Morto Hugh Hudson, il regista di Momenti di gloria

Morto Hugh Hudson, il regista di Momenti di gloria

Di Marlen Vazzoler

Hugh Hudson è morto venerdì all’ospedale di Charing Cross di Londra, aveva diretto il film premio Oscar Momenti di gloria. Aveva 86 anni.

La famiglia ha rilasciato una breve dichiarazione al Guardian:

“Hugh Hudson, 86 anni, amato marito e padre, è morto all’ospedale di Charing Cross il 10 febbraio dopo una breve malattia”.

Nigel Havers, uno degli interpreti di Momenti di gloria, ha dichiarato:

“Sono oltremodo devastato dal fatto che il mio grande amico Hugh Hudson, che conosco da più di 45 anni, sia morto. Momenti di gloria è stata una delle più grandi esperienze della mia vita professionale e, come molti altri, devo a lui molto di quello che è seguito. Mi mancherà molto”.

La carriera

Ha iniziato la sua carriera nel casting di un’agenzia pubblicitaria londinese e come montatore di documentari a Parigi. Nel 1963 è tornato nella sua città natale per aprire una società di documentari con David Cammell. Con il graphic designer americano Robert Brownjohn hanno creato la Cammell Hudson Brownjohn Associates, un’agenzia pubblicitaria nota per gli spot per Benson & Hedges, Midland Bank, ecc. e per la creazione della sequenza dei titoli di testa di Goldfinger (1964).

All’inizio degli anni ’70 passa alla Ridley Scott Associates, dove lavora a spot pubblicitari per cinque anni, poi ha aperto la sua società, la Hudson Film. Condivideva l’ufficio con Alan Parker, che aveva lavorato anche per Scott, e quando il regista ebbe bisogno di aiuto per Fuga di mezzanotte, assunse Hudson come regista della seconda unità per girare le scene in Turchia. Qui conobbe il produttore David Puttnam.

Momenti di gloria

Tre anni dopo ha diretto Momenti di gloria, incentrato su due velocisti britannici che gareggiano alle Olimpiadi estive del 1924 a Parigi: Harold Abrahams (interpretato da Ben Cross), che lotta contro l’antisemitismo, ed Eric Liddell (Ian Charleson), un devoto cristiano scozzese.

Del film, ha detto:

“È il mio miglior film, molto difficile da battere. È una vera croce. È una croce d’oro. Ma sono molto contento. Non posso negarlo. Sono molto fortunato ad averlo realizzato”.

La pellicola è stata candidata a sette premi Oscar, ne ha vinti quattro tra cui quello per il miglior film. Ha portato a casa anche tre BAFTA, compreso quello per il miglior film. Nel 1999, il British Film Institute lo ha inserito al 19° posto nella lista dei più grandi film britannici di sempre.

Hudson non ha voluto attori di spicco nei ruoli principali.

“Una delle mie strategie principali era quella di avere un personaggio principale sconosciuto sullo schermo”, ha detto. “Se avessi messo delle star, il film non avrebbe mai avuto successo. Con attori sconosciuti, li si guarda per la prima volta. È un elemento molto potente”.

Nel 2012 Hudson aveva detto al Guardian, in merito al film:

“Credo che David Puttnam mi abbia scelto perché ha intuito che mi sarei relazionato con i temi del pregiudizio di classe e di etnia. Mi avevano mandato a Eton perché la mia famiglia ci andava da generazioni, ma odiavo tutti i pregiudizi. Anche lo sceneggiatore, Colin Welland, un ragazzo della classe operaia del Merseyside, lo aveva capito perfettamente. Quindi era una storia personale per noi”.

Da Tarzan all’Africa

Seguirono Greystoke – La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie con Christopher Lambert, Ian Holm e Andie MacDowell. Un successo al botteghino, fu il primo film del franchise a ricevere delle nomination agli Oscar, ne ottenne ben tre.

Seguì Revolution nel 1985, un dramma storico con Al Pacino nei panni di un cacciatore di pellicce coinvolto nella guerra rivoluzionaria americana. Realizzato con $28 milioni, il film fu un grande fiasco, incassò solo $350.000 negli Stati Uniti.
La critica stroncò Pacino, che lasciò la recitazione per quasi quattro anni, e la reputazione di Hudson subì un duro colpo.

Hudson dichiarò nel 2099 che il film era stato distribuito in fretta e furia senza la narrazione prevista ed erano stati tagliati gli ultimi 10 minuti, ha dichiarato nel 2009:

“[È stato] girato in un modo in cui non era di moda girare i film in quel modo, a mano, grezzo, come se fossi un reporter televisivo che lo guarda”.

Nel 2008 è stato distribuito un director’s cut con la voce narrante di Pacino.

Tra gli altri suoi film ricordiamo La mia vita fino ad oggi (1999) e Sognando l’Africa (2000) con Kim Basinger nei panni di Kuki Gellmann, esperta di fauna selvatica. Nel 2016 ha diretto Altamira (2016) con Antonio Banderas.
IN AGGIORNAMENTO

Fonte The Guardian

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