Cinema

Gary Oldman ha sempre saputo stupirci come nessun altro

Pubblicato il 21 marzo 2023 di Giulio Zoppello

Gary Oldman occupa un posto di prima grandezza nella storia del cinema, certamente non solo britannico. Londinese doc, cresciuto in condizioni familiari molto difficili e complicate, trovò nel suo talento recitativo la chiave di volta di una vita che lo ha visto, dagli anni ’70 in poi, acquisire una centralità assolutamente unica nel panorama internazionale. Oldman è stato ogni tipo di personaggio immaginabile, si è confrontato con più generi cinematografici di qualsiasi altro, ha saputo convincere sempre, di fatto spostando sempre più in alto l’asticella di un percorso unico per fascino e varietà. Quelli che seguono sono i cinque film dove è riuscito a superarsi, ad affascinare, ad affermarsi come il miglior interprete della sua generazione.

State of Grace

Tra i più bei crime movies degli anni ’90, State of Grace di Phil Joanou ebbe solo la grande sfiga di uscire sostanzialmente assieme a quel capolavoro di Quei Bravi Ragazzi di Scorsese. Flop doloroso al botteghino, permise però a Gary Oldman di mettersi ancora una volta alla prova con un personaggio assolutamente proibitivo: Jackie Flannery. In una New York contesa da italiani e irlandesi, Oldman interpretava questo gangster, fratello minore del boss Frankie (un grande Ed Harris), che riaccoglieva a braccia aperte l’ex amico di gioventù Terry (Sean Penn), in realtà detective infiltrato con il compito di smantellarne l’organizzazione.
Gary Oldman ha saputo fare del suo Jackie, uno dei migliori criminali mai visti sul grande schermo, tratteggiando anche un simbolo di amicizia virile di grande fascino. Imprevedibile, violento, instabile, totalmente privo di raziocinio e senso della misura, è però anche impossibile da non ammirare per l’affetto incondizionato che riversa su coloro ai quali tiene, al contrario del fratello maggiore, di base una sorta di gelido e spietato boss, che infine lo ucciderà per evitare ogni possibile ripercussione sulla sua organizzazione. Oldman si muove costantemente sopra le righe, tratteggia un personaggio disperato, solo, da certi punti di vista una sorta di rocker grunge. Al netto della sua pericolosità, Jackie ci sembra anche fondamentalmente indifeso rispetto al mondo in cui vive. In lui risplende tutta la sua miseria, la criminalità di strada, fatta di uomini destinati a morire sull’asfalto, in un vicolo o in un fossato, incapaci di cambiare e di essere diversi da ciò che sono.

Dracula di Bram Stoker

Ancora oggi il film di Francis Ford Coppola è considerato almeno in parte divisivo, per la totale rilettura che dette non solo e non tanto del mito connesso a Vlad Dracula, ma dello stesso genere vampiresco, che decise di connettere al melodramma amoroso, andando in perfetta controtendenza a ciò che era sempre stato fino a quel momento. Semplicemente meraviglioso dal punto di vista visivo, in grado di onorare il passato più remoto di quel genere cinematografico così come le atmosfere gotiche del romanzo, Dracula di Bram Stoker ha avuto da Gary Oldman una delle interpretazioni più iconiche di sempre del genere horror, in grado di atterrire e allo stesso tempo commuovere il pubblico. Oldman sfoggiò ancora una volta la sua incredibile adattabilità linguistica, riuscendo ad evitare con pieno merito di rendere il suo Conte della Valacchia una sorta di caricatura dell’est Europa. L’attore londinese ci donò un Dracula affascinante, ossessionato dal proprio dolore, ma allo stesso tempo anche pericolosissimo, astuto manipolatore e spietato predatore notturno. Carico di un sex appeal semplicemente irresistibile, Gary Oldman creò anche una sorta di omaggio al concetto di rock star, che proprio in quegli anni andava a scomparire dopo i fasti del decennio precedente. Grazie ad una chimica di altissimo livello con un’altrettanto brava Winona Ryder, Oldman cemento la propria Legacy come divo trasversale presso il pubblico ridefinendo il concetto stesso di vampiro cinematografico.

