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Questo mondo non mi renderà cattivo – la recensione (senza spoiler) dei primi quattro episodi

Pubblicato il 08 giugno 2023 di DocManhattan

Domani, 9 giugno, arriva – tutta in blocco – su Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie animata di Zerocalcare per la piattaforma, un anno e mezzo dopo Strappare lungo i bordi. La scorsa settimana ne abbiamo potuto vedere in anteprima i primi quattro episodi (su 6) e ve lo dico subito, così vi mettete tranquilli: se vi è piaciuta Strappare lungo i bordi, adorerete Questo mondo non mi renderà cattivo. Riderete un sacco, vi appassionerete ai suoi personaggi e vi fermerete a farvi delle domande, pure parecchio scomode.

SE CAMBI TU E TI CAMBIA IL MONDO ATTORNO

Scritta e diretta da Zerocalcare (al secolo Michele Rech), da lui doppiata pressoché integralmente – se togliamo i momenti in cui l’Armadillo di Valerio Mastandrea gli dice in mille modi diversi di attaccarsi al coso, e quelli in cui ha senso che le voci siano altre – e prodotta sempre da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing, Questo mondo non mi renderà cattivo racconta di un vecchio amico di Zerocalcare, Cesare, che dopo tanti anni torna nel quartiere in cui è cresciuto, ma non è più la persona di un tempo. Ma, ed è questo il punto, chi lo è? Di cambiare si cambia, tutti, il discorso è quello che sei disposto ad accettare quando lo fai.

La storia personale di questo ragazzo e quella di alcuni degli amici di Zerocalcare che già conoscete si intrecciano dunque a delle vicende del quartiere, a loro volta specchio di una situazione di stretta attualità ovunque. E se Strappare lungo i bordi aveva raccontato una storia drammatica, scoprendone un po’ alla volta le carte in mezzo alle gag esilaranti, alla fissazione di Secco per i gelati e al giusto giramento di scatole di una ragazza che spiega ai maschi che inferno possano essere pure i bagni per le donne, Questo mondo non mi renderà cattivo sposa un altro elemento tipico delle storie dell’autore romano, l’impegno sociale.

Perché se questo mondo di certo non lo ha reso cattivo – Michele è una delle persone più umili e con i piedi per terra che conosca, pur essendo il nome più importante del fumetto italiano degli ultimi vent’anni, nonché un autore ora tradotto in mezzo pianeta e sugli schermi della restante metà – non gli ha neanche fatto dimenticare non solo da dove viene, ma quello a cui tiene.

THERE’S NO EASY WAY OUT

Tra i tanti spunti autoironici disseminati nei primi quattro episodi, come la faccenda dell’inflessione romana, detona fortissimo – come un bombone di Secco – un interrogativo. “Perché?”, si domanda il protagonista e potrebbe domandarsi pure chi magari di Zerocalcare ha letto solo le strisce sui social, si è perso pertanto il meglio e non sa il culo che questo ragazzo si è fatto e continua a farsi per sostenere cause di cui non sembra fregare a nessuno.

Perché, se sei su Netflix e queste storie tue le vedranno ovunque, e puoi far imparare il significato di accollo pure a Chattanooga, Tennessee, prenderti dei rischi? Perché affrontare degli argomenti alti, complicati, senza una soluzione facile e a volte proprio apparentemente senza soluzione alcuna, come quello che Questo mondo non mi renderà cattivo affronta di petto? Perché è questo Zerocalcare, ed è questo quello che gli importa.

Tanto che – e sono parole sue – Questo mondo non mi renderà cattivo è quello che avrebbe voluto raccontare con l’animazione sin da subito: “Quando ho iniziato a pensare di voler fare animazione è stato perché avevo in mente proprio la storia di Questo mondo non mi renderà cattivo, che attingeva da alcuni fatti che all’epoca erano successi da poco. In quel momento però era troppo presto, avevo appena cominciato a confrontarmi con il formato breve di “Rebibbia Quarantine”. È stato dopo l’incontro con Giorgio Scorza e Davide Rosio di Movimenti Production e con il team di DogHead Animation che, lavorando a Strappare lungo i bordi, una storia che era molto più nella mia comfort zone narrativa, mi sono sentito rassicurato: sapevo che insieme potevamo realizzare qualcosa che avesse un respiro più ampio.”

DA GRANDI POTERI

E allora c’è, certo, la sua formidabile capacità di farti sbellicare dalle risate di qualunque cosa parli. C’è, e se n’è parlato tanto, giustamente, il suo sguardo puntato dritto nell’animo di questa generazione di trentenni e quarantenni che si sente perduta, non sa a cosa aggrapparsi, e quando prova a chiedere aiuto si sente dare le risposte dell’Armadillo di Mastandrea, ovvero pur sempre una qualche colorita declinazione del concetto di attaccarsi al cacchio. Ma tutto questo è nei suoi libri al servizio di qualcos’altro.

E quel qualcos’altro sono temi sui quali ti spinge a riflettere perché solo lui sembra in grado di renderli così universalmente accessibili, partendo da un punto di vista mai banale, sempre lucidissimo, frutto di un modo di pensare di chi al tessuto sociale sempre più smagliato e alle cause dei deboli del mondo non si è dedicato ora, perché è famoso e vuole farsi dare dell’impegnato, ma lo ha sempre fatto. Il romanesco, le mille citazioni pop (pure qui vi verrà voglia di mettere in pausa la serie ogni due secondi per beccarle tutte), quel pantheon di personaggi che riesce a riassumere un po’ tutti gli amici e i conoscenti con cui abbiamo mai avuto a che fare, sono tutte parti inscindibili di un discorso il cui nucleo però è un altro. Sono il megafono che gli permette di dire quello che gli sta a cuore, ogni volta riuscendo a sorprenderti, ogni volta riuscendo a pizzicare le corde giuste.

È da lì che viene, Michele Rech, ed è lì che è restato con sensibilità, cervello e un’integrità e coerenza sinceramente titaniche. Anche ora che pure a Chattanooga, Tennessee, sanno che da grandi poteri non derivano grandi responsabilità, ma grandi accolli.