Un anno dal finale di Better Call Saul: cosa ci ha lasciato lo spin-off di Breaking Bad?

Un anno dal finale di Better Call Saul: cosa ci ha lasciato lo spin-off di Breaking Bad?

Di Gian Marco Novelli

Un anno fa giungeva alla conclusione uno degli spin-off televisivi più riusciti di sempre: Better Call Saul. Come anticipa lo stesso titolo, lo show si propone di raccontare le vicende che hanno portato Jimmy McGill a divenire Saul Goodman, l’astuto avvocato conosciuto nell’acclamatissima Breaking Bad. Bob Odenkirk, interprete di Jimmy/Saul, non fu l’unico volto familiare a tornare nel nuovo show; anche Jonathan Banks e Giancarlo Esposito ripresero gli iconici ruoli di Mike e Gus. Better Call Saul nasce dunque come prequel di Breaking Bad, ma fin dal primo episodio è possibile notare come siano presenti molteplici scene (solitamente posizionate all’inizio di ogni stagione) ambientate dopo gli sconvolgenti eventi avvenuti nel finale della serie madre.

È quindi possibile considerare Better Call Saul uno spin-off unico nel suo genere, si prende i propri tempi molto più di Breaking Bad e per tale ragione alcuni spettatori hanno dichiarato di aver faticato durante la visione dei primi episodi. Nonostante ciò, lo show è durato ben sei stagioni superando di fatto il totale degli episodi di Breaking Bad e riuscendo a convincere i più scettici. Ad un anno dalla sua conclusione possiamo affermare che Vince Gilligan e Peter Gould sono stati – nuovamente – capaci di innalzare l’asticella qualitativa della serialità.

Breaking Bad o Better Call Saul: perché scegliere?

Fin dal suo debutto Better Call Saul è stata più volte paragonata, da pubblico e critica, a Breaking Bad. Anche quest’ultimo si caratterizzò dallo sviluppo di una narrazione estremamente lenta, soprattutto nelle sue fasi iniziali, ma con il passare degli episodi la “lentezza” venne facilmente sopperita da una trama sempre più carica di azione. Better Call Saul, invece, non ha mai voluto emulare la serie madre, gli ideatori hanno infatti preferito sviluppare la sceneggiatura non tanto sulla base degli eventi narrati, ma piuttosto sullo sviluppo delle psicologie dei personaggi. Questi ultimi nello spin-off/prequel risultano maggiormente messi a fuoco, se in Breaking Bad l’attenzione veniva posta quasi esclusivamente su Walter (Bryan Cranston) e Jesse (Aaron Paul), in Better Call Saul ogni protagonista ha un suo arco narrativo ben definito.

Basti pensare alla storia di Mike: solamente accennata in Breaking Bad ed in Better Call Saul pienamente sviluppata, con un approfondimento sui demoni interiori del personaggio. Un discorso analogo può essere fatto intorno alla famiglia Salamanca, capitanata da Hector (il recentemente scomparso Mark Margolis) ma a cui si aggiungono stagione dopo stagione altri importantissimi protagonisti, tra questi il grandissimo villain Lalo Salamanca (Tony Dalton). L’inizio della faida tra Hector e Gus Fring viene spiegata proprio in Better Call Saul, così come gli avvenimenti che hanno portato il capo della famiglia Salamanca a diventare invalido. Per anni si è, quindi, dibattuto per decidere quale tra Breaking Bad e Better Call Saul fosse lo show migliore. Ma la vera domanda è: ci interessa davvero? Gilligan e Gould hanno creato un universo talmente importante per la televisione, che scegliere il migliore tra questi due titoli risulta pressoché ininfluente.

