Non ci abbiamo messo molto a capire che non era solo bellissima, era anche bravissima. Margot Robbie, australiana come il caldo e i koala, è una delle più grandi attrici del mondo, lo è in virtù di una capacità unica di regalare personalità, potenza e significati ai suoi personaggi. Capace di spaziare in ogni genere, ora torna con Barbie di Greta Gerwig, ma già in passato ha saputo mettere la firma su film di grande spessore. Ma quali sono le sue migliori interpretazioni? Forse queste cinque…
Con ogni probabilità il ruolo che al momento rappresenta l’apice di una sua capacità espressiva, del suo sapersi calare in personaggi assurdi, estremi, ed il fatto che questo è stato un personaggio vero, reale, risulta ancora più incredibile. Tonya Harding ancora oggi è una delle anime nere della storia dello sport americano, la sua terribile e violenta vita, risplende in un biopic tra i migliori del decennio scorso che fece guadagnare a Margot Robbie una meritatissima candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista. Qualcuno storse il naso, indicò nella trasformazione fisica la reale ragione dell’applauso generale, ma la realtà è che questo film, diretto da Craig Gillespie, è un atroce decostruzione dell’american dream tipico degli anni ‘80, su una pattinatrice tanto ricca di talento, quanto povera di autostima, fortuna e soprattutto di una dimensione privata sana. Tonya è una rockeggiante, anarchica ed inquietante odissea dentro la sofferenza delle donne in senso culturale. Margot Robbie assieme a Sebastian Stan ci dona anche uno degli esempi migliori mai visti di rapporto sentimentale tossico e violento. Straordinaria anche la sua chimica con Allison Janney, nei panni di una delle madri più orrende mai viste, il che ne fa una figura femminile a tutto tondo di rara complessità e potenza semantica nel panorama cinematografico attuale.
Probabilmente vi chiederete di quale stiamo parlando, se del disastro targato David Ayer oppure della pittoresca e rockeggiante avventura firmata da James Gunn. La realtà? Parliamo di entrambi, perché persino nel primo, deludentissimo cinecomic, Margot Robbie bucava letteralmente lo schermo, si connetteva perfettamente a quella Harley Quinn di cui sarà molto difficile in futuro trovare una degna sostituta, per come è riuscita lei a dare un mix di follia, romanticismo, innocenza e sadismo, che nessun’altra avrebbe potuto. Ci sarebbe anche lo stand alone tutto al femminile, ma quello meglio che lo mettiamo da parte, neppure lei è riuscita a salvarlo ma in questi due film, con la giusta crew di contorno, è riuscita a valorizzare al meglio la creatura inventata da Paul Dini e Bruce Timm, alter ego più che complice di Joker, creando una sorta di folle squilibrata tra le più spiazzanti, divertenti, pittoresche della cinematografia moderna. Né buona né cattiva, almeno non fino in fondo, Harley Quinn è armata del suo straripante sex appeal, ma anche della sua verve comica ed espressività uniche nel loro genere, in virtù delle quali il personaggio è già diventato un simbolo generazionale, soprattutto per il genere femminile.
Tra i film tra i più discussi e sicuramente più importanti all’interno della rappresentazione di ciò che fu il MeToo, Bombshell di Jay Roach vedeva Margot Robbie formare un tridente assieme a Charlize Theron e Nicole Kidman, nel parlarci di che cosa era successo per anni negli studi della Fox, del clima di molestie, machismo, mobbing e intolleranza che vigeva sulla celebre rete conservatrice. Bombshell la vede nei panni di Kayla Pospisil, ragazza ingenua ma ambiziosa, lesbica che si rifiuta di esserlo apertamente, che si trova a causa della sua intraprendenza, alle prese con quella sorta di Orco che risponde al nome di Roger Ailes (John Lithgow), sorta di sultano di un harem composta da giornaliste costrette ad essere pin-up. Personaggio molto più fragile, umano e differente dalle donne un po’ pazze ma sicuramente più dominanti che fino a quel momento aveva interpretato, Kayla permette a Margot Robbie di armarsi di tutta la vulnerabilità e la drammaticità di chi è costretta ad aprire gli occhi sul clima tossico di una certa parte di società e industria dello spettacolo americane. Film dalla forte vocazione civile senza essere però retorico, Bombhsell le fruttò altri premi ed importanti nominations, coerentemente con un ruolo molto complicato e doloroso.
Nonostante non abbia conosciuto grande successo presso il pubblico e sia stato accolto in modo forse tiepido dalla critica, Babylon di Damien Chazelle è un film bellissimo, ma soprattutto un film che permette a Margot Robbie di sorprendere ancora. Qui la vediamo nei panni di Nellie LaRoy, debuttante decisa a diventare una star del cinema che da muto diventa sonoro, ingenua sull’universo di cui vuole fare parte ma allo stesso tempo incapace di fermarsi nella sua corsa. Margot Robbie è semplicemente sensazionale nel mostrarci l’ascesa e poi la caduta di una donna dotata di grande talento, ma allo stesso tempo incapace di adattarsi al mondo che cambia, armata di una sensualità travolgente e comunque incapace di un vero sentimento amoroso verso qualcuno che non sia sé stessa. Straordinario affresco d’epoca, Babylon è in realtà un omaggio al cinema in quanto mondo delle illusioni, celebrazione della nostra fantasia e di una realtà diversa, di cui lei, in cui si condensano le vite sovente drammatiche delle prime star cinematografiche, è una sorta di totem, di musa, di sacerdotessa. Avrebbe naturalmente anche qui meritato perlomeno una candidatura agli Oscar, perché questa è un’interpretazione magnetica, così come mutevole, capace di mostrare tutte le imperfezioni, ed assieme la disperazione di un’artista che solo, esclusivamente, davanti alla macchina da presa riesce ad essere veramente libera e veramente sé stessa.
Ebbene sì, tra le sue migliori interpretazioni vi è anche ora Barbie di Greta Gerwig, film sicuramente atipico, pieno di pregi quanto di difetti a seconda degli occhi di chi lo guarda, farà discutere ma una cosa non si può negare: la sua chimica con Ryan Gosling è straordinaria. Assieme i due sono Barbie e Ken e questa Barbie in particolare è una Barbie a cui Margot Robbie dona un’evoluzione tanto accattivante e divertente, quanto in realtà profonda e spesso malinconica. Dal mondo della Mattel a quello reale, dove si imbatte in molestie sessuali, machismo, patriarcato, abbraccia in pieno la coscienza di una sua oggettificazione, del suo rappresentare in modo controverso tanto la libertà femminile, quanto il suo sottomettersi a dei canoni a dir poco opprimenti. La capacità con cui Margot Robbie riesce ad alternare lacrime e sorrisi qui è semplicemente straordinaria, un’altra grandissima prova d’attrice da parte di un interprete che è armata di quel sorriso straordinario, riesce ad essere ad un tempo la donna di plastica per eccellenza, così come a rappresentare un iter di appropriazione del proprio destino lontano dall’essere banale. Chissà che non arrivi finalmente la statuetta agognata, le premesse potrebbero esserci, ma certo anche senza quella sappiamo che Margot Robbie è e rimane un discorso a parte nel panorama cinematografico contemporaneo.
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