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Tetris: un incastro internazionale

Pubblicato il 02 aprile 2023 di DocManhattan

In realtà la cosa veramente incredibile di Tetris, il film (disponibile da venerdì su Apple TV+) di Jon S. Baird interpretato da Taron Egerton e incentrato sulla battaglia legale per portare Tetris sul Game Boy di Nintendo, non è che è tratto da una storia vera, ma che non racconta neanche tutta quella pazzesca vicenda. Siamo nel 1988: Henk Rogers, uno sviluppatore di giochi olandese che è cresciuto negli USA e vive in Giappone, scopre a una fiera di Las Vegas Tetris, questo gioco russo che sta già spopolando sui personal computer e sta per far impazzire il mondo. Rogers, già con il fiato della banca sul collo per i suoi precedenti tentativi di sfondare nel settore, tenta allora il tutto per tutto per accaparrarsi i diritti di Tetris per la nuova console portatile che Nintendo sta per lanciare. Gli unici ostacoli? La Mirrorsoft del magnate Robert Maxwell, il figlio di Maxwell, il KGB, gli agenti corrotti del KGB che vogliono riempirgli la faccia di cazzotti, la Atari e – sostanzialmente – buona parte del mondo che gli rema contro, pare.

STRETTI COME TETRAMINI

Il film di Jon S. Baird (Stanlio & Ollio) scorre in modo nel complesso piacevole, per quanto alcuni personaggi sfiorino il macchiettistico, alcuni palazzoni sovietici siano credibili come gli sfondi di Sky Captain and the World of Tomorrow e più volte la confezione abbia un sapore un po’ troppo televisivo (del resto: è su una TV che l’ho visto). Va comunque apprezzato il fatto che hanno affidato il ruolo dei russi a degli attori russi, e quello dei giapponesi a degli interpreti nipponici. Se vi sembra scontato, beh, non è sempre così.

Egerton è comunque come al solito molto in parte, la trama talmente fuori di testa da a) tener desta l’attenzione, b) far sembrare il tutto un’esageratissima spy story a base di luoghi comuni narrativi sulla Guerra Fredda. In realtà, come si può evincere recuperando su YouTube un documentario della BBC di qualche anno fa che ricostruisce l’accaduto, Tetris: From Russia with Love, nomi, eventi e dinamica degli stessi sono quelli.

Una battaglia a colpi di fax e poker face, da cui nasce l’amicizia tra Henk Rogers e l’uomo che Tetris lo aveva creato quattro anni prima, Alexey Pajitnov, e che ai tempi lavorava per l’ELORG, l’azienda di stato russa che gestiva software e hardware oltre la cortina di ferro.

“È COMUNQUE HOLLYWOOD”

Rogers e Pajitnov – diventeranno in seguito soci e creeranno nel ’96 la Tetris Company – hanno svolto un ruolo di consulenti per il film e offerto dei suggerimenti, ma Rogers ha anche sottolineato che si tratta pur sempre di un film di Hollywood, perciò “diverse cose che si vedono nel film non sono successe realmente”. C’è, in buona sostanza, un po’ di dramma aggiunto per insaporire la vicenda, svoltasi nella gelida, in più di un senso, Mosca del tempo. Una città in cui l’impero sovietico stava crollando, i giovani avevano voglia di libertà di parola e Coca Cola, e le spie pensavano a riempirsi le tasche, il tutto incartato in una confezione di paranoia.

E quindi, ad esempio, il vero Rogers sapeva da subito per chi lavorava quella tipa lì, niente plot twist. E, ovvio, non c’è stata nessuna fuga rocambolesca in auto verso l’aeroporto. Una fuga che i produttori hanno voluto proprio inserire a tutti i costi, dice Rogers, nonostante le perplessità dei protagonisti. Ché, aggiungo io, evidentemente volevano un momento GTA old school, così, de botto.

IL RESTO (C’È DEL RESTO)

All’inizio dicevamo che l’affaire Tetris è stato perfino più intricato di quello che il film racconta. Si accenna solo di sfuggita al coinvolgimento di Atari, che i diritti per la versione Nintendo a 8-bit del gioco li ha avuti solo per quattro settimane e poi è stata costretta a ritirare e distruggere le sue copie, per lasciare campo libero alla stessa Nintendo. O alla morte misteriosa di Maxwell, precipitato non si sa come in mare dal suo yacht. E, soprattutto, non si fa menzione dell’amico di Alexey Pajitnov, lo psicologo Vladimir Pokhilko, il primo a condurre test psicologici con Tetris, e in seguito socio dello stesso Pajitnov prima e dopo il trasferimento negli USA. E se non se ne parla non è solo per amor di semplificazione, ma probabilmente per la fine terribile dell’uomo, che si tolse la vita dopo aver ucciso moglie e figlio e lasciò una lettera delirante in cui si definiva il diavolo.

Ma al di là di questo, se volete un quadro il più possibile completo sulla vicenda, oltre al documentario citato in precedenza c’è il libro a fumetti di Box Bronw, Tetris, pubblicato in Italia anni addietro da Panini. Ah, quella cosa che viene detta nel film, che giocando troppo a Tetris si sognano i tetramini? Non solo è vera, come può testimoniare chiunque sia stato impallinato per il gioco (eccolo!), ma ha anche un nome – Effetto Tetris – e non riguarda solo i videogiochi. Per chiudere il cerchio, Tetris Effect è stato scelto alcuni anni fa come titolo di una nuova, bellissima versione giapponese del gioco per PS4 e altre piattaforme.

Buoni sogni di quando-arriva-il-pezzo-lungo a tutti.