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The Last of Us è una serie bellissima (e vi accartoccerà il cuore) – Recensione senza spoiler

Pubblicato il 10 gennaio 2023 di DocManhattan

The Last of Us, la serie HBO tratta dal celebre videogame di cui porta il nome, debutterà il 16 di questo mese su Sky e in streaming su NOW, in contemporanea con gli USA. La settimana scorsa abbiamo avuto modo di vedere in anteprima tutti e 9 i suoi episodi, e sì, come da titolo, si tratta di una serie meravigliosa, che si conoscano già la sua storia e i suoi protagonisti o meno. Quella che segue è, in ogni caso, una recensione senza spoiler. Tranquilli.

CARTOLINE DI UN MONDO PERDUTO

Chiunque abbia giocato The Last of Us nella sua incarnazione originale su PS3 ormai dieci anni fa, nella versione Remastered per PS4 o nel recente remake per PS5 – lo sa. Sa che quel gioco è stato in grado di alzare talmente tanto l’asticella, in quanto a coinvolgimento emotivo, da essere difficilmente superabile. Uno dei videogame più belli di sempre, soprattutto per una delle trame più struggenti di sempre. Lo sa e ricorda: quella cosa dell’incontro con un certo animale, così come quella risposta di Joel. Del resto, e come te li scordi?

Ma a beneficio di chi non abbia mai giocato su una console Sony l’avventura sviluppata dallo studio Naughty Dog, sarà bene precisare subito che The Last of Us non è la solita storia sui soliti simil-zombie. E la sua trasposizione televisiva, allo stesso modo, non è la solita serie horror nel solito mondo postapocalittico andato a male come il latte lasciato in frigo per mesi. È toccante, è feroce, vi farà sentire addosso tutta la desolazione e la paura vissute dai suoi protagonisti. In breve, vi farà soffrire. E proprio per questo, alla fine non potrete mai dimenticare di averla vista.

MEGLIO COME SERIE

Con il senno di poi, è un gran bene che i progetti per una versione per il grande schermo di The Last of Us siano naufragati, e si sia approdati infine a una serie di 9 episodi per coprire gli eventi del primo gioco (dei due usciti finora). Un film non sarebbe bastato, per la semplice ragione che raccontare bene i suoi protagonisti e farti entrare nella loro testa, capire perché sono diventati quello che sono e dove questo li porterà, richiedeva tempo. Serviva accompagnarli per ore nel loro viaggio, esattamente come molti hanno già fatto con un pad in mano.

La storia copre in maniera estremamente fedele la trama del primo The Last of Us e del suo DLC, l’espansione scaricabile del 2014 intitolata The Last of Us: Left Behind. C’è praticamente tutto, ma cambiando media e con le oltre nove ore a disposizione – gli episodi hanno una durata che oscilla tra i 50 minuti e oltre l’ora e un quarto – c’era spazio anche per dipingere meglio e approfondire alcuni memorabili coprotagonisti di quel racconto, come il survivalista Bill (uno straordinario Nick Offerman, che i più ricorderanno come il Ron Swanson di Parks and Recreation) o Sam.

LÌ DOVE È MEGLIO NON ANDARE MAI A FUNGHI

Come un altro Neil, Gaiman, ha fatto mesi orsono per The Sandman, qui Neil Druckmann, co-creatore del gioco, suo autore e anni fa bersaglio di polemiche assortite da parte di una porzione del fandom di The Last of Us, si è speso in prima persona per portare i suoi Joel ed Ellie sul piccolo schermo. Coproducendo lo show e cosceneggiandolo in prima persona.

Ora, il fatto che eventi, snodi del canovaccio e perfino alcuni dialoghi – per tacere delle musiche, pure qui, come nei giochi, del compositore argentino due volte premio Oscar Gustavo Santaolalla – seguano quanto visto e ascoltato su console potrebbe sembrare a qualcuno frutto di un adattamento pigro. Ma in fondo è quanto avviene molto spesso con le trasposizioni su schermo di un romanzo o di un fumetto, e qui parliamo di un videogioco già in partenza dal taglio estremamente cinematografico. Non sfruttarne gli azzeccati punti di forza, o cambiarne i momenti di maggiore forza emotiva giusto per farlo, non avrebbe solo scontentato i fan, ma depotenziato il tutto.

