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Indiana Jones e il quadrante del destino, la recensione

Pubblicato il 11 giugno 2023 di Andrea D'Addio

Come fare un film su un personaggio – e un attore – che ormai ha 80 anni ed è famoso per rocambolesche ed avvincenti scene d’azione dopo che già un tentativo per fargli passare il testimone a un suo omologo più giovane, diciamo il figlio, è miseramente fallito?

Indiana Jones e il quadrante del destino si affida all’idea che a volte si debba cambiare tutto per non cambiare niente. Ci sono inseguimenti, sparatorie e scazzottate, ma accanto al protagonista stavolta c’è una donna, Phoebe Waller-Bridge, alta, slanciata e che, anche grazie alla notorietà acquisita con Fleabag, viene subito percepita come simpatica ed auto-ironica proprio come il vecchio Indy. Non basta? Anche Indy deve avere il suo momento di gloria inseguito dai nazisti? E allora ecco un prologo con Ford ringiovanito dalla CGI, tutto proprio come ai vecchi tempi.

Insomma, come un gruppo di alchimisti, il team di sceneggiatori che ha lavorato sul quinto capitolo della saga ha dosato ogni elemento che aveva fatto funzionare i primi tre episodi per arrivare a una formula accettabile, godibile e avvincente, anche senza essere particolarmente innovativa. Risultato raggiunto? Prima parliamo della trama.

È il 1969, Indy sta per andare in pensione quando Helena, la figlia di un suo vecchio amico, lo raggiunge per chiedergli aiuto nella ricerca di una vecchia reliquia realizzata ai tempi di Archimede, a Siracusa (“Quella italiana!“). Indy la conosce bene, è la stessa che nel 1944 rubò a un gruppo di nazisti, ma che successivamente perse durante la fuga. Helena non è la sola sulle tracce del manufatto. Anche uno dei nazisti, ormai naturalizzato statunitense, sta facendo di tutto per rimetterci le mani. Potrebbe avere un potere in grado infatti di cambiare la storia…

Firmato per la prima volta non da Steven Spielberg, l’Indiana Jones nelle mani di James Mangold è una grande avvincente avventura come meglio non si poteva sperare. Ci sono i misteri, un canovaccio che affonda le radici nella storia, il sarcasmo, delle splendide location sia reali che ricostruite e anche quella sempre latente, ma fondamentale, importanza data ai buoni sentimenti che ti fa uscire dal cinema se non commosso, quasi. Indiana Jones e il quadrante del destino è, come detto, un film fatto a tavolino, ma con tutte le attenzioni e la professionalità del caso.

Ci sono tanti riferimenti ai capitoli del passato, ma non del quarto, il misero Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo del 2008, quello con Shia Labeouf la cui fine del personaggio acquista anche un significato nel corso del film. Meglio così, meglio dimenticarlo.

Harrison Ford fa quello che può, l’età ormai avanza, ma la presenza scenica è sempre straordinaria. Accanto al talento di Phoebe Waller-Bridge, così luminoso, così fresco. Formano una coppia davvero perfetta.

Presentato al Festival di Cannes 2023, Indiana Jones e il quadrante del destino sarà nei cinema dal 28 giugno. È da godere, rigorosamente, al cinema.