Shazam! Furia degli dei è il cuore pulsante del DC Universe

Shazam! Furia degli dei è il cuore pulsante del DC Universe

Di Lorenzo Pedrazzi

Sarebbe davvero un peccato se Shazam cadesse vittima dell’epurazione del DC Universe, ora che James Gunn e Peter Safran sono a capo del progetto. Fra tutte le saghe di supereroi, il fu Capitan Marvel ha trovato la formula di un buon cinema per ragazzi che parla la stessa lingua del suo pubblico, e Shazam! Furia degli dei ne è la prova definitiva: pur aumentando il carico spettacolare, il regista David F. Sandberg e lo sceneggiatore Henry Gaiden – qui affiancato da Chris Morgan – si mantengono sulla rotta già tracciata dal primo film, incrementandone le ambizioni di pari passo con la crescita dei protagonisti.

I casi recenti di Scream 6 e John Wick 4 hanno dimostrato con esiti opposti che i franchise puntano sul gigantismo per sopravvivere alla prova del tempo, ma Shazam riesce a farlo con discrezione, senza stravolgere la sua natura. Ciononostante, la maggiore portata della minaccia è evidente fin dalla scena iniziale: ad attaccare la Terra sono infatti Hespera (Helen Mirren), Kalypso (Lucy Liu) e Anthea (Rachel Zegler), le potenti figlie di Atlante, determinate a riappropriarsi dei poteri che il mago Shazam (Djimon Hounsou) sottrasse agli dei per consegnarli ai mortali. I suddetti poteri sono ora nelle mani di Billy Batson (Asher Angel / Zachary Levi) e della sua famiglia, che lavorano insieme per proteggere Philadelphia. La situazione però non è sempre idilliaca: i membri della Shazam Family – soprattutto Freddy Freeman (Jack Dylan Grazer / Adam Brody) – vogliono stare sempre più per contro proprio, e Billy teme che il gruppo si stia disgregando.

Le preoccupazioni dell’eroe sono frutto dei suoi numerosi traumi. Billy è stato rifiutato per gran parte della sua vita (prima dalla famiglia biologica, poi dalle istituzioni che non sapevano come gestirlo), e i genitori adottivi sono stati i primi a dargli una vera casa. Ritorna qui un leitmotiv che sentiamo spesso nel cinema contemporaneo, soprattutto quello post-pandemico: da Tori e Lokita a Marcel the Shell, passando per The Quiet Girl e altri ancora, ci siamo rimessi a cercare un rapporto con l’altro, dando voce a un’esigenza sia fisica sia emotiva. E l’altro è spesso rintracciabile nella famiglia allargata, o comunque non convenzionale, non necessariamente biologica; insomma, quella che incontriamo lungo il cammino, che scegliamo. Shazam! Furia degli dei ci offre una rilettura avventurosa di questo bisogno, ma la sua importanza non ne viene affatto diluita. Non a caso, la chiave di volta sarà un sacrificio d’amore: il mettere da parte sé stessi (o le proprie paure) per il bene di chi si ama.

Sandberg si rivela ancora una volta un mattacchione dal cuore d’oro, capace di trovare il giusto equilibrio tra umorismo, azione e sentimento, ma anche tra la nostalgia per i vecchi fantasy e il respiro postmoderno degli attuali blockbuster. L’autoconsapevolezza non manca, certo, ma non è chiassosa ed esasperata come altrove: giocare con i topoi supereroistici e con i riferimenti pop significa condividere lo stesso immaginario dei giovani spettatori, che in tal modo si sentono più facilmente rappresentati dai protagonisti. Gaiden e Morgan, peraltro, hanno il merito di far parlare i membri della Shazam Family come veri bambini o adolescenti, non come gli adulti in miniatura cui Hollywood ci ha abituati. A questo proposito, la nuova centralità di Freddy Freeman casca a fagiolo. Da un lato permette al sequel di sfruttare la bravura e la fama di Jack Dylan Grazer (chiaramente la star del gruppo), dall’altro permette al pubblico di entrare in connessione con l’anima più entusiasta e fragile della famiglia, eppure capace di superare i suoi limiti apparenti.

Anche perché stavolta il nemico sembra quasi invincibile, e la classe di Helen Mirren si presta benissimo a interpretare un’avversaria tanto pacata quanto spaventosa, ma impeccabile persino nei momenti comici (spassosissima la scena della lettera). In effetti, Shazam! Furia degli dei è il feel good movie supremo nel campo dei supereroi: un blockbuster dove ci si commuove e ci si diverte parecchio, al punto da sorvolare su qualche passaggio forzato o semplicistico della sceneggiatura. Ciò che conta di più sono le diverse espressioni dell’amore (genitoriale, filiale, fraterno, amicale, romantico) che si alternano le film, e che pompano il sangue nelle vene di un’avventura spettacolare, ricca di combattimenti, mostri e magie, ma soprattutto di umanità. Se i nuovi capi dei DC Studios glielo permetteranno, Shazam potrà continuare a essere il cuore pulsante di questo universo narrativo, qualunque cosa gli riservi il futuro.

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