Jung_E, recensione dello sci-fi di Yeon Sang-ho

Jung_E, recensione dello sci-fi di Yeon Sang-ho

Di Giulio Zoppello

Sul fatto che la Corea abbia ormai deciso da diverso tempo di fare sul serio per quello che riguarda il cinema fantascientifico, non serve certamente questa recensione a ricordarlo. Ad ogni modo Jung_E di Yeon Sang-ho è un film che rappresenta un perfetto esempio di tutti i pregi ed anche tutti i difetti di questo nuovo corso cinematografico, connesso in un paese che ad ogni modo, in questo momento, rappresenta senza ombra di dubbio uno degli ultimi santuari di sperimentazione, fantasia e autorialità che l’industria abbia. Il risultato finale non è però all’altezza delle aspettative, non tanto dal punto di vista visivo, ma per un’incapacità da parte di Sang-ho di decidere che tipo di film questo deve essere.

Una guerra combattuta a suon di robot

La trama ci trasporta in un futuro alquanto oscuro, classista e degradato, in cui la terra ormai a causa dell’inquinamento è stata abbandonata per delle colonie spaziali che però, come sempre nella storia dell’umanità, ci hanno messo veramente poco per cominciare a lottare tra di loro per il predominio. In particolare, la confederazione ribelle degli Adrian ha cercato di staccarsi, generando un conflitto che ha spinto i confini della robotica, così come della clonazione e dell’industria bellica, oltre tutto ciò che si era pensato possibile. Tra gli eroi dei lealisti in passato vi era il Capitano Yun Jung-yi (Kim Hyun-joo) soldatessa scelta morta diversi anni prima quando era un passo dal compiere una missione che forse avrebbe potuto far finire la guerra. Sua figlia Yun Seo-hyun (Kang Soo-yeon) è diventata una delle più importanti scienziate dei lealisti, intenta a usare la memoria della madre, in stato comatoso, per creare una serie di cloni cibernetici, in particolare per creare il prototipo del soldato perfetto. Peccato però che ogni volta sul più bello, ad ogni simulazione, ogni clone fallisca. Costretta a rivivere la perdita della madre, guardando copie del suo genitore fallire, inseguita dalla necessità di porre fine alla guerra in una realtà dittatoriale e classista Yun Seo si troverà a dover fronteggiare delle scelte molto difficili. Il tutto mentre l’ambizioso Capo del Laboratorio Kim Sang-Hoon (Ryu Kyung-soo), cerca di fare del lavoro di Yun Seo la sua personale rampa di lancio verso il successo. Intanto la guerra infuria, la scienza fa il suo corso, tra fallimenti, tentativi e il pensiero costante da parte della scienziata, che quelli non siano cloni, ma tutto ciò che rimane della madre che ha perduto.

Un film che omaggia molto ma crea poco

Un elemento fin da subito particolarmente interessante di Jung_E è il fatto che è in tutto e per tutto un film non diretto al pubblico generalista, ma a chi di fantascienza se ne intende e pure parecchio.

Una tendenza che alla fin fine è un’altra costante di come la Corea stia affrontando non solo questo genere, ma anche l’horror, il fantasy, i film storici e anche il melodramma. Peccato però che proprio questo sci-fi, risulti essere un’opera dell’identità alquanto incerta, per quanto gradevole, con il suo dimenarsi tra una dimensione da film indipendente e quella di un colossal che cerca in tutti i modi di omaggiare il meglio della distopia futuristica, sia quella cinematografica che naturalmente anche quella videoludica.

La trama di per sé non è nulla di particolarmente innovativo, anzi sono palesi i rimandi a cult assoluti del genere come la saga di Ghost in the Shell, così come a titoli quali Robocop (compreso il remake del 2014), Io, Robot, Terminator, Black Mirror, Blade Runner, Ex Machina, e via dicendo.

Certo vi è anche qualcosa di Edge of Tomorrow, ma la realtà è che l’altra metà dell’anima di questa operazione è composta dall’infinito universo videoludico che da Infinite Warfare a Wolfenstein, negli ultimi due decenni hanno immaginato un’umanità cambiata solo dopo una tecnologia futuristica, ma di certo non migliorata dal punto di vista morale o sociale. Il problema principale però è che la sceneggiatura di Sang-ho non riesce ad essere foriera di un reale equilibrio tra le diverse parti, in particolare alla fin fine si accontenta di una micro narrazione che tarpa le ali all’insieme. Il cast, tra cui spicca la rimpianta Kang Soo-yeon, scomparsa l’anno scorso, si muove con grande convinzione, ci dona un’immagine assolutamente verosimile di un futuro terrificante.

Un film che si accontenta della superficie

Jung_E regala momenti anche interessanti, tuttavia il regista in più di un’occasione dà come l’impressione di essere se non a corto di idee, incapace di andare oltre una dimensione puramente visiva e di spettacolo a livello di riuscita. Soprattutto, il film nel suo insieme non si dimostra capace di spingere a livello di profondità e messaggi da metà in poi, quando diventa sempre più hollywoodiano.

Jung-E alla fin fine sfocia nella prevedibilità, quindi monotonia, per quanto dinamico e accattivante nella sua dimensione action, in particolare nello stringato finale, che ricorda molto il meglio di Sucker Punch.
Tutti elementi che confermano la natura di opera derivativa di questa pellicola.

Onestamente, viene da chiedersi se forse non si sia badato più alla forma che al contenuto, anche perché in diverse sequenze il film di Sang-ho si accontenta di mettere in mostra in modo alquanto scontato emozioni e svolte personali, ma senza portare un vero sentimento, senza colpire al cuore.

Non sembra esserci mai qualcosa di anche solo profondo o veramente genuino come in altri film recenti quali Alienoid, con dialoghi fin troppo verbosi, personaggi troppo schematici e una mancanza di profondità negli stessi abbastanza palese. Va un po’ meglio con il suo cercare di darci un’idea pessimista ma non nichilista della nostra umanità, della nostra società tanto tecnocratica, quanto assolutamente priva di una vera empatia e di valori condivisibili, sempre più verticistica e materialistica all’eccesso.

Jung_E rimane ad ogni modo un discreto prodotto di fantascienza per chi abbia voglia di guardare qualcosa di diverso dalla produzione occidentale pura che, parliamoci chiaro, dalla Corea, dall’Asia in generale, continua ad essere messa in un angolo.

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