SerieTV Recensioni Cinecomic

Secret Invasion si chiude in un lampo

Pubblicato il 26 luglio 2023 di Lorenzo Pedrazzi

Doveva essere un thriller fantascientifico basato sulla paranoia, ma Secret Invasion si è rivelata una serie piuttosto blanda, soprattutto nella chiusura del suo (fin troppo breve) arco narrativo. Proseguiamo dopo il salto!

ATTENZIONE: SPOILER DA QUI IN POI

Diciamoci la verità: dopo le sbornie in CGI degli ultimi film, vedere una produzione dei Marvel Studios ambientata sulla Terra, in città e ambientazioni reali, ci era parsa una boccata d’aria fresca. Il carattere pragmatico di Nick Fury (Samuel L. Jackson) si allineava bene con le premesse da spy story della trama, diverse dal fumetto di Brian Michael Bendis e Leinil Yu – uno dei più grandi eventi cross-over degli anni Duemila – ma dotate di una loro personalità, ben calata nel Marvel Cinematic Universe. I limiti di questo approccio, però, sono venuti a galla progressivamente durante la miniserie, confermandosi in modo definitivo nel finale: è impossibile unire il “molto grande” e il “molto piccolo” senza destare l’impressione che qualcosa non torni, soprattutto in questo universo narrativo.

Montaggio alternato

Gran parte della puntata si gioca sull’alternanza fra due luoghi: da un lato c’è Fury che affronta Gravik (Kingsley Ben-Adir) a New Skrullos, in Russia, nella sala in cui gli Skrull mutavano il proprio DNA per ottenere i superpoteri; dall’altro c’è il Presidente Ritson (Dermot Mulroney) nell’ospedale londinese che lo ha ricoverato, dove il finto James Rhodes (Don Cheadle) cerca di convincerlo ad attaccare i russi. La tensione fin qui funziona proprio grazie a un montaggio alternato da abc del thriller, che alimenta il desiderio di saperne di più.

Non è così sorprendente, però, che Fury sia in realtà G’iah (Emilia Clarke), e che il vero Fury sia a Londra con Sonya Falsworth (Olivia Colman) per sventare i piani del finto Rhodes. Il problema di Secret Invasion è che i personaggi sono pochi, e non sono nemmeno tanto rilevanti per il pubblico: nessuna rivelazione su chi sia umano o Skrull è mai davvero sorprendente, proprio perché le possibilità sono limitate. Insomma, davvero qualcuno è rimasto sconvolto dal fatto che Rhodes e l’Agente Ross (Martin Freeman) fossero Skrull? Peraltro, quest’ultimo è apparso solo nel prologo dell’episodio iniziale, senza influire in alcun modo sulla trama.

Big CGI Fight

Quindi, ad affrontare Gravik non c’è Fury ma G’iah, che si è finta l’ex Direttore dello S.H.I.E.L.D. per ingannare il nemico. A dire il vero, il piano non è molto lucido: G’iah / Fury consegna a Gravik il DNA di Captain Marvel perché possa completare il “raccolto”, ovvero la collezione di DNA degli Avengers e di molti altri personaggi, chiedendogli in cambio di risparmiare la Terra. In tal modo, viene esposta insieme a lui alla camera di mutazione, ottenendo i suoi stessi poteri… un rischio un po’ troppo grosso, no? Comunque, il punto è che anche stavolta – com’era accaduto in WandaVision – assistiamo a uno scontro di superpoteri in CGI che stona con il resto della serie. Là però tutto sommato aveva un senso, mentre qui suona un po’ forzato e anche affrettato, come l’intero epilogo. G’iah e Gravik combattono con le abilità di vari personaggi noti, tra cui Hulk, Fauce d’Ebano, Mantis, Korg e la stessa Captain Marvel, finché G’iah non apre un buco nell’addome dell’avversario con un raggio di energia. Fine.

Al netto di una CGI non sempre all’altezza, desta qualche dubbio la scelta di concludere così anche questa serie, propagandata in origine come un thriller di spionaggio senza supereroi. Lo stallo alla messicana tra Fury, Rhodes, Falsworth e Ritson è già più coerente con la natura della serie, ma si chiude nel modo più prevedibile e senza picchi di suspense: Fury spara al finto Rhodes, che riprende le sembianze Skrull sotto gli occhi del Presidente, il quale ordina subito di bloccare l’attacco. La tensione è costruita bene, ma lo sfogo finale è deludente in entrambi i casi.

Conseguenze

L’invasione segreta si risolve in modo alquanto sbrigativo, e non ha nemmeno senso fare paragoni con il fumetto, la cui trama era molto diversa. Certo, la portata della minaccia era tale da giustificare l’intervento degli Avengers o di qualche altro supereroe, e le giustificazioni per la loro assenza (Fury voleva agire da solo perché si sentiva responsabile) sono abbastanza deboli. L’aspetto più interessante è il monologo di Gravik sul senso di colpa per le sue azioni, quando racconta di aver assunto le sembianze del primo uomo che Fury gli ha fatto uccidere: è chiaro che quest’ultimo ha delle responsabilità nella radicalizzazione del terrorista, ma la sua frustrazione e il suo dolore non sono mai stati esplorati fino in fondo.

Parallelamente, G’iah diventa uno degli individui più potenti dell’universo, visto che ottiene i poteri di Carol Danvers e di molti altri personaggi; bisognerà vedere come la Marvel si giocherà questa carta, che rischia di mettere in ombra la stessa Carol. Alla fine, G’iah viene reclutata da Sonya per garantire un futuro pacifico a umani e Skrull, ma non è chiaro quali siano le sue intenzioni, soprattutto dopo che Ritson ha dichiarato guerra a tutti gli alieni in un discorso televisivo. La sua mancata rielezione futura viene prefigurata già da Fury mentre gli parla al telefono: un’anticipazione di quanto accadrà in Thunderbolts, dove il Presidente sarà l’ex Generale Ross (alias Harrison Ford).

Comunque, è palese che gli eventi di Secret Invasion avranno delle ripercussioni sull’ordine mondiale del MCU, un po’ come accadde dopo l’incidente di Lagos all’inizio di Civil War: la tensione cresce, e i governi della Terra adotteranno delle misure estreme per paura degli alieni o di altre minacce. Dal canto suo, Fury rinnova il suo amore per Varra (Charlayne Woodard) e la convince a seguirlo nello spazio, dove lo aiuterà nelle trattative di pace tra Kree e Skrull. Il bacio tra Fury e sua moglie in versione aliena è un bel tocco finale, ma l’assenza di una scena dopo i titoli di coda potrebbe deludere molti fan.

Appuntamento a The Marvels per continuare le loro avventure, di cui Secret Invasion, al termine dei giochi, sembra solo una trascurabile parentesi. Peccato.