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Pesci piccoli, la serie dei The Jackal (che sanno bene di cosa parlano)

Pubblicato il 13 giugno 2023 di DocManhattan

No, non sto per paragonare Pesci piccoli: Un’agenzia, molte idee, poco budget – la miniserie TV in 6 episodi dei e con i The Jackal uscita da qualche giorno su Prime Video – ai primi Fantozzi del grande Paolo Villaggio, ma seguitemi. I film del ragioniere più sfortunato d’Italia, capolavori della comicità nostrana, da bambino mi facevano ridere e basta. Poi, dopo aver trascorso fin troppi anni in un ufficio, ho capito quanto di vero ci fosse dietro. E cioè: tutto. Ugo Fantozzi, non a caso, era nato nei libri scritti da Villaggio basandosi sulla sua esperienza da impiegato della Cosider negli anni Sessanta. Pure il mio, come tutti gli uffici, ho scoperto, aveva un suo Fantozzi, un suo Calboni, un suo Filini. Quando ho letto che i The Jackal, nati come gruppo comico ma da oltre un decennio attivi come uno dei più gettonati e innovativi servizi di video produzione per spot ed eventi della TV tradizionale, avrebbero dato vita a Pesci piccoli, una serie incentrata proprio su un’agenzia pubblicitaria, sapevo che si sarebbero trovati a proprio agio. E infatti.

QUELLO STRANO INDIVIDUO CHIAMATO CLIENTE

Prodotta dai The Jackal e da Mad Entertainment, e diretta da Francesco Ebbasta, Pesci piccoli: Un’agenzia, molte idee, poco budget – vede Ciro, Fabio, Aurora e Fru lavorare per una filiale molto, molto periferica di un grosso studio del settore, la Tree of Life. Quando la manager Greta viene trasferita per mobbing nella loro filiale, deve fare i conti con un microcosmo di regole strambe, fissazioni assurde e tradizioni altrettanto strampalate. E pure qui, come avviene in buona sostanza in ogni ufficio.

Ovviamente, la materia di fondo, la pubblicità, è masticata quotidianamente dal gruppo, e se mai vi siete occupati qualche volta pure voi di questo campo per il vostro lavoro, improvvisamente tante cose vi sembreranno meno assurde. Curare una campagna per qualcuno, diceva un mio vecchio direttore, significa del resto tirare fuori le tue idee migliori, e poi vederle rimpiazzare dal cliente con qualche trovata scema che però a lui piace tanto.

NON UN CAFFÈ DAVANTI A UNA CINEPRESA

Ma Pesci piccoli non è Camera Café: come struttura, intendo. Non è neanche una classica sitcom. È una serie comica in cui le storie dei vari personaggi si intrecciano, si cementano delle amicizie e forse nascono degli amori, con un pizzico di malinconia da batticuore miscelato alle gag. Insomma, c’è tutto il potenziale per farti affezionare ai suoi personaggi. Tanto più che le caratteristiche degli stessi seguono – ottima scelta – quelle consuete dei vari membri del gruppo, con cui li conosciamo grazie ai loro video. Ciro l’imbranato buono, incapace di dire la verità anche quando questo comporta delle situazioni surreali (se vi è passato davanti agli occhi uno spot della serie sui social, saprete già di quale guest star sto parlando). Aurora la ragazza sveglia, circondata da tanti ebeti, ma che non ha smesso di sognare. Fabio il burbero dalla nevrosi facile, ma poi in fondo con un cuore d’oro… E Fru che fa Fru, chiaro, con gli scoppi d’ira, le trovate esilaranti – quella faccenda del voice over delle vite altrui con un microfono da karaoke è splendida, così come quella del troll – e la comprensibile incapacità di digerire le storture di questo mondo. Per i fan dei The Jackal, non mancano poi vari omaggi e citazioni.

Tirando le somme, ho trovato Pesci piccoli: Un’agenzia, molte idee, poco budget una serie piacevole, che senza strafare riesce a divertire e pure a farti provare un po’ di buoni sentimenti, che ogni tanto, in mezzo alle tonnellate di violenza e voltagabbana sorbiti nelle serie yankee che tanto ci piacciono, non guastano. L’unico aspetto un po’ così è che sei episodi sono pochi, durano il giusto e quindi scivolano via in fretta, lasciando la voglia di saperne di più su questi ragazzi. Spero insomma che questa sia solo una prima stagione, l’apripista di nuove avventure, sempre a base di idee pubblicitarie sceme prese per geniali, e viceversa.