Per capire la traiettoria di carriera di Dave Bautista, dobbiamo partire da questa frase pronunciata da lui di recente, nel corso di una chiacchierata con GQ:
«Non sono certo di volere che Drax sia la mia eredità.»
L’ex wrestler stava ovviamente parlando del personaggio da lui interpretato nella saga di Guardiani della Galassia, che si concluderà (nella forma attuale) con il terzo capitolo in uscita il 3 maggio. Una saga che ha significato molto per lui, perché è stata il suo biglietto per una carriera cinematografica che ora va a gonfie vele: presto lo rivedremo in Bussano alla porta, il nuovo film di M. Night Shyamalan in arrivo il 2 febbraio, distribuito da Universal Pictures. Un thriller decisamente più nelle corde di quello che Bautista sta cercando di fare: scrollarsi di dosso l’immagine associata a tutti i wrestler diventati attori, quella del quarto di bue buono per interpretare solo ruoli sopra le righe in grossi film hollywoodiani. Lui non ci sta e vuole essere preso sul serio, vuole diventare un attore a tutto tondo. A giudicare da quello che dice di lui Shyamalan, Bautista è sulla strada giusta. Parlando con ComicBook.com, il regista ha definito quella di Bautista “una delle migliori performance dell’anno“. E ha aggiunto: “Ha fatto quello che speri che ogni attore faccia per te, cioè si è reso completamente vulnerabile, si è affidato completamente a me e ha detto ‘Mi fido di te'”.
Siamo dunque all’apice di un percorso che Dave Bautista ha intrapreso già da un pezzo, e