Kim Wexler e Nacho Varga: l’anima della serie

In Better Call Saul sono due i personaggi a spiccare enormemente all’interno della narrazione: Nacho Varga interpretato da Michael Mando e Kim Wexler, a cui presta il volto la bravissima Rhea Seehorn. I due non condividono neanche una scena sullo schermo, eppure entrambi hanno il merito di aver elevato lo status dello show a qualcosa di più del semplice prequel/spin-off di Breaking Bad. Sentiamo pronunciare il nome di Nacho – così come quello di Lalo – dallo stesso Jimmy/Saul nell’ottavo episodio della seconda stagione di Breaking Bad. Il suo sviluppo avviene, però, in questo spin-off dove lo conosciamo fin dai primi episodi e stagione dopo stagione è riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico. L’arco narrativo di Nacho risulta essere uno dei più appassionanti: ci viene inizialmente presentato come uno dei cattivi ma andando avanti con gli episodi capiamo, invece, quanto sia uno dei protagonisti più puri dell’intero Breaking Bad-verse. L’amore di Nacho per il proprio padre – estraneo a tutti i traffici in cui il figlio è coinvolto – rappresenterà una costante dell’intera serie, fino a divenire uno dei punti più commoventi.

Kim Wexler è invece la protagonista femminile dello show, guardando Better Call Saul abbiamo infatti imparato quanto Jimmy non possa esistere senza Kim. Quest’ultima nacque come un personaggio secondario, quasi posto sullo sfondo, ma nel corso delle sei stagioni acquista sempre più rilevanza dando vita ad un evoluzione, seconda solo a quella avuta da Walter White nella serie madre. La Kim conosciuta nel primo episodio non è la stessa della sesta stagione e neanche quella vista nel finale di serie. La donna cambia più volte pelle, a non mutare mai è però l’amore che prova per Jimmy. Come Jesse Pinkman di Breaking Bad, anche Kim Wexler non era stata pensata per durare a lungo ma la bravura messa in scena dalla fantastica Rhea Seehorn e la sua chimica con il protagonista Bob Odenkirk hanno convinto gli sceneggiatori a darle un ruolo sempre più centrale nelle vicende. Kim non è solo l’amore della vita di Jimmy, ma è indubbiamente il personaggio femminile più riuscito dell’intero universo di Breaking Bad.

Un finale di serie indimenticabile

Il finale di Better Call Saul, andato in onda esattamente un anno fa, è riuscito a chiudere tutte le trame aperte dallo show ma anche quei pochi punti lasciati in sospeso dalla serie madre. “Saul Gone” ha, quindi, posto la parola fine ad uno dei più grandi universi televisivi. A differenza di Breaking Bad,  in Better Call Saul sono sempre state fondamentali due tematiche: amore e redenzione. Ed è per tale motivo che nel finale vediamo Saul finalmente arrendersi e decidere di fare la cosa giusta: accettare la propria pena. Egli in un primo momento prova a cercare di ottenere un’ennesima via di fuga (7 anni di carcere), ma quando vede Kim arrivare al suo processo decide definitivamente di svestire i panni di Saul per rindossare quelli di Jimmy. Nell’episodio viene ribadito, ancora una volta, quanto il fil rouge dell’intera narrazione sia sempre stato l’amore tra i due personaggi.

L’uomo compie una bellissima azione altruistica, confessando tutti i crimini a cui ha partecipato e scagionando di fatto la stessa Kim da ogni senso di colpa. Così facendo ottiene una pena di 86 anni, morirà di fatto in carcere ma la sua anima può considerarsi definitivamente redenta. Le ultime scene tra i due personaggi ribadiscono, ancora una volta, quanto entrambi non abbiano mai smesso di amarsi (e forse non lo faranno mai). Se Breaking Bad si conclude con la morte del protagonista (ormai divenuto antagonista) Walter White, El Camino con la fuga definitiva del co-protagonista Jesse Pinkman, Better Call Saul chiude il proprio arco narrativo con la cattura di Jimmy/Saul.

Probabilmente leggere questo articolo vi avrà fatto venire voglia di riguardare interamente Better Call Saul, potete trovare tutte le stagioni sulla piattaforma streaming Netflix (così come quelle di Breaking Bad ed il film sequel El Camino).

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