SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
Da appassionato della grande avventura della Marvel Comics e delle persone che l’hanno resa possibile, famose e meno note, conoscevo già tutto quello che Stan Lee, il documentario disponibile da oggi su Disney+, racconta. Eppure ci sono milioni di persone, là fuori, che comprensibilmente di chi fosse o cosa abbia fatto per una vita intera Stan Lee hanno solo una vaga idea. “Era l’uomo che ha creato Spider-Man e gli altri eroi Marvel, no?” (non esattamente: non tutti, e non da solo, ma è stato il co-creatore di molti di essi, sì). “Era quel signore dall’aria adorabile che appariva nei cameo dei film MCU, giusto?” Giusto. Ma prima, e per vari decenni, oltre che un celebre sceneggiatore, editor, publisher e volto pubblico della Marvel Comics, Stan Lee è stato il creatore del suo personaggio più famoso dopo Spider-Man: Stan Lee. Perché non far raccontare la sua storia, allora, a lui stesso?
Il come, in questo documentario, è importante quasi quanto il cosa. Il suo autore, David Gelb, ha messo insieme una serie di interviste, conferenze e apparizioni televisive in cui Stan Lee ripercorre la sua vita, sin dagli inizi, e le sue opere. E dove non arrivavano le cover degli albi, le foto e i filmati d’epoca (alcuni dei quali, come le prime convention Marvel o i dietro le quinte dei suoi cameo nell’MCU, molto interessanti), intervengono minuziose ricostruzioni fatte in plastilina.
È dunque Stan Lee in persona, il Sorridente, a narrare con il suo tono affabulatorio la propria infanzia, la passione per Errol Flynn, gli anni difficili della Grande Depressione, il suo approdo casuale nel mondo dei comics, per lui – ai tempi – qualcosa di cui vergognarsi, tanto da scegliersi un nome d’arte per firmare le sue prime storie. E da lì in poi, dopo la nascita con i Fantastici Quattro del Marvel Universe per come lo conosciamo oggi, l’epopea di un uomo che ha vissuto una seconda giovinezza proprio quando pensava che la sua vita professionale fosse arrivata al capolinea.
Uno scrittore che avrebbe voluto scrivere “il grande romanzo americano” e lasciare quel settore dell’editoria in cui veniva incoraggiato “a non usare parole con più di due sillabe”, e invece si è trovato a co-creare alcuni dei personaggi pop più famosi del pianeta. A dare il suo contributo fondamentale a una mitologia moderna che, gli statunitensi e poi il resto del mondo in seguito, avrebbero abbracciato con piacere.
Visto il ruolo che Stan Lee ha avuto nella nascita di questo universo fantastico che oggi domina l’immaginario collettivo, è bello ascoltarlo mentre ti spiega perché i Fantastici Quattro hanno cambiato le regole del gioco (e indirettamente: perché nessun film è riuscito finora a render loro giustizia), o Spider-Man univa l’idea di avere un teenager che fosse un eroe (e non una spalla) a un personaggio pulp che Stan adorava da ragazzo (The Spider). O quanto importanti sono stati per il Marvel Universe, sin dall’inizio, i diritti civili, il rispetto, e il mondo voluto dai giovani lì fuori.
Certo, resta la sua visione, la storia dal suo punto di vista (e ogni tanto da quello complementare dell’adorata moglie Joan), e infatti per tutti gli altri nomi di quella storia – Joe Simon, Jack Kirby, Steve Ditko, etc – c’è poco spazio. E nonostante Stan spieghi com’è nato il Metodo Marvel l’importanza di Kirby e Ditko, e si affronti anche il tema della rottura professionale avvenuta con entrambi (e, di passaggio, i diverbi sulla paternità di quei personaggi: c’è anche il famigerato botta e risposta di Lee e Kirby alla radio), è il racconto di come è stato quasi sempre lui ad aver creato, ideato, immaginato. Giusto qualche spezzone audio di Simon e di Kirby, soprattutto per gli inizi, quando hanno conosciuto lo Stan Lee ragazzino, e per la mitica Flo Steinberg o Roy Thomas, prima di restituire la parola, nel montaggio, sempre al protagonista. Fortuna che ci sono gli altri, come lo stesso Thomas o Kevin Feige, a ricordare tutto il discorso dei co-creatori come Kirby e Ditko.
D’altronde, anche se si parla soprattutto di quello, Stan Lee non è un documentario sulle origini della Marvel e dei suoi personaggi: se volete approfondire il tema, ci sono diversi libri e biografie (anche a fumetti) che fanno al caso vostro. Questo documentario è incentrato invece sull’uomo al fulcro di quel mondo e sul suo volto pubblico, quella figura con gli occhiali e i baffi che amava parlare a una platea ed era ormai fondamentalmente indistinguibile da chi l’aveva creata.
Il tutto raccontato per giuntà da lui stesso, anni dopo la sua morte. Non che quest’ultima, ovvio, potesse fermare la popolarità e l’amore del pubblico per il vecchio Stan: nulla poteva riuscirci. Excelsior.