Dracula: i 5 film più demenziali sul Vampiro per eccellenza

Dracula: i 5 film più demenziali sul Vampiro per eccellenza

Di Giulio Zoppello

All’ultimo morso o all’ultima risata? Dracula ha sempre ispirato la fantasia di molti ed era inevitabile che alla fine arrivassero anche parodie o variazioni tra le più folli e assurde, soprattutto durante gli anni ’70, quando il genere parve essere quasi in decadenza. Ora che Renfield, dal 25 maggio al cinema, porta Nicolas Cage nei panni del celeberrimo Conte della Transilvania, è forse l’occasione per guardare a come nel passato questo personaggio è stato deformato, cambiato, ora per far ridere, ora per aprire la strada a nuove idee.

Hotel Transylvania

Ormai 11 anni fa, Genndy Tartakovsky ci prende per mano e ci porta tutti quanti appassionatamente dentro il suo Hotel Transylvania, nel primo di una serie di lungometraggi divertenti, creativi, spumeggianti e zeppi di omaggi al cinema horror che fu. Deciso a tenere lontani dai pericolosi umani tutti i mostri, il Conte in questo Hotel ha costruito anche per la figlia Mavis quella che è una sorta di fortezza. Peccato che poi arrivi Jonathan “Johnny” Loughran a guastargli l’idea. Adam Sandler nell’originale ha saputo dare verve, carisma e anche il giusto grado di goffa sensibilità al Vampiro per eccellenza. Questo Dracula pretende di essere ancora la spaventosa creatura dei romanzi e del folklore ma, benché dotato di grandi poteri, è soprattutto un essere pieno di paura, apprensione ed eccessiva ansia paterna per la giovane figlia. Sovente involontariamente comico dato il suo essere ancorato ad un mondo del passato ormai senza più punti nel presente, questo Dracula è per forza di cose uno dei più divertenti e assieme innovativi vampiri che ci siano arrivati. Interessante come il tema famigliare e la tradizione, qui diventino spunto per un contrasto tra la parte “umana” di Dracula e quella vampiresca classica, rappresentata dalla sua casata d’origine.

Dracula Morto e Contento

Dato il successo del Dracula di Bram Stoker, era inevitabile che arrivasse la parodia. E chi meglio di sua maestà Leslie Nielsen in quegli anni ’90 poteva fare tutto questo? Dracula Morto e Contento è senza ombra di dubbio la parodia più folle mai fatta del celebre Vampiro. Il film diretto da Mel Brooks (e chi altri?) sostanzialmente segue pari pari quasi l’iter del capolavoro di Coppola, lasciando a briglia sciolta un Nielsen semplicemente sensazionale. Certo il film risulta una sorta di promessa non mantenuta a livello di scrittura, si accontenta in più di un’occasione di essere un’opera quasi obbligata, una serie di gag incollate l’una sull’altra. Distrutto dalla critica alla sua uscita, con il tempo è diventato una sorta di cult, di quelli che oggi servirebbero più spesso per ridare leggerezza all’industria. Rimane soprattutto una delle tante dimostrazioni dell’incredibile talento di attore comico di Nielsen, capace in più di un’occasione di salvare il tutto con una semplice smorfia e con il suo sguardo perso, mentre rende il Signore della Valacchia uno concentrato di sfiga e ridicolaggine a dir poco incredibile.

Amore al Primo Morso

Nel 1979 Stan Dragoti dirige un algido e bravissimo George Hamilton in quello che è senza dubbio il film comico migliore di sempre sul celebre Vampiro. Nato come una sorta di scommessa tra Hamilton e lo sceneggiatore Kaufman, Amore al Primo Morso è il tipico esempio di sana e genuina commedia fatta con intelligenza e capacità di omaggiare un genere pur connettendolo alla risata. Qui Dracula è finito a New York, dove fa fatica ad ambientarsi, appare completamente fuori posto ma non rinuncia ad esibirsi in modo alquanto maldestro con i suoi poteri soprannaturali. Grande successo di pubblico e critica, Amore al Primo Morso si collega non solo ai vecchi film dei vampiri, ma anche al vecchio cinema comico di un tempo, fatto di espressività visiva e mimica, più che di battute o parole. Per quanto possa sembrare paradossale, al contrario di altri film qui il personaggio di Dracula non viene decostruito, ma semplicemente rimane tale e quale. È calato però in questo XX secolo che di nobiltà, misteri e buone maniere non pare sapere che farsene. Rimane anche un curioso esempio di come confrontare la società di un tempo, quella europea in un certo senso, con la modernità d’Oltreoceano, di quel decennio per certi versi contraddittorio.

Blacula

Quando la blaxploitation regnava sovrana nei funkissimi anni ’70 e il cinema e la televisione ci sommergevano di personaggi afroamericani nei generi più disparati, William Crain pensò bene di fare la storia. Blacula del 1972 è uno dei cult per eccellenza di quel decennio, ha in William Marshall il primo vampiro nero di cui ci si ricordi, capace di aprire ad un rinnovamento e ad un nuovo corso di sperimentazione particolarmente intrigante in quel periodo. Film semplicemente assurdo eppur geniale nella sua dimensione parallela ai topoi del genere, per quanto sempre connesso fedelmente ad un cinema horror tra i più genuini, Blacula dimostrò come creare uno spin-off sensato e creativo. Per quanto curioso, forse anche troppo in alcuni elementi, ha nell’interpretazione di Marshall un grandissimo pregio, con cui la figura del vampiro diventa più vicina a quella del dannato inseguito dalla malasorte, che del villain tout court. Da sottolineare anche la fichissima colonna sonora funk e R&B a dir poco scoppiettante e follemente fuori contesto, che poi fu imitata molteplici volte di lì in avanti.

Renfield

Ultimo arrivato è questo curioso film, diretto da quell’audace folle che risponde al nome di Chris McKay e nato quando la Universal pensava di poter rilanciare i suoi mostri, in quell’universo cinematografico che invece è finito nel dimenticatoio con la Mummia di Tom Cruise. Protagonista è Renfield (Nicholas Hoult) il fido serve di sua oscurità Dracula (un Nicolas Cage fuori come un balcone). Renfield ormai da troppo tempo è costretto ad essere il servo del Vampiro e cerca con ogni forza di tirarsi fuori da questa relazione tossica. Inutile dire che Cage, fedele e coerente al suo percorso di questi ultimi anni, si scatena in un’orgia di smorfie, sguardi allucinati, rabbiosi digrignate, connettendosi soprattutto al passato del personaggio cinematografico. In lui vi è l’evidente decostruzione del mito di Bela Lugosi, ma più in generale del personaggio canonico, qui a volte volontariamente ridicolo per quanto sanguinario, megalomane e in realtà molto meno “regale” di quanto egli stesso pretenda di essere. Il film potrà piacere o meno, è volutamente eccessivo e non si prende sul serio, ma Cage ruba lo schermo ad Hoult ogni volta che appare e questo Dracula è tra i più eccessivi e follemente divertenti che si ricordino.

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