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The Flash: la recensione di Roberto Recchioni

Pubblicato il 13 giugno 2023 di Roberto Recchioni

Andrés “Andy” Muschietti è un regista argentino di cinquant’anni che è stato catapultato dal dirigere piccoli e preziosi corti a tema horror a realizzare film basati su proprietà intellettuali mondiali ad alto budget. Di mezzo c’è stata solamente la benedizione di Guillermo del Toro, che lo ha portato a Hollywood e che è stato lo sponsor per il suo primo lungometraggio (La madre, 2013).

Una carriera rapidissima e in fortissima ascesa che ha messo sul suo cammino (nel 2017 e nel 2019) il complesso (e solo parzialmente riuscito) adattamento in due pellicole del romanzo It di Stephen King, e ora questo The Flash, un progetto ambizioso e sfidante sin dal suo concepimento, diventato via via sempre più difficile a causa delle vicissitudini legate allo sviluppo del DC Universe cinematografico e alla vicende personali del suo protagonista, Ezra Miller.

Vogliamo parlare di tutta questa roba? In realtà, no, perché il contesto in cui questa pellicola è nata e si è sviluppata ha sicuramente influenzato gli esiti artistici complessivi ma, allo spettatore, poco importa se Muschietti ha avuto parecchi mal di testa nel realizzarla. L’unica cosa che conta è se il film è buono in quanto tale, o se non lo è.
E The Flash lo è.

Ha una buona storia, raccontata con mano sicura, un bel ritmo, molti momenti divertenti, alcune parentesi genuinamente toccanti, si incastra bene con la mitologia DC, rispetta le caratteristiche del personaggio originale pur reinventandolo e, in Ezra Miller, trova un interprete fantasticamente nevrotico. E poi, sì, ha tonnellate di fanservice e inside joke che faranno la gioia di qualsiasi appassionato. Insomma, è quello che un buon film di supereroi dovrebbe essere, a prescindere dall’universo cinematografico in cui si colloca. E la potremmo chiudere qui, sulle molte note positive di un film abbastanza ispirato e ben concepito che trova nel suo cast le vere gemme: il già citato Ezra Miller, il gigioneggiante (a buon diritto) Michael Keaton, il dolente Ben Affleck, la straordinariamente convincente Sasha Calle (per tacere per amore di spoiler di quei tre divi che fanno una breve ma fantastica comparsata). Ma l’onestà intellettuale mi impone di segnalare anche qualche aspetto negativo.

Non sempre gli effetti speciali sono all’altezza delle ambizioni. Un certo affanno narrativo, dovuto allo strano posizionamento del film nel confuso quadro complessivo dell’universo cinematografico DC, si percepisce. Lo straordinario talento di Michael Shannon è davvero sprecato per il ruolo che gli è stato ritagliato. Per quanto divertente e ben implementato, il multiverso di questo The Flash arriva dopo un mucchio di altri multiversi visti di recente (breve lista incompleta: Ready Player One, The LEGO Movie, Spider-Man: Into the Spider-Verse, Spider-Man: Across the Spider-Verse, la serie televisiva di Loki, Spider-Man: No way home, Space Jam: New Legends, Doctor Strange nel Multiverso della Follia…) e la novità del concetto è andata un poco a perdersi. I momenti di fanservice sono divertenti e, a tratti, esaltanti, ma fanno troppo affidamento sulla consapevolezza del pubblico e sull’effetto nostalgia.

E ora che il mio dovere di critico rompiscatole l’ho fatto, torno a dire che il film mi ha divertito molto e che, nel complesso, l’ho trovato più interessante e sentito di tante altre pellicole a tema supereroistico viste di recente. Viene quasi da dispiacersi per questo universo cinematografico della DC che volge al termine.
Insomma, consigliato, a prescindere da tutto.