Era Ora: la recensione del film Netflix con Edoardo Leo e Beatrice Ronchi

Era Ora: la recensione del film Netflix con Edoardo Leo e Beatrice Ronchi

Di Giulio Zoppello

Le vie di Netflix sono infinite, o meglio così potremmo intitolare Era Ora, film presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma diretto da Alessandro Aronadio e scritto da quest’ultimo assieme a Renato Sannio, di fatto un remake dichiarato di Long Story Short di Josh Lawson. Se l’impatto non era stato particolarmente significativo durante la rassegna capitolina, in questo momento il film italiano sta però conoscendo un successo planetario tanto imprevedibile quanto massiccio. Ma davvero questa rom com merita tutta questa considerazione?

Il dramma di vivere per lavorare

Protagonista è Dante (Edoardo Leo), quello che potremmo tranquillamente definire l’immagine fatta e finita di cosa Milano chieda oggi ai suoi abitanti: vivere per lavorare e non più lavorare per vivere.
Dante però sembra trovarsi assolutamente bene in questa situazione, perché bene o male per lui il lavoro è la cosa più importante, anche più della sua vita privata, della sua fidanzata Alice (Barbara Ronchi), conosciuta per caso ad una festa di Capodanno ma che ora trascura.
Questa sua l’incapacità di dare il giusto peso alle relazioni e ai sentimenti rispetto al lavoro, riguarda anche il suo relazionarsi con il padre, affetto dal morbo di Alzheimer, così come la capacità di arrivare in orario o meno agli appuntamenti, il dare peso ai momenti che ci ricordano come il tempo, sia la nostra moneta più importante. Arrivato in ritardo anche alla festa per i suoi quarant’anni, Dante viene aspramente rimproverato dall’amico Valerio (Mario Sgueglia), ma non mostra chissà quale pentimento.
Detto fatto, la mattina dopo quando si sveglia, si rende conto che è come se fosse già passato un anno in poche ore. Tra poco, infatti, si festeggerà il suo quarantunesimo compleanno. Come se non bastasse Alice ora aspetta un bambino. Sperando di essere in preda ad una allucinazione o un qualche scherzo, Dante va di nuovo a dormire ma il mattino dopo scopre che un altro anno è passato, e ora ha una bambina che si chiama Galadriel. All’uomo non resta che abbracciare una sinistra certezza: la sua vita se ne sta andando ad una velocità innaturale, senza che lui possa fare nulla per evitarlo. O forse sì? Per Dante comincerà una progressiva ricerca di una soluzione ma assieme anche un percorso di riscoperta delle priorità della sua vita.

Un film italiano diverso dalla solita commedia

Era Ora si nutre di una sceneggiatura tanto apparentemente essenziale, quanto in ultima analisi assolutamente efficace, perché universale nel suo messaggio, nei due personaggi principali, in particolare nel protagonista. Edoardo Leo presta il suo viso nervoso e corrucciato a quest’uomo incapace di dominare il lato peggiore della propria personalità, ma soprattutto di staccarsi da una visione assolutamente meccanica della vita. Aspetto assolutamente fondamentale, è come al film manchi sia la volontà di essere eccessivamente leggero, scanzonato e assolutamente privo di una visione consolatoria, sia allo stesso tempo quanto non si dimentichi mai di voler comunque essere un film fatto di sentimenti, di rapporti umani, onde per cui lo sguardo di Aronadio è sì in disparte ma non per questo neutrale.
Il risultato finale è senza ombra di dubbio apprezzabile, per quanto il definirlo cinema di genere da parte di una frazione della critica nostrana forse appaia eccessivo, dal momento che Era Ora non ha altra intenzione se non quella di offrirci la riedizione di un tema classico. Lo fa con un racconto in cui tutti possiamo riscoprirci, abbandonati come siamo in questa valle di lacrime che non ci permette mai veramente di vivere come vorremmo, come sappiamo sarebbe giusto. Il tempo domina tutto l’iter diegetico, così come fecero due cult quali Ricomincio da Capo o Cambia la tua vita con un click che questo film riporta spesso alla mente. L’elenco in realtà potrebbe allungarsi, perché in fin dei conti la lotta dell’umanità contro le lancette che scorrono, è sempre stata al centro di una parte importante di narrazione, quella concentrata a farci accettare i nostri limiti, le nostre possibilità e di conseguenza darci un’altra prospettiva su cosa conti veramente nell’esistenza.

Un successo che ci dice molto del nostro mondo

Era Ora in più di un momento inquieta, spaventa con il suo protagonista, che pare essere assolutamente incapace di invertire quel circolo vizioso, ed allora ecco spuntare la capacità umana di adattamento o meglio di sopportazione della mala sorte. Questo dona al film la possibilità di esprimere tonalità che vanno dall’allegro al malinconico, dalla leggerezza più gradevole al pessimismo esistenziale più graffiante.
La cosa più interessante di questo film è come alla fine riesco a far riflettere in modo diverso su temi già affrontati, parlandoci soprattutto del nostro presente, quello di cittadini che ancora più che nel passato, sono costretti ad un continuo sacrificio: quello della propria esistenza.
Tutto questo ci arriva da un film che evita di ripetere i cliché già visti in altre pellicole simili per ambientazione e finalità, lo fa soprattutto grazie ad Edoardo Leo, umanissimo e sempre convincente nei panni di quest’uomo spaesato, perso dentro ad un incubo. Dante alla fin fine non ha altra scelta che considerare l’errore capitale compiuto dando le priorità sbagliate al proprio viaggio su questa terra.
Certo, Era Ora non per questo deve essere incorniciato per essere più di quello che è in realtà: una commedia agrodolce sensibile e incisiva. Non siamo di fronte ad un nuovo capolavoro del cinema italiano, ma certo deve far riflettere il fatto che una pellicola così sottostimata di partenza, sia riuscita a conquistare un consenso così ampio nelle classifiche internazionali. Qualcosa di rivelatore sulla realtà dell’omologazione del pubblico? Forse, ma anche su quello che riguarda la semantica delle problematiche che il cinema narra, come le nostre vite si siano sempre più avvicinate verso un’inquietante rassomiglianza negli aspetti più negativi.

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