Un dialogo immaginario per raccontare Spider-Man: Across the Spider-Verse a chi di Spider-Man: Across the Spider-Verse non sa niente

Un dialogo immaginario per raccontare Spider-Man: Across the Spider-Verse a chi di Spider-Man: Across the Spider-Verse non sa niente

Di Roberto Recchioni
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Ciao, amico erudito! Ho visto che in sala è uscito un nuovo film di Spider-Man. Che cos’è?

Ciao, amico che vive sulla Luna, lascia che te lo racconti. Spider-Man: Across the Spider-Verse è il sequel del film Spider-Man: Un Nuovo Universo, uscito nel 2018. Come il capitolo precedente, si tratta di un film di animazione digitale che utilizza uno stile visivo molto coraggioso, sperimentale e artistico e racconta la storia di Miles Morales.

Chi?

Spider-Man.

Scusa, ma Spider-Man non è Peter Parker?

Sì, lo è. Ma è anche Miles Morales. E un sacco di altra gente, a dire il vero.

Non sto capendo.

Vedi, l’Universo Marvel non è composto da un solo mondo ma da infiniti mondi possibili. Ognuna di queste realtà ha una qualche versione dei suoi eroi. Miles Morales, sulla carta stampata, nasce nell’universo Ultimate, che era un mondo alternativo che affiancava quello ufficiale della Casa delle Idee (denominato Terra 616 o Terra Prime).

Perché ne parli al passato?

Perché, almeno nelle storie raccontate nei fumetti, l’universo Ultimate è più o meno collassato (insieme a molti altri universi alternativi) e solo alcuni dei suoi personaggi sono riusciti ad approdare nel mondo principale del Marvel Universe. Tra questi, Miles Morales, appunto.

Quindi, nell’universo Marvel fumettistico, ci sono due Spider-Man?

Molti più di due. Esiste un vero e proprio “Spider-Verso” all’interno del Marvel-Verso, popolato da centinaia di Spider-Man diversi e alternativi. Ma non è una cosa che riguarda solo i fumetti, ormai, anche al cinema la cosa è stata sdoganata, nella saga live-action (quella con gli attori in carne e ossa cioè) da Spider-Man: No Way Home, dove lo Spider-Man “attuale”, quello interpretato da Tom Holland, veniva affiancato dai due Spider-Man che lo avevano preceduto in sala, quelli interpretati da Andrew Garfield e Tobey Maguire

Spider-Man across the Spider-Verse easter eggs

E in animazione da Spider-Man: Un Nuovo Universo, giusto?

Esatto. In quel film (ambientato su Terra 1610, l’universo Ultimate) il protagonista era Miles Morales, un ragazzino che riceve degli straordinari poteri (grazie al morso del solito ragno radioattivo) e che, ispirato da Spider-Man-Peter Parker (che nel mondo Ultimate, ad un certo punto, muore) decide di raccoglierne il testimone. Nel corso della storia però, viene a scoprire che esistono universi paralleli al nostro, popolati da altri Spider-Man, e finisce per stringere un’alleanza con un Peter Parker ancora vivo (seppure un poco invecchiato) e con tutta un’altra serie di tessiragnatele del multiverso (tra cui Spider-Gwen, Spider-Ham e Spider-Man Noir).

Mi sta facendo male la testa…

Tranquillo, è meno complicato di come sembra. Cioè, no, è esattamente complicato come sembra e anche di più, ma il film originale, scritto da Phil Lord e diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, spiega tutto piuttosto bene. Inoltre, è molto divertente, artisticamente impressionante e davvero innovativo.

E adesso è arrivato il sequel, giusto?

Esatto: Spider-Man: Across the Spider-Verse, scritto da Phil Lord e Christopher Miller (assieme i due avevano già realizzato The Lego Movie, altra pellicola che si divertiva a giocare con una sorta di multiverso) e David Callaham, per la regia di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson.

Come mai il cambio dei registi?

Impegni, tempistiche, altri interessi. Vai sapere. Non conta poi molto perché anche il primo film era, principalmente, il frutto del lavoro di un team molto allargato e con funzioni molto specifiche. Film del genere, più che in regia, sono costruiti nelle fasi di preproduzione, con gli storyboard, gli animatic e via dicendo. Tanto è vero che in termini di approccio, stile, ritmo, tecnica e qualità, questo secondo capitolo non cambia poi molto rispetto al primo ma, come la regola dei sequel impone, è più grande, più spettacolare, più esagerato, più zeppo di inside joke e più divertente (insomma, più o meno).

Quanti Spider-Man ci sono questa volta?

Qualche appassionato si è divertito a contarli: 280, sembra.

Devi aver scritto male. Intendi 28?

No, intendo 280. Pescati praticamente da ogni iterazione del ragno; fumetti, cartoni animati, videogiochi… se un qualche tipo di Spider-Man è esistito da qualche parte, fosse anche sul retro di una scatola di cereali o sullo sfondo di una vignetta, in questo film, c’è.

Sembra un bel caos…

E lo è. Ma, come nel caso della pellicola precedente, è un caos controllato che gioca con la meccanica dell’accumulo per creare lo spettacolo, ma che non perde mai di vista la storia e i suoi personaggi principali.

E la storia sarebbe…?

Fidati, se te la racconto nei fatti nudi e crudi, ti passa la voglia di vederlo perché sembra una cosa totalmente autoreferenziale. E in parte lo è…

Perché solo in parte?

Perché poi c’è il senso profondo del film, il suo portato emotivo. A stringere, questo secondo capitolo animato di Spider-Man parla di sacrificio, di lutto, del nostro posto nel mondo, del lottare contro il destino (ammesso che il destino esista) e di fare la cosa giusta. Insomma, parla di quei temi che sono da sempre il cuore del personaggio.

Quindi, è bello?

Molto.

Ma non mi sembri entusiasta come per il primo…

Perché non lo sono. Questo non significa che io non sia per nulla entusiasta. Spider-Man: Across the Spider-Verse è un ottimo film, visivamente straordinario, molto divertente, con un grande ritmo, una bellissima colonna sonora e una storia appassionante.

Ma…

Ma l’effetto novità del primo capitolo è andato inevitabilmente perso, perché non ci sono novità visive o narrative particolarmente significative. È tutto come il primo. Di più e meglio del primo. Ma sulla stessa strada.

Volevi qualcosa di diverso?

Mi aspettavo qualcosa che mi sorprendesse e non l’ho trovato. Ma non è un grosso problema perché la qualità è comunque altissima. Inoltre…

“Inoltre”?

Credo che la passione per i multiversi stia prendendo un poco troppo la mano a Hollywood. Per carità, mi è chiaro perché il concetto piaccia tanto a quelli che decidono dove e come investire i soldi (infinite possibilità di sfruttamento per la stessa proprietà intellettuale con il vantaggio di poter riciclare anche quanto già realizzato e già sfruttato in precedenza e gettare il tutto in un calderone alla Fortnite che ai ragazzini piace tanto) ma penso che sia una strada troppo facile e troppo asservita al fanservice. E questo discorso non vale solo per questo film di Spider-Man ma anche per il prossimo di Flash, per esempio. Oltre a tutte le opere su questo tema che già abbiamo avuto in tempi recenti…

Vabbè, ma quanto potrà durare ancora?

Un decennio minimo, visto che tutta la nuova saga del MCU sembra incentrata su questo?

Ouch.

Già, ouch. Ma non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Per ora, Spider-Man: Across the Spider-Verse è un bel film, e quello conta, giusto?

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