Alcune differenze in realtà ci sono, e ci sono soprattutto per ragioni pratiche. Giorni fa, l’altro produttore esecutivo dello show, Craig Mazin (Chernobyl), ha spiegato ad esempio che il fungo parassita che ha generato l’epidemia di “infetti” non si diffonde nella serie attraverso le spore, come succede nel gioco, perché questo avrebbe costretto i protagonisti a indossare delle maschere per tutto il tempo. Dettagli che non hanno avuto fortunatamente alcun impatto su quanto raccontato, e su come si è deciso di farlo. Perché, lo diciamo subito, il Joel di un enorme Pedro Pascal e la Ellie di Bella Ramsey (Game of Thrones) sono personaggi credibili, assolutamente tridimensionali.

PEDRO PASCAL, CHE DI PROFESSIONE ORMAI SI TIRA DIETRO MOCCIOSI

Proprio il rapporto tra il Joel di Pedro Pascal, un uomo trasformato dai vent’anni di apocalisse già vissuti e da quello che gli sono costati, e questa ragazzina sboccata che fa le facce alla Massimo Boldi e ha anche lei la sua brava fetta di incubi nell’armadio, costituisce come nel gioco la spina dorsale della storia. The Last of Us, il videogame, nasceva proprio sulla scia del celebre La strada, il romanzo di Cormac McCarthy diventato nel 2009 anche un film, The Road, con Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee. Pure se Joel ed Ellie non sono padre e figlia, le dinamiche sono le stesse.

Anche come serie, The Last of Us ti pone continuamente davanti allo stesso interrogativo: E tu? Cosa avresti fatto in quella situazione, tu, per difendere la tua famiglia? I concetti di giusto e sbagliato si rincorrono fino a perdere di significato, come una parola ripetuta troppe volte. Strattonati tra quello che vogliono le Luci (in originale Fireflies), un movimento di resistenza, i militari di Fedra e altri insediamenti dalla moralità altrettanto torbida, Joel ed Ellie devono andare avanti, tirandosi dietro oltre agli zaini anche lo spettatore, quest’ultimo privo di potere decisionale. In un mondo in cui non c’è proprio spazio per gli eroi, dove è sbagliato etichettare in fretta qualcuno come “buono” della storia.

Come chiunque incontrano sul proprio cammino, Joel ed Ellie sono dei sopravvissuti in questa grande applicazione pratica del concetto di homo homini lupus, e ciascuno fa quello che crede per proteggere le persone a cui vuole bene. Di qualunque cosa si tratti. In qualunque modo la si potesse etichettare, quella cosa, nel mondo del prima.

TOTAL ECLIPSE OF THE HEART

Come il citato La strada/The Road, e come le migliori storie postapocalittiche, quello di The Last of Us è un racconto sporco come le unghie e i visi delle persone che ti mette davanti (fatta salva la barba di Pascal con l’incredibile potere di non crescere mai di un centimetro, pare). I cazzotti nello stomaco arrivano in rapida successione, e anche quando te li aspetti non fanno per questo meno male. L’utilizzo, più volte, dell’espediente narrativo più struggente del cinema di Spielberg, ad esempio, vi lascerà a mollo in una sensazione di desolata impotenza, ed episodi come il terzo o il quinto vi resteranno dentro. Essenzialmente, è sempre la stessa ricetta a base di tensione ed empatia, ma funzionava dannatamente bene nel gioco, lo fa altrettanto qui.

Accompagnati dalle note ora dei Depeche Mode, ora di un jingle tratto dai Cure, vi ritroverete lì a chiedervi cosa porterà la prossima tappa di questo viaggio attraverso quanto resta degli Stati Uniti, in una realtà che si è cristallizzata nel 2003, quando nei cinema avevano in qualche modo successo robe come Underworld con Kate Beckinsale. Farete il tifo per i suoi protagonisti, esulterete per ogni loro vittoria, vi rattristerete, proverete a liberarvi di quelle domande di cui sopra, della bilancia morale degli eventi a cui ogni film o serie in cui qualcuno spara a qualcun altro ci ha abituati. Non ci riuscirete.

I fan del The Last of Us videoludico avranno quanto speravano, perché è davvero difficile immaginare un adattamento migliore. Pedro Pascal e Bella Ramsey non sono solo vestiti come i due protagonisti del gioco: sono proprio loro. Chiunque non conoscesse questa storia, invece, un po’ (tanto) lo invidio, perché ora potrà gustarsela settimana dopo settimana per la prima volta. Buon viaggio insieme a Joel ed Ellie, dunque. Solo, non si sa mai, cercate di dormire sempre con un occhio aperto.