The Last of Us – Episodio 7: let’s go to the mall! La recensione di Roberto Recchioni

The Last of Us – Episodio 7: let’s go to the mall! La recensione di Roberto Recchioni

Di Roberto Recchioni

Per il pubblico di appassionati di The Last of Us, il settimo episodio dell’adattamento televisivo del capolavoro videoludico firmato Naughty Dog è stato piuttosto sorprendente. Sin dalle prime informazioni sulla serie, infatti, non sono stati in pochi quelli che hanno espresso il loro scetticismo rispetto all’idea di condensare tutta la storia del gioco in appena nove episodi, e anche le persone più positive e ottimiste si aspettavano grossi tagli narrativi. Di sicuro, nessuno credeva che Druckmann e Mazin non solo sarebbero riusciti a mantenere integra la storia originale (trovando anche il tempo di approfondirla), ma avrebbero anche ritagliato lo spazio per integrare nella narrazione non solo la vicende del videogioco principale, ma anche quelle raccontate nel suo DLC intitolato Left Behind, proprio come questo settimo episodio.

Prima di continuare e per chi non mangia pane e videogame: cos’è un “DLC”? Il termine significa “downloadable content” e, come è facile capire, si riferisce a un contenuto digitale aggiuntivo, reso disponibile dopo l’uscita del gioco principale attraverso il download. Certi DLC sono piccole cose come nuovi costumi o modalità di gameplay, altri sono vere e proprie espansioni ludiche, che raccontano nuove storie o approfondiscono i temi di quella già raccontata dal titolo originale.

Left Behind è il primo e unico DLC reso disponibile dopo l’uscita di The Last of Us e si incentra sulla storia di Ellie, prima di incontrare Joel. In particolare sull’incidente che le farà poi scoprire di essere immune al fungo che ha portato il mondo alla rovina.

Ora, devo essere sincero: non ero particolarmente emozionato all’idea di vedere la trasposizione televisiva di questo DLC perché, all’epoca della sua uscita, non mi aveva colpito poi molto. Chiariamoci, sul piano tecnico e ludico, Left Behind era la solita meraviglia, e anche sul piano narrativo funzionava egregiamente: la storia era bella, ben raccontata e piena di bei momenti. Metteva paura ma era anche molto dolce, triste e delicata e, soprattutto, approfondiva molto bene il personaggio di Ellie, regalandole ulteriormente corpo e spessore. Ma il fatto di aver già giocato il gioco originale e di sapere dove tutto sarebbe andato a parare mi faceva percepire Left Behind come un qualcosa di non strettamente necessario per apprezzare The Last of Us e non pienamente integrato con il resto della narrazione. E credo che la stessa sensazione l’avesse anche HBO, perché (stando alle dichiarazioni degli autori) è stato il network a chiedere a Mazin e Druckmann di integrarne Left Behind in maniera più organica rispetto alla storia principale, donandogli un senso del tutto nuovo. Nella serie televisiva, infatti, lo spunto per far partire il lungo flashback è dato da un momento in cui Ellie deve decidere se lasciare dietro di sé un Joel ferito molto gravemente, oppure restare al suo fianco fino alla fine. Questo crea lo spunto per un collegamento emotivo in cui la ragazzina si è trovata costretta a fare la stessa dolorosissima scelta. Nella serie televisiva, il passato di Ellie ne condiziona e ne spiega le scelte del presente. Di colpo, il DLC di Left Behind non è più un corpo slegato dalla narrazione principale, ma ne diventa parte integrante e indispensabile. Una scelta di scrittura assolutamente brillante che apporta un miglioramento significativo alla storia originale.

Detto questo, il resto è quasi scontato per una serie che ha fatto dell’essere eccezionale la sua ordinaria amministrazione. Mazin e Druckmann, pescando da un luogo narrativo classico del cinema anni ottanta e novanta, portano le loro protagoniste a vivere una pazza giornata di vacanza al centro commerciale, dove tutto può accadere, per un momento di break club dalle angosce del loro presente (in una sola frase ho citato il titolo di almeno quattro film che servono da spunto a questo episodio, ammiratemi!). L’operazione è rinfrescante e ci mostra come si possa omaggiare un certo tipo di cinema e di atmosfere senza scadere nell’ovvia retorica della nostalgia, nel bieco fanservice e nella scontata strizzata d’occhio (sì, Stranger Things, me la sto prendendo proprio con te). Poi, sia chiaro, si tratta pur sempre di The Last of Us, in ogni momento spensierato l’orrore e la disperazione sono dietro l’angolo, quindi non aspettatevi un lieto fine.
Arrivati a questo punto, devo dire di essere quasi stanco di dover fare i complimenti a Mazin e Druckmann, quindi questa settimana mi dedico alla bravissima Liza Johnson, regista dell’episodio (e anche di un film adorabile come Elvis & Nixon), a Storm Reid (vera sorpresa attoriale della puntata) e a Bella Ramsey, che ormai è l’unica Ellie possibile.
Insomma, un altro gioiello.

The Last of Us è disponibile in Italia su Sky e in streaming solo su NOW, in contemporanea con gli USA.

QUI trovate tutte le recensioni di TLOU scritte da Roberto Recchioni

Vi ricordiamo che Roberto Recchioni sarà protagonista della prima mostra nel nostro Cinema Virtuale, dove saranno esposte due illustrazioni inedite dedicate a The Last of Us. QUI trovate maggiori informazioni.

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Ma più che altro, arrivederci. Una serie di Apple TV+ che mi sarebbe piaciuto tanto farmi piacere. E invece.

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