Cinema Interviste

Flora and Son e il potere della musica, la nostra intervista al regista John Carney

Pubblicato il 28 settembre 2023 di Filippo Magnifico

La musica ha sempre occupato un posto speciale nella filmografia di John Carney. Lo ha dimostrato con pellicole bellissime come Once e Sing Street e torna a farlo ora con Flora and Son, la sua ultima fatica, in uscita il 29 settembre su Apple TV+.

Al centro di questa storia troviamo Flora (interpretata da Eve Hewson, figlia di Bono degli U2), una mamma single che si trova a dover gestire il figlio adolescente e ribelle Max (Orén Kinlan). Dopo essere stata incoraggiata dalla polizia a trovare un hobby per Max, Flora decide di regalargli una chitarra acustica scassata ma sarà lei stessa a scoprire l’universo che si nasconde dietro uno strumento che prima di allora aveva semplicemente ignorato. Questo grazie all’aiuto di un musicista di Los Angeles un po’ sbandato (interpretato da Joseph Gordon-Levitt).

Ancora una volta John Carney ci propone una pellicola che affronta le tematiche a lui più care. Il regista ha un passato da musicista (è stato il bassista del gruppo rock The Frames) e sa benissimo come unire note e immagini. Proprio per questo Flora and Son, che è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival riscuotendo un grandissimo successo, riesce nel suo intento. È un film che diverte, emoziona. E lo fa con elementi semplici, che nelle mani di Carney diventano qualcosa di magico e assolutamente coinvolgente.

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di intervistare il regista. Una chiacchierata via Zoom, durante la quale abbiamo affrontato diversi aspetti del film, soffermandoci anche sui recenti cambiamenti dell’industria musicale (ma anche cinematografica).

Mi è molto piaciuto il tuo film. Ho adorato il modo in cui ci ricorda che la musica ha il potere di unire mondi molto distanti, sia letteralmente che metaforicamente. Vorrei che mi parlassi di come è nato questo progetto.

Il film è nato dall’immagine di questo cassonetto con un mucchio di roba sopra, tra cui un amplificatore, che un giorno ho recuperato, portato a casa e aggiustato. Ho pensato che sarebbe stato fantastico se fosse successa questa cosa e io non avessi mai conosciuto la musica. Ho avuto il mio primo amplificatore a 12 anni, l’avevo preso in prestito da un amico. Mi aveva fatto letteralmente impazzire, perché non avevo mai avuto una chitarra elettrica, è stato come imparare a volare.
Quindi ho pensato che sarebbe stato bello per un adulto scoprire qualcosa di completamente nuovo. Nel film sostituito l’amplificatore con una chitarra, perché è una cosa più bella da vedere ed è un’immagine migliore, che non ha bisogno di altro. Ho provato a immaginare come sarebbe, per una persona che non ha mai considerato la musica al di fuori della discoteca o della palestra, prendere in mano una chitarra acustica, che è fatta di tutti questi pezzi diversi, legno, metallo. È una cosa incredibile, che si è sviluppata nel corso degli anni. Di solito le persone che suono iniziano in tenera età.
E questo è proprio l’inizio del film, con l’immagine di qualcuno che si arrampica tra queste cianfrusaglie, trova questo regalo, lo porta a casa e scopre che possiede qualcosa di magico.

Un’immagine bellissima. Per quanto riguarda il cast, come è stato scelto? Avevi già qualcuno in mente durante la fase di scrittura?

No, no, non avevo nessuno in mente. Ero completamente aperto a chiunque. Ho pensato a Saoirse Ronan e ad attori irlandesi sconosciuti con cui avevo già lavorato. Ma nessuno si avvicinava a ciò che Eve ha portato nelle prime conversazioni sul film. C’era qualcosa in lei che ci ha colpito. Rideva semplicemente leggendo la sceneggiatura, e questa cosa era molto divertente. Le piaceva quanto fosse scorretto il suo personaggio. Adorava l’idea di dire tutte quelle cose che Flora dice, sono un po’ fuori luogo e molto discutibili. Le sembrava semplicemente divertente.
E poi c’è Joe, che è anche un musicista, un regista oltre che un attore e uno scrittore. Ha donato al personaggio una grande profondità, una cosa di cui avevamo bisogno. Era necessario poter credere a quel ragazzo, che aveva raggiunto un punto della sua vita in cui era felice e si sentiva a suo agio.

E per quanto riguarda le canzoni? Come sono state create?

