SerieTV The Doc(Manhattan) is in
Neil Druckmann, sceneggiatore e direttore creativo del videogioco e co-showrunner della serie HBO, non è l’unica figura coinvolta nella serie di The Last of Us ad aver preso parte ad entrambe le incarnazioni dell’avventura di Joel ed Ellie. Qualche giorno fa abbiamo avuto la possibilità di chiacchierare con Jeffrey Pierce, attore e doppiatore che nei due capitoli dell’avventura di Naughty Dog ha prestato voce e volto (per il motion capture) a Tommy, il fratello di Joel, e che in TV era il Perry dei rivoltosi di Kansas City.
Ex modello, Jeffrey Pierce ha iniziato a recitare a fine anni 90, apparendo in film come S1m0ne di Andrew Niccol e The Foreigner – Lo straniero di Michael Oblowitz. In diretta da casa sua, sorridente e affabile, Pierce ci ha raccontato innanzitutto come è stato per lui tornare a visitare un mondo che conosceva così bene, passando dalle riprese per il motion capture del gioco – la tecnologia che permette di tradurre in digitale aspetto, espressioni e movenze di un attore – ai set del The Last of Us televisivo in Canada:
“Una delle cose che mi ha sorpreso di più quando ho lavorato per la prima volta al motion capture è che era un po’ come lavorare a teatro: c’è solo la tua performance, e a un attore si chiede quello che si chiederebbe a Broadway. Ho adorato quel lavoro, perché serve molta immaginazione, e questo ti riporta alle radici del tuo amore per la recitazione.”
“Muoversi sui set che hanno costruito per questo show, specialmente per l’episodio 5, è stato diverso. Hanno costruito l’intero quartiere che avete visto nell’episodio, partendo da un parcheggio. L’unica CGI che hanno aggiunto è per il cielo, tutto il resto era reale. E incredibile. Hanno tirato su 15 o 20 strutture di palazzi e ne hanno realizzato la facciata, fin nei minimi dettagli. Recitare in un set realizzato con tanta cura ti obbligava a onorare con il tuo lavoro quegli sforzi. Faceva freddo e abbiamo girato di notte, ma è stata di sicuro una grande esperienza, molto speciale, di cui mi sono goduto ogni momento.”
Ho chiesto allora a Jeffrey la sua percezione del gruppo rivoluzionario guidato da Kathleen. Non sono Fedra, non sono le Lucciole e dovrebbero essere i cattivi di quei due episodi. Ma Perry non sembra un cattivo da serie TV…
“Già. Penso che Neil e Craig [Druckmann e Mazin] volessero davvero raccontare di un mondo in cui non sei necessariamente buono o cattivo. Noi siamo le cose che facciamo, le scelte che prendiamo. E fino alla fine della rivoluzione questi uomini e donne sono convinti di essere assolutamente nel giusto, perché stanno abbattendo il governo federale corrotto e violento di Kansas City. Ma è quando prendi il potere che puoi fare qualcosa di discutibile. Tu sei italiano, Alessandro, e mi viene in mente la fine di Mussolini. È stato orribile? Sì. Se lo meritava? Certo. Processarlo in un tribunale sarebbe stato senza dubbio più giusto, ma quando il popolo ha l’opportunità di vendicarsi, è quello che succede. Quello che la serie ti spinge a chiederti è dunque cosa avresti fatto al posto di questi personaggi. Avresti fatto lo stesso? Fermato chi voleva farlo? L’arte serve a questo, innescare pensieri ed emozioni contrastanti nelle persone.”
Riguardo proprio a Kathleen, Jeffrey ha riservato un sacco di complimenti alla sua interprete, Melanie Lee Linksy, definendola una persona dolce, forte e di grande talento. Il compito principale di Perry, secondo l’attore, era proprio rappresentare la reazione del pubblico davanti alle richieste di Kathleen, guidata dal suo desiderio di vendetta. Ma Perry era d’accordo con quello che gli chiede lei? Dal suo sguardo, non sembrerebbe…
“Penso che lui vivesse delle sensazioni contrastanti al riguardo. Ma una volta che imbocchi una strada, è difficile tornare indietro. La violenza e le uccisioni generano una spirale di vergogna e rimorso da cui non si esce. È un concetto base che diventa ancora più importante e centrale nel secondo gioco, andando avanti nella storia”. Poco dopo, sempre parlando di Perry, Pierce ha spiegato di aver avuto sette mesi di tempo per prepararsi prima delle riprese, e che l’idea fosse di rendere comunque il personaggio una minaccia credibile: “Dovevamo far capire che se Pierce avesse trovato Joel, per Joel sarebbero stati guai…”
E il cambio di personaggio? Anche per lui, come per alcuni giocatori, è stato strano passare da Tommy (nel gioco) a Perry (nello show)?
“No. Tommy aveva un’inflessione che Perry non ha, quindi la voce è diversa. Solo il timbro, il mio, è lo stesso. Gabriel Luna, poi, ha curato il personaggio come se si trattasse di un biopic, studiando quello che avevamo fatto Naughty Dog e io per dar vita a Tommy. Ed è stato grandioso. Alla premiere della serie, mia figlia mi dava di gomito dicendo: ‘Papà, parla davvero come te!’ [risate]”
La chiacchierata è poi approdata alle emozioni forti che la serie sta suscitando nel pubblico, che si conosca o meno la storia del gioco. Pierce ha spiegato che per lui è così da quando ha iniziato a doppiare Tommy. La prima scena a cui ha lavorato per il videogioco era infatti quella della morte di Sarah, che colpì tantissimo tutti loro che ci stavano lavorando.
“Eravamo tutti in lacrime. Doppiatori, chi era nella cabina di regia, tutti. Dissi a Neil [Druckmann] che chiunque, nel mondo, avesse giocato questo titolo, si sarebbe ritrovato con il magone. E ora sta succedendo di nuovo. La serie sta facendo conoscere quella storia a un pubblico in parte interamente nuovo, che non ha avuto modo di giocare l’avventura e vivere quell’esperienza. E il livello di fedeltà rispetto al gioco nella serie è davvero incredibile.”
Ma il segreto del successo di The Last of Us, in definitiva, qual è? Per Pierce soprattutto il fatto che Neil Druckmann non ha inseguito i soldi facili, ma una visione artistica, portando la storia dove gli piaceva portarla, che questo garbasse o meno alla platea di giocatori. E in tutto questo, Tommy nel terzo capitolo del gioco? E se sì, Pierce sarà ancora la sua voce?
“Se troveranno, dal punto di vista della storia, il modo giusto per utilizzarlo, assolutamente sì!”
The Last of Us è disponibile su Sky e Now, in contemporanea con gli USA sottotitolato in italiano, e una settimana dopo in versione doppiata.