The Darkest Hour

Winston Churchill rimane, a dispetto degli ultimi anni caratterizzati da una rilettura grossolana del nostro passato storico, una delle figure più decisive, affascinanti e importanti del XX secolo. Tantissimi attori sul piccolo e grande schermo si sono cimentati nel tentativo di darcene una rappresentazione quanto più possibile vicina alla realtà. Eppure, nessuno come Gary Oldman nel bellissimo The Darkest Hour di Joe Wright ha saputo rendergli giustizia. Non fu un caso che finalmente, proprio grazie a questa sua straordinaria prova d’attore, Oldman è riuscito ad ottenere quella statuetta dall’Academy che avrebbe grandemente meritato già in precedenza. Il suo Churchill è uno dei ritratti cinematografici più vicini alla verità storica che si siano mai visti, un uomo sgradevole, narcisista, egocentrico eppure allo stesso tempo incredibilmente carismatico, politico geniale e acuto, leader impavido, ci viene mostrato nei giorni più drammatici per l’Inghilterra, in quel 1940 dove le forze dell’asse travolgevano ogni cosa sul continente. Con ogni probabilità è una delle interpretazioni maschili più importanti del XXI secolo, in virtù non solo e non tanto della trasformazione fisica, ma anche dello straordinario lavoro sulla voce, dell’espressività che scaturisce dagli occhi di un Gary Oldman in stato di grazia. Più che un biopic o un film storico, questo rimane un film connesso a Nietzsche, a quell’idea del singolo che fa la storia. Nessun altro attore ci sarebbe potuto riuscire.

La Talpa

Semplicemente uno dei più grandi film di spionaggio di tutti i tempi, osannato dalla critica e anche dal pubblico (per una volta) La Talpa rimane anche uno dei più bei film britannici degli ultimi 25 anni. Ispirato dall’omonimo romanzo del 1974 di John le Carré, diretto con mano elegante da Tomas Alfredson e con una sceneggiatura fantastica, il film è ambientato nel 1973 e ci guida dentro un intricato labirinto dove al centro, vi è il caos che regna nei Servizi Segreti di sua Maestà. Oldman, coadiuvato da un cast stratosferico che comprendeva Colin Firth, Benedict Cumberbatch, Mark Strong, John Hurt, Tom Hardy, Ciriàn Hinds, Toby Jones e Kathy Burke, interpretava l’iconico George Smiley, il protagonista del ciclo narrativo di le Carré. Film semplicemente ipnotico per raffinatezza, complessità dell’intreccio e caratura attoriale, La talpa ha nel suo Smiley uno degli agenti segreti più realistici, originali e storicamente accurati di sempre. mettendo completamente da parte la dimensione avventurosa e glamour di un James Bond, l’atletismo ieratico di un Jason Bourne o James Hunt, Oldman riesce però anche a staccarsi dalla sacralità della figura del detective freddo e geniale alla Sherlock Holmes. Il suo Smiley è un uomo, un uomo e basta, abile, intelligente, ma attraversato anche da grandi vulnerabilità, da umanissimi difetti virgola che però riesce per un umile senso del dovere e quel patriottismo scevro da fanatismo tipicamente inglese, a trovare il bandolo della matassa. Prima Candidatura agli Oscar per Oldman e una valanga di premi in tutto il mondo.

Leon

Di villain Gary Oldman ne ha interpretati tantissimi, come in Air Force One o Il Quinto Elemento, ma nessuno è stato più affascinante, iconico e pazzesco di Norman Stansfield, uno degli sbirri più folli, sadici e malvagi che il cinema ci abbia mai dato. In Leon di Luc Besson, forse l’action europeo definitivo per antonomasia, Gary Oldman si lascia completamente andare, va a briglia sciolta, ben oltre ogni eccesso, regalandoci una performance semplicemente leggendaria. Il suo Norman è forse il peggior nemico che si possa avere, un uomo che si fa forza del potere della divisa e allo stesso tempo abbraccia l’eversione.
Ciò che lo rende inquietante è anche la sua dimensione realistica, perché in fin dei conti tra Italia, Francia e Stati Uniti, negli ultimi decenni sono stati molti i criminali in divisa della sua fattispecie che hanno seminato morte e caos. Dal punto di vista espressivo, forse il vertice della sua carriera, per come alla fin fine guardando Stansfield, si ha l’impressione di avere a che fare con un essere demoniaco, una creatura dannata e assetata di sangue, non più un semplice poliziotto corrotto. Di certo una performance con cui riuscì anche a lasciarsi alle spalle il peso del suo Dracula, ad uscire da una possibile gabbia che avrebbe potuto fermarne la carriera.