Le abbiamo concepite con molta cura perché, sai, di solito per un film musicale si cerca la migliore canzone di sempre. Non c’è bisogno di altro. Con Flora and Son, che è un film musicale incentrato sui personaggi, ci sono criteri più complessi che entrano in gioco per le canzoni, come ad esempio i limiti che hanno questi personaggi, la geografia in cui si trovano, il punto in cui lavorano con conoscenze limitate, ma anche il mondo in cui si trova Flora. Lei non ha amici musicisti. Non sa come usare Pro Tools o GarageBand o qualsiasi altra cosa, è tutto nuovo per lei. Proprio per questo le canzoni devono essere scritte dai personaggi che le interpretano. Devono sembrare plausibili e credibili, ma anche piacevoli da ascoltare. Questa cosa ha richiesto un po’ di tempo, perché devi credere che le canzoni siano state scritte da quei personaggi ma devono anche essere gradevoli.

La musica ha sempre occupato un posto speciale nella tua filmografia, proprio per questo voglio chiederti: cosa rappresenta la musica per te? Cosa rappresenta il cinema? E perché pensi che questi due mondi siano in grado di convivere perfettamente insieme?

Non saprei. Sono sicuramente cresciuto influenzato dalla musica nei film. Penso anche di aver creduto che fossero i registi a scrivere le musiche, perché funzionavano così bene. Come nei film di Hollywood, hai presente? I film con Humphrey Bogart, come Casablanca, i film di George Cukor. Hanno delle musiche così belle. Probabilmente perché erano state scritte da tanti grandi compositori europei che erano stati cacciati dall’Europa e si trovavano a Hollywood. La musica era così incredibile in quei film.
Ho visto quei film e sentito quelle musiche da bambino. E ho quasi dato per scontato che tutta la musica nei film dovesse essere così buona e che le due cose fossero un po’ legate insieme perché sembravano, sembrano così unite. Penso che questa mi abbia sul serio influenzato. E continua a farlo, mi piacerebbe fare film in cui non c’è bisogno di dialoghi, dove si potrebbe semplicemente togliere i dialoghi perché la musica e le immagini sarebbero in grado di raccontare quello che sta succedendo.

Questo film ci mostra che l’industria musicale sta attraversando un periodo di profondo cambiamento. Da giovane ho suonato in una punk rock band e non c’erano i social media o la tecnologia odierna. Ricordo ancora la nostra prima demo, registrato su un CD e spedita in giro per l’Italia. Ora chiunque può facilmente registrare la sua canzone, girare un video musicale e condividere tutto questo in un istante con il resto del mondo. Una cosa simile sta accadendo anche nell’industria cinematografica. Grazie alle piattaforme streaming è possibile condividere un film con il mondo intero nello stesso momento. Cosa pensi di tutto questo?

Penso che i miei pensieri a riguardo, come regista di 50 anni, sarebbero probabilmente molto diversi dai pensieri che avrei se stessi iniziando la mia carriera ora e queste cose fossero già qui. Sai, se avessi 20 anni, probabilmente sarei molto entusiasta e incoraggiato da tutto questo e probabilmente nemmeno saprei che esiste, lo userei semplicemente. Ma suppongo che tutta l’arte vada di pari passo con la tecnologia che si sviluppa, che ci sta superando.
È una domanda molto interessante. Penso che mi sentirei molto emozionato e libero di esprimermi in termini di cinema e musica, ma immagino che mi sentirei anche limitato dalla paura, perché improvvisamente molte persone vedranno questo mio lavoro, potrebbero giudicarlo e trovarlo offensivo o difficile.
Penso sicuramente che sia stata una fortuna che quasi nessuno abbia visto i miei primi lavori. Solo quattro amici sul divano di casa di mia madre hanno visto i miei primi film realizzato quando avevo tipo 17 anni, o sentito le demo delle mie canzoni. Queste cose grazie a Dio non sono uscite da quella casa! Erano terribili e probabilmente anche discutibili.
Quindi direi che è un’arma a doppio taglio. La differenza di cui stavi parlando, metti qualcosa su Twitter e può diventare enorme in un secondo. Non so quanto sia buono per i giovani per certi versi. Non ne sono sicuro, sul serio non lo so.

Ultima domanda. In una recente intervista hai detto che vorresti prenderti una pausa dai film musicali. Hai già in mente il tuo prossimo progetto?

Sì, e c’è della musica al suo interno! [Ride] Non penso che mi allontanerò mai davvero dalla musica perché significa tanto per me. È così preziosa nella mia vita e lo è stata quando ero giovane. La musica era una vera ancora di salvezza per me quando ero giovane, era come una zattera di salvataggio e a volte quasi non sono in grado di spiegarlo. Era davvero l’unica cosa a cui mi aggrappavo. Quindi continuerò con questi film finché le persone continueranno a guardarli. Continuerò a farli finché non riceverò recensioni negative. A quel punto saprò che devo smettere, ma per il momento va bene così. In realtà penso che non accadrà mai.