A casa tutti bene: arriva la stagione 2, ne parliamo con i protagonisti e con il regista Gabriele Muccino

A casa tutti bene: arriva la stagione 2, ne parliamo con i protagonisti e con il regista Gabriele Muccino

Di Filippo Magnifico
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Dal grande al piccolo schermo. Nato come film nel 2018, A casa tutti bene ha trovato nuova vita nel 2021 con una serie, sempre firmata da Gabriele Muccino a(lla sua prima esperienza televisiva), che ora torna con la seconda stagione, in arrivo il 5 maggio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Il trailer

Gabriele Muccino torna a cimentarsi con il mondo della serialità e lo fa con la più totale libertà artistica. Ne abbiamo recentemente parlato con lui e con Francesco Scianna (Carlo), Silvia D’Amico (Sara) e Simone Liberati (Paolo), nel corso di un’intervista roundtable che ci ha permesso di conoscere meglio la serie, i suoi protagonisti e anche l’approccio che Muccino ha non solo nei confronti della settima arte, ma del mondo intero.

Ho avuto una libertà artistica assoluta che secondo me non è la regola. Come quando ho fatto il mio film a Hollywood con Will Smith, pensavo che Hollywood fosse quella lì, con lui che mi proteggeva, nessuno che invadeva il campo e i produttori stavano dieci passi indietro. Quando ho smesso di lavorare con lui ho capito che Hollywood era tutta un’altra bestia. Credo che questa sia un po’ la stessa cosa: ho il privilegio di aver lavorato con chi mi ha dato piena fiducia e carta bianca.

Lavorare ad una serie ha i suoi vantaggi e regala molte soddisfazioni:

Il mondo della serialità mi ha fatto apprendere delle cose importanti, come poter raccontare meglio i personaggi e quindi anche le complessità umane. Le racconti molto meglio quando hai il tempo per farlo.

E, in un certo senso, permette di osare di più, senza troppe preoccupazioni.

Il vantaggio della televisione è che non pensi a come promuovere il tuo film, perché non devi portare la gente al cinema a staccare il biglietto. Quello era un limite che io non sapevo di avere ma avendo tolto il box office e la paura di non portare la gente al cinema, ho tolto anche una parte di me che si era sempre limitata nell’esplorare l’animo umano e dire delle cose anche molto spiacevoli, provocatorie dal punto di vista morale.

Chi ha visto A casa tutti bene lo sa, si tratta di una serie che affronta tematiche particolarmente oscure, che trascina i suoi personaggi in un baratro personale dal quale sembra quasi impossibile uscire. Una rappresentazione che riflette, per certi versi, la concezione del mondo secondo Muccino. Perlomeno la concezione del mondo contemporaneo:

Io credo che quello che stiamo vivendo sia un momento molto tragico per la storia dell’uomo perché non è mai successo prima. Tutte le altre cose sono già successe, le guerre si sono sempre fatte, le famiglie sono sempre state disfunzionali, le colpe dei padri sono sempre ricadute sui figli. Ci sono sempre stati dei Caino che uccidevano gli Abele e sempre i proibiti che ti condannavano all’inferno, ma l’uso dei social ha creato una disfunzione tangibilissima negli adolescenti, a livello prestazioni che devono dare, offrire alla società. Ci troviamo in un momento storicamente molto scuro, secondo me, non ci sono sogni rivoluzionari, non ci sono ideali come quelli degli anni ’70, si va a cancellare tutto quello che è accaduto negli ultimi 50 anni. C’è una marcia indietro sui diritti degli uomini, delle donne, dal femminismo all’ecologia. C’è una sorta di meccanismo che si è inceppato con un revisionismo storico forte, pesante, che è tangibile. Forse se questa serie è così oscura, è così pessimista, è anche perché in questo momento lo sono anch’io.

Una concezione del mondo che si riflette, appunto, sui protagonisti di questa storia. Personaggi per cui è molto facile provare empatia ma che, dal punto di vista puramente morale, sono decisamente contorti.

Io non volevo lucidare le bambole impolverate. Quello che ho chiesto spesso agli attori era che il loro personaggio fosse consapevole della propria condizione, questo permette allo sconfitto di essere un antieroe come nella migliore commedia italiana in cui abbiamo visto tanti antieroi, da Sordi e Gassman. C’è una lunghissima carrellata di antieroi nel nostro cinema ma l’antieroe per essere antieroe deve essere consapevole della propria condizione di sconfitto. La consapevolezza nella nostra serie è la condizione fondamentale perché l’antieroe non sia respingente.

A tal proposito Silvia D’Amico ha aggiunto:

Gabriele ci ha messo in una condizione specifica. È come se lui fosse stato il burattinaio, ha creato queste storie, questi mulinelli, questi vortici. Ha preso ognuno di noi esseri umani/attori, ci ha spogliato di qualsiasi tipo di pregiudizio, di empatia rispetto a questi personaggi, ci ha fatto essere quella cosa lì e ci ha buttato in mezzo a questo vortice, rendendoci più umani degli umani.

Un metodo che a quanto pare funziona, perché ti spinge a superare i tuoi limiti.

La cosa più sorprendente di Gabriele è che ti porta a fare delle cose che neanche tu come persona crederesti di riuscire a fare. Invece lui attraverso il racconto e l’arco dei personaggi, quest’anno anche contro ogni tipo di aspettativa perché per esempio Sara l’avevamo lasciata in una situazione devastante, ha creato delle situazioni di riscatto, delle situazioni sempre esperienziali che fanno parte sia della storia che racconta che di noi attori che interpretiamo quel personaggio.

Per Francesco Scianna quella con Gabriele Muccino è una lunga storia d’amore (professionale):

Diciamo che Gabriele è la mia storia d’amore più lunga, la nostra relazione prosegue da 14 anni è un record per me a livello di amore. È stato ed è un viaggio incredibile perché quando ho ricevuto la stesura della seconda stagione ho avuto due settimane di turbamento importante, mi sono detto: “Io non ce la faccio, non so come affrontare umanamente quindi da personaggio gli accadimenti di questa stagione”. Quello che poi accade sempre con Gabriele è che l’esperienza professionale diventa un dono che lui ti fa nella vita, perché Gabriele è un regista di anime, è un regista che ti chiede di liberarti totalmente.

Infine, Simone Liberati ha parlato del percorso del suo personaggio:

Il mio personaggio esce dalla prima stagione molto traumatizzato. Vive un evento scioccante e prova in tutti i modi a riconquistare quello che è l’unica cosa che sostanzialmente lo mantiene in vita, nel vero senso della parola, l’unica cosa che gli ha dato gioia, gli ha dato felicità, che è il figlio. Se nella prima stagione cercava di ricostruire, riallacciare i rapporti con il figlio, qui vuole riappropriarsi di qualcosa che è l’unica possibilità per vivere una vita felice. Decide addirittura di togliere il figlio alla madre, il che lo porterà a vivere una lotta legale atroce, perché Paolo vivrà delle situazioni devastanti dal punto di vista emotivo e psicologico.
Però la cosa bella che appartiene a Paolo, e in generale appartiene a tutti i personaggi, è che ha bisogno d’amare per vivere, ha bisogno di sentirsi libero.

Concludendo con una considerazione rivolta a tutti noi spettatori:

Sono sicuro che le persone quando guarderanno la serie ne usciranno trasformate.

Piccola nota finale: nel corso della roundtable, Gabriele Muccino ha confermato che a settembre inizieranno le riprese del suo suo nuovo film per il cinema. Ma a parte questa piccola informazione, è ancora tutto avvolto da un alone di mistero.

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