Alcuni degli autori inclusi nel programma di Venezia 80 scateneranno certamente delle polemiche. Parliamo in primo luogo di Roman Polanski, con il suo ultimo film The Palace (QUI una clip), ma anche di Woody Allen, con Coupe de Chance, e Luc Besson, con Dogman.
Dopo l’annuncio del programma, Deadline ha intervistato il direttore della Mostra, Alberto Barbera, anche a proposito di questi nomi così controversi. Alla domanda se ci fosse stato qualche dubbio sull’inclusione di Polanski, Barbera risponde in maniera netta:
Per niente. Abbiamo invitato Roman tre anni fa e ha vinto il Gran Premio della Giuria per il suo film [L’ufficiale e la spia]. Perché avremmo dovuto avere dei dubbi sull’invitare il suo nuovo film quando l’ultimo era andato così bene solo pochi anni fa? Nulla è cambiato. Il dibattito non è cambiato. Siamo bloccati in questa inutile situazione che non ha alcun senso dal mio punto di vista. Roman ha ammesso il suo comportamento e accettato che era sbagliato. La vittima lo ha perdonato svariate volte. Perché dobbiamo continuare ad attaccare un ottantanovenne maestro del cinema?
Barbera poi aggiunge che “Le situazioni con Woody Allen e Luc Besson non erano diverse”:
Allen non è stato trovato colpevole di nulla e hanno indagato molto su di lui negli anni ’90, e il caso di Besson è stato recentemente chiuso dalla corte francese e lui è stato scagionato da tutte le accuse. Stiamo discutendo di cose che non esistono. In quanto festival, la mia posizione è che dobbiamo fare una distinzione tra il comportamento dell’artista e l’arte stessa. Altrimenti dovremmo rivalutare l’arte attraverso tutta la storia.
Barbera spiega che Polanski non potrà recarsi al Lido “a causa dell’accordo di estradizione tra Italia e Stati Uniti”. E conclude dicendo che non c’è stata “una sola obiezione” sulla presenza del regista a Venezia da parte dei membri femminili del suo staff.