ennesima prova della sua capacità di omaggiare i grandi film del passato con un percorso parallelo che al suo interno contiene riferimenti ed omaggi a tanti capisaldi del genere, di cui quelli che seguono, sono i cinque sicuramente più importanti, non tanto a livello di immagine ma soprattutto di significato.

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Terminator

Inutile girarci attorno, il primo è più fondamentale legame è proprio con la saga cominciata da James Cameron, su quel futuro post apocalittico in cui l’uomo è contrapposto proprio all’intelligenza artificiale, che egli stesso ha creato per difenderlo. Terminator ha uomini che assomigliano a macchine, macchine che però si dimostrano diverse dalla prevedibilità meccanica, un eletto che può essere la chiave di una futura vittoria militare su un sistema militare portentoso e ultratecnologico che assedia una resistenza indomita per quanto allo stremo. La cosa più geniale fatta da Gareth Edwards in The Creator è stata però rovesciare questo rapporto di forza, ora sono gli umani che impugnano una tecnologia per distruggere quella parte di intelligenza artificiale che sentono di non poter controllare, che vedono come nemica. In questo The Creator è semplicemente geniale a livello concettuale, perché ci ricorda che, in fin dei conti, la specie vivente più pericolosa e spietata siamo noi, e la tecnologia, qualora dovesse animarsi di vita propria, finirebbe lì dove sono finiti i diversi dalla norma, gli indesiderabili, coloro i quali abbiamo distrutto all’interno della nostra stessa specie.

Qualcuno ha detto Vietnam?

Ci sono una molteplicità di riferimenti ad una complessa e variegata cinematografia bellica: quella del Vietnam. Full Metal Jacket, Apocalypse Now, Platoon, sono solo alcuni dei titoli a cui questo sci-fi si connette, nel mettere in scena una contrapposizione tra l’America guerrafondaia, fanatica, e quella nuova Asia che nella realtà comprende vari diversi moderni paesi del Sud-Est del Continente, ma la cui rappresentazione e in tutto e per tutto una riproposizione dei vietcong. Il coraggioso popolo che sconfisse infine gli omini verdi dei detersivi, come li aveva definiti Stanley Kubrick, rivive in quei villaggi nel Delta, in quei combattenti uniti ad una popolazione non disposta a piegarsi. Qui assistiamo allo stesso iter, alla distruzione di popolazioni, alla ricerca ossessiva di un nemico al prezzo della vita di civili inermi, all’incapacità di comprendere di essere dalla parte sbagliata e allo stesso tempo condannata alla sconfitta. Di fatto l’occupazione, come ci ha ricordato Steven Spielberg ne La Guerra dei Mondi, fallisce sempre. The Creator nel suo mettere in atto un conflitto interno, non poteva che connettersi quindi a quella cinematografia, rappresentazione di una sconfitta clamorosa della tecnologia per mano dell’uomo.

Aliens – Scontro Finale

Quello che ancora oggi viene reputato il miglior sequel di tutti i tempi viene omaggiato da Gareth Edwards in più di un’occasione. Il protagonista è sopravvissuto ad una missione che lo ha lasciato solo e pieno di dolore, gli viene chiesto (facendo leva sul suo passato) di guidare una squadra di soldati scelti, per addentrarsi dentro quello che è, a tutti gli effetti, l’antro di una creatura aliena. Qui deve cercare la radice di un male da estirpare, per garantirgli la vittoria contro una mostruosità che potrebbe significare la fine della razza umana. Ovviamente al contrario del capolavoro diretto da James Cameron sugli xenomorfi, il protagonista infine si schiererà proprio con gli “alieni” per così dire, rifiuterà l’imposizione di un credo sadomaso mortuario, che cammina assieme alle armi, alle uniformi tecnologiche e la violenza come unico linguaggio riconosciuto da parte di quei soldati. Sono uomini audaci, pronti a morire e assolutamente ciechi dal punto di vista morale. The Creator in questo abbraccia una coscienza gustosamente cinefila, la stessa che Gareth Edwards, del resto, ha sempre rivendicato nel suo percorso registico.

Avatar

Ancora James Cameron, con uno dei film di fantascienza più iconici di sempre tornato recentemente in sala con il secondo glorioso episodio, viene chiamato in causa da Gareth Edwards proprio nella struttura narrativa base. Abbiamo un soldato ferito, nel corpo e nell’anima, che viene mandato a combattere una tribù aliena nemica che reputa mera riproduzione della vita umana, priva di un senso e di una identità.
Come successo a Jake Sully su Pandora, anche Joshua cambierà opinione, si rivolterà contro un comandante che Allison Janne rende bene o male un alter ego del col. Miles Quaritch interpretato dal granitico Stephen Lang, a sua volta una sorta di deformazione dei tanti spaccamontagne che la Hollywood dei bei tempi e del reaganismo aveva reso simboli di eroismo. Questa conversione avverrà attraverso la riscoperta dei rapporti umani, lo spalancare gli occhi su una incredibile certezza: i nemici altro non sono che esseri coscienti, sono molto più umani degli esseri umani, che sanno semplicemente distruggere ciò che non conoscono e di conseguenza temono. In questo, The Creator strizza quindi anche l’occhio a Balla coi Lupi e a tutta quella cinematografia western inerente il senso di colpa del colonialismo, il superamento di una rappresentazione dell’altro come inferiore perché diverso nei valori o nell’aspetto.

Humandroid

Il mondo immaginato da Gareth Edwards è un futuro ad alta tecnologia e scarso progresso sociale. I miracoli della scienza convivono con vizi antichi quali povertà, classismo, mancanza di libertà e libero arbitrio. In particolare, si replica la tellurica violenza del più forte sul più debole, in cui la superiorità della tecnica è chiave di volta per il controllo. Humandroid di Neill Blomkamp è uno dei film che vengono in mente per primi guardando a The Creator. Questo interessa sia la resa estetica dei vari “Simulants” e forme di vita artificiali, sia per il mostrarci un universo in cui in realtà la civiltà occidentale ha ceduto il passo o comunque si è connessa al Terzo Mondo, non fosse altro per la volontà del regista. Per gli uomini dell’Occidente la tecnologia è solo uno strumento da impugnare a proprio piacimento, per gli altri è una porta verso un altrove, una coscienza che merita rispetto, che si unisce a ciò che di sacro e antico il loro mondo ha da offrire. In più, i vari ribelli e fuorilegge sono ibridi qui come lo erano gli amici e nemici di Chappie, anch’egli “salvatore” a metà tra due mondi come lo è la piccola Alphie, anch’essa anima pura e gentile, infine costretta dalle circostanze ad intervenire, pur rimanendo bambina al di là della sua immane potenza.

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