The First Slam Dunk, la recensione: brividi e adrenalina

The First Slam Dunk, la recensione: brividi e adrenalina

Di DocManhattan
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Potremmo anche farla brevissima e dire che se siete dei fan di Slam Dunk, se anche voi aspettavate da anni una nuova trasposizione animata della banda dell’autoproclamatosi “genio del basket” Hanamichi Sakuragi, e soprattutto se pure voi avevate il timore che questo film potesse non essere all’altezza di tutto questo ENORME hype montato nell’ultimo anno, beh, sarete felici di sapere che The First Slam Dunk è una pellicola semplicemente meravigliosa. Il film, scritto e diretto da Takehiko Inoue, è non solo uno degli anime più esaltanti che io abbia visto negli ultimi anni, ma con ogni probabilità anche una delle pellicole sportive tout court più in grado di trasmettere fomento a chi si siede a guardarle. Che si sia – attenzione – o meno fan del materiale di partenza. Avete presente quei film che ti lasciano una pelle d’oca alta due dita, che non vedi l’ora di rivedere, che ti spingono a chiederti perché non ne facciano altri esattamente così? Ecco. The First Slam Dunk è uno di quei film. Mandate al bar ogni timore, dunque, e preparatevi a godervelo, tra poco meno di una settimana (sarà in sala il 10 in lingua originale, e dall’11 al 17 di questo mese doppiato). Ma ora, dopo esser partiti a cannone anche noi come il film di Inoue, facciamo i precisi e, da bravi, riavvolgiamo il nastro della partita.

The First Slam Dunk recensione

UN DISCORSO APERTO

Come tanti altri classici dell’intrattenimento giapponese, anche Slam Dunk ha avuto fino ad oggi due anime, simili, ma non perfettamente collimanti. Da un lato il manga di Takehiko Inoue, uno degli spokon più belli e avvincenti di sempre, un fumetto in grado di farti venire voglia di giocare a basket anche se non ti è mai importato nulla di questo sport. O di qualsiasi altro sport. Dall’altro la trasposizione anime trasmessa in Giappone fra il ’93 e il ’96, che per tanti, specie nel nostro paese (su MTV, dal 2000), è stata la porta d’ingresso non solo nel mondo di Slam Dunk, ma anche in quello della pallacanestro. Ma al di là delle esagerazioni di un doppiaggio italiano volutamente sopra le righe, che ha contribuito a renderla famosa, la serie anime copriva solo parte della storia del manga. Restava fuori il torneo dell’Inter High, il campionato nazionale interscolastico, che del manga è la parte non solo conclusiva, ma più bella e galvanizzante.

The First Slam Dunk recensione

Ora, anche se il contenuto di The First Slam Dunk non è un segreto, a parlare della trama si rischia di togliere parte del gusto a chi il manga non l’ha letto e si è fermato alla serie TV. Perciò non lo faccio. Chi sa, sa. Chi non sa lo scoprirà in sala, e non sarò io a togliergli la sorpresa, soprattutto considerato quanto abbottonati sono stati su questo fronte trailer e teaser della pellicola.

Ci limiteremo per tanto a dire che sì, la storia si sofferma principalmente su un certo componente del quintetto dello Shohoku con i capelli rasati sulle tempie, l’orecchino e l’onore e onore di vendicare tutti noialtri diversamente alti, ma dà comunque spazio a tutti gli altri personaggi. E per il resto racconta un match memorabile per i “rossi” guidati dal centro Takenori Akagi. Il che vuol dire che c’è del materiale drammatico attorno a cui imbastire una storia, facendo leva sul più umano dei protagonisti della vicenda e regalando un approfondimento inedito anche a chi il manga lo conosce a memoria, e che il resto delle due ore abbondanti di visione è tutto per una delle più esaltanti rappresentazioni di una partita, qualsiasi partita, di qualsiasi sport, si sia mai vista su uno schermo.

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NON SPETTATORE: TIFOSO

All’uscita dall’anteprima di ieri – nella quale il film è stato proiettato in lingua originale sottotitolata – la platea in visibilio, ancora scossa da questa scarica elettrica, sembrava un gruppo di tifosi di una squadra reale che lascia un palazzetto dopo aver assistito a una gara vera, tesa, spettacolare. Perché a un certo punto della visione si smette di essere dei semplici spettatori di un film e si diventa tifosi a bordo campo, tutti lì a sostenere lo Shohoku. Non so se sia possibile rivolgere un complimento migliore al lavoro di Inoue, ma qualora ce ne sia uno, non mi viene in mente.

I timori della vigilia sul tipo di animazione adottato, un misto di 2D disegnato a mano e CGI, vengono spazzati via dal ritmo travolgente delle giocate, da una regia da urlo, da una colonna sonora rock martellante e potentissima che accompagna ogni progressione, schiacciata, stoppata, rimbalzo. Inoue – ora lo sappiamo – aveva ragiome da vendere quando ripeteva che questa era la soluzione giusta “perché indispensabile a ricreare la fluidità dei movimenti” e che avrebbe permesso con quei movimenti di macchina di catapultare lo spettatore sul parquet, accanto ai protagonisti.

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“QUESTO È LO SHOHOKU”

Dopo un paio di minuti necessari ad abituarsi a questo tipo di resa visiva, ci si perde nella partita e non è possibile pensare ad altro, se non a un generico “Devo rimediare questa colonna sonora per tutte le prossime volte che vado a correre”. E non conta se quella storia l’hai già letta nel manga, se conosci già le battute, le smorfie, le esultanze e le spacconate di questa adorabile banda di teppisti: la cosa incredibile è che Inoue riesce a tenerti incollato all’azione fino all’ultimo decimo di secondo, all’ultimo canestro, mesmerizzato da una traduzione perfetta delle sue pagine su schermo. Dal turbinio di linee su carta a quello di figure in movimento, c’è tutto quello che ha reso anni fa il suo manga una colonna portante della storia del manga, sportivo e non.

Due ore volano via, e non vorresti mai che finissero, perché ti piacerebbe solo restare un altro po’ in compagnia di questi vecchi amici, che non vedevi da tempo, che hanno i tuoi anni anche se continuano ad essere dei liceali, e che non sono mai andati via. L’incrollabile capitano Akagi, la freccia Miyagi, il portatore di caos e poi tiratore infallibile Mitsui, il gran bassista carismatico (con una voce in giapponese perfetta per il ruolo) Rukawa, e ovviamente pure quello strano bonzo rosso che al momento giusto è pronto a ricordarvi che sì, la mano sinistra deve accompagnare soltanto.

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