Terzo appuntamento con Godzillopedia, la rassegna, a cadenza più o meno settimanale, di tutti i film giapponesi di Godzilla. Dopo il bellissimo primo film di Honda del 1954 e il seguito lampo Il re dei mostri (Gojira no gyakushū, alias Godzilla Raids Again) uscito solo 5 mesi dopo, per rivedere in azione Gojira tocca aspettare il 1962. E una proposta partita dall’altra sponda dell’Oceano Pacifico: e se questa volta il lucertolone atomico avesse affrontato il primo e più celebre bestione da monster movie?
Non che fino al ’62 la Toho e il regista Ishirō Honda se ne fossero restati con le mani in mano. Parcheggiato momentaneamente Godzilla dopo il suo secondo film, la compagnia e il regista si erano dedicati a vari altri kaiju, che negli anni seguenti sarebbero stati poi riciclati proprio come avversari o alleati di Godzilla: Rodan, il mostro alato (Sora no daikaijū Radon, 1956; primo film di kaiju della Toho a colori), Varan (Daikaijū Baran, 1958), il falenone Mothra (Mosura, 1961), e ci mettiamo anche il robot Moguera de I misteriani (Chikyū Bōeigun, 1957), che nel ’94, dopo un restyling, diventerà un altro mech anti-Godzilla.
Ma dicevamo della proposta americana: a fine anni 50, Willis O’Brien, maestro di Ray Harryhausen e pioniere dello stop-motion che si era occupato di animare proprio King Kong nel suo primo film nel 1933, è stanco della scarsa considerazione ricevuta a Hollywood. O’Brien vuole portare avanti un progetto tutto suo, un soggetto che cambia più volte titolo, ma il più significativo di quelli che gli vengono assegnati è King Kong vs. Frankenstein. Nella sua storia, King Kong viene portato a San Francisco per fargli combattere un mostro creato dal nipote del dottor Frankenstein, Ginko, ottenuto mescolando i pezzi di vari animali della giungla.
Le cose non vanno purtroppo come spera O’Brien, perché il produttore a cui si affida, John Beck, si sbarazza di lui dopo avergli comprato il soggetto. Senza più alcun coinvolgimento di O’Brien, Beck cerca un produttore per questo scontro tra mostri (la RKO di King Kong ha smesso di realizzare film a fine anni 50), e infine lo trova in Giappone: la Toho sta cercando un progetto di grande richiamo per il suo trentennale, che cadrà proprio nel ’62. Basta gettar via Ginko e mettere al suo posto Godzilla, no?
Se guardando quell’oretta e mezza che Kingu Kongu tai Gojira (da noi, giusto per spoilerare subito il finale, Il trionfo di King Kong. Titolo USA: King Kong vs. Godzilla) dura vi doveste chiedere perché ci sono tutti quei momenti buffi, con i due kaiju che si prendono a sassate, irridono l’avversario appena atterrato o distruggono il Palazzo della Dieta Nazionale di Tokyo con una sederata dopo essersi abbioccati, il motivo è molto semplice. Il trionfo di King Kong , primo film a colori per entrambi i mostri, girato in TohoScope (la sua versione del CinemaScope), è ai tempi una produzione estremamente costosa per la Toho, e deve al contempo simboleggiare le trenta candeline spente dalla compagnia, kaiju a parte nota ai più soprattutto per le commedie. E sayonara al tono drammatico del bellissimo film capostipite del ’54.
Diretto sempre da Ishirō Honda con gli effetti speciali di Eiji Tsuburaya, Il trionfo di King Kong è pertanto un film in gran parte oggi bislacco: divertimento spensierato, con un’anima comica (se escludiamo la povera Fumiko di Mie Hama, che rischia la pelle).
L’orrenda tutona in pelo di yak dello scimmione – con una maschera da macaco e non da gorilla, perché la RKO voleva che il volto di Kong fosse qui diverso – spicca per bruttezza, l’esatto opposto del nuovo e più curato look di Godzilla. Le scazzottate spacca-diorami e i modellini impiegati non sono particolarmente galvanizzanti. E poi ci sono gli inquietanti attori giapponesi in blackface per farli sembrare nativi dell’isola di King Kong, con tanto di sensuale balletto della nativa con il bikini di noci di cocco, per blandire Kong.
In tutto questo, Tsuburaya usa un vero polpo vivo per la scena del polpo gigante che distrugge il villaggio, e a fine riprese se lo cucina e se lo mangia.
Honda la prende con filosofia e sfrutta l’occasione per portare avanti la sua polemica contro la TV giapponese, a quei tempi accusata di proporre solo contenuti banali, in grado di instupidire il pubblico. Non che le cose poi siano andate meglio, e non solo per i giapponesi. Ma comunque.
Honda confeziona così con lo sceneggiatore Shinichi Sekizawa una storia scema che prenda in giro le guerre per gli ascolti dei network televisivi: da qui l’idea – l’incipit del film – di un’azienda farmaceutica che vuole sfruttare un kaiju per aumentare gli spettatori del programma TV che sponsorizza…
Sia quel che sia, l’approccio divertente, da carrozzone per famiglie in grado di incassare tanti yen, funziona eccome: oltre 12 milioni i biglietti venduti quando Il trionfo di King Kong arriva nelle sale giapponesi, nell’agosto del ’62. Numeri che ne hanno fatto, ai tempi, uno dei film nipponici dai maggiori incassi di sempre. Intanto, negli USA, Beck stava ultimando la sua versione del film.
Diciamolo subito: no, il cut USA e quello giapponese NON hanno un finale diverso. La persistente leggenda metropolitana secondo la quale nella versione statunitense trionfa Kong e in quella nipponica per campanilismo Godzilla era, appunto, solo una frottola. In entrambi i casi, dopo che i due kaiju finiscono in mare avvinghiati nella zuffa, ad emergere è il solo King Kong, che se ne torna placido a nuoto alla sua isola. I giapponesi danno Godzilla per disperso, c’è un velocissimo pistolotto ecologista del ministro Shigezawa – un nuovo ruolo assegnato all’iconico interprete nel primo film del Dr. Daisuke Serizawa, ovvero il grande Akihiko Hirata – e tutti a casa. E Godzilla? Si lascia intendere che forse è sopravvissuto, nient’altro.
Tornando alla versione americana, John Beck fa riscrivere e rimontare alcune parti del film, aggiunge delle sequenze nuove che fanno apparire il tutto come una telecronaca di un inviato dell’ONU e che provano a spiegare le motivazioni dei due mostri, e vende il suo polpettone alla Universal. King Kong vs. Godzilla esce nei cinema d’Oltreoceano il 29 aprile del 1963, abbinato in un doppio spettacolo a un film di spionaggio inglese, The Traitors. Da noi esce la versione USA, e oltre che nel titolo, Godzilla viene rimosso anche dalle locandine e dalle foto promozionali, che sostanzialmente lo spacciano come un film USA del solo King Kong.
L’enorme successo riscosso in patria, nel frattempo, ha già messo al lavoro Honda e la Toho su un quarto film per Godzilla, in cui affronterà un altro celebre mostro del suo kaijuverso. Ma di questo parleremo la prossima settimana…