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Tyler Rake 2: la recensione del film Netflix con Chris Hemsworth

Pubblicato il 15 giugno 2023 di Marco Triolo

C’è stato un momento in cui sembrava che i Fratelli Russo fossero destinati a grandissime cose. Quel momento ha coinciso con il clamoroso successo degli ultimi due Avengers, Infinity War ed Endgame, che hanno segnato il culmine di un’era del Marvel Cinematic Universe presentandosi come un doppio finale riuscito, coinvolgente e a tratti toccante e profondo. Niente male, per due autori che venivano dalla commedia – avevano diretto Welcome to Collinwood ed episodi di Arrested Development e Community – e che nessuno avrebbe mai pensato si sarebbero ambientati così bene nell’action fantastico ad alto budget (ricordiamo che hanno anche diretto Captain America: The Winter Soldier e Civil War, due dei migliori film MCU di sempre). Quando hanno annunciato, dopo Avengers: Endgame, che si sarebbero allontanati dalla Marvel per tentare strade originali, il limite pareva solo il cielo.

Purtroppo, poi, quella promessa è stata mantenuta solo in parte e qualunque beneficio del dubbio avessero ancora a loro disposizione è stato via via cancellato di fronte a opere generiche come The Gray Man, il più classico degli action “copia-incolla” di Netflix, e Citadel, serie Prime Video di successo, ma non per questo meno “copia-incolla”. Tra le cose migliori che i Russo sono riusciti a concepire nel post-Avengers, comunque, c’era il primo Tyler Rake, scritto da Joe Russo e diretto dallo stuntman esordiente alla regia Sam Hargrave. Il film si inseriva nel solco del nuovo action americano influenzato da The Raid, quello di John Wick (altra saga diretta da ex stuntman), per capirci, e, pur senza inventare nulla, metteva un convinto Chris Hemsworth al centro di una trama tanto esile quanto essenziale, pensata per servire un fuoco di fila action senza sosta, tra corpo a corpo, sparatorie, inseguimenti e impressionanti (anche se finti) piani sequenza. Un film ben diretto e molto ben confezionato, una spanna sopra all’action generico che di solito Netflix sputa fuori a cadenza regolare.

E ora eccoci qui a parlare di Tyler Rake 2, inevitabile sequel (con inevitabile retcon iniziale, dopo tutto Tyler Rake era innegabilmente morto al termine del primo film) che ripropone la stessa formula ma che, stavolta, sembra incapace di tenere a freno questa dannata “voglia di medietà” dei Russo. Joe Russo scrive ancora una volta, ma, per qualche ragione, quella che sembrava essenzialità qui fa la figura della banalità. Tyler Rake 2 è davvero il grado zero della scrittura cinematografica: il trauma della perdita del figlio viene rispolverato e approfondito per dare più spessore al protagonista, e fornirgli una chiara ragione per cui lottare. Ma è uno sviluppo davvero scontato, che, anziché scavare nel carattere dell’eroe e farci provare maggiore empatia nei suoi confronti, finisce per smascherare l’esilità di una trama che non ha senso di esistere se non quello di tenere insieme una serie di spettacolari set pieces in maniera vagamente coerente. C’è Tyler Rake, c’è la nuova missione, ci sono i cattivi spietati di turno (stavolta dei brutti ceffi georgiani, sempre per ricordarci che la Guerra Fredda è tornata in forze), il resto non conta assolutamente nulla, perché è impossibile provare empatia per queste action figures che si muovono nel mezzo di roboanti scene d’azione.

Di buono c’è che Tyler Rake 2 non si ferma praticamente mai e mantiene la promessa di intrattenere per due ore (comprensive di titoli di coda) senza annoiare. A una sequenza action ne segue praticamente subito un’altra, ancora più grossa, ancora più sanguinosa. Ma è tutta roba già vista in film migliori, dai già citati The Raid e John Wick ad Atomica Bionda, fatta meglio e con meno trucchi digitali a mettere una pezza qua e là. C’è persino l’immancabile piano sequenza, che dura venti minuti secchi ed è realizzato più con lo spirito di chi timbra il cartellino che di chi ti vuole stupire con qualcosa di inaudito, anche perché stavolta è più che palesemente finto, un montaggio di piani sequenza ritoccato pesantemente in digitale, con davvero troppa CGI troppo evidente. Non è detto che avere più soldi sia necessariamente un vantaggio, specialmente in casi come questo, in cui la forza risiede nella concretezza degli stunt. Quando arrivano gli elicotteri digitali e il protagonista li fa saltare in aria con un mitragliatore dal tetto di un treno in corsa, in una scena in cui si vede chiaramente che sta recitando davanti a un green screen, a saltare in aria in realtà è un po’ tutta la sospensione dell’incredulità.

Detto questo, Sam Hargrave ha talento, sa mettere in scena l’azione e lo ha già dimostrato. Speriamo che si svincoli dai Russo e trovi una sua strada, perché è probabile che una sorpresa o due l’abbia in serbo per noi in futuro. Ah, chiaramente in futuro i Russo hanno in serbo per noi Tyler Rake 3, dato come si conclude questo secondo capitolo. Nonostante tutto, il mercenario dal cuore tenero di Chris Hemsworth si merita ancora una seconda chance, basta che Joe Russo si impegni un po’ di più nella scrittura o la ceda a qualcun altro con meno ambizione di assomigliare in tutto e per tutto a un’intelligenza artificiale che assembla situazioni stock da altri film d’azione.

Tyler Rake 2 sarà disponibile su Netflix dal 16 luglio. QUI ne potete vedere il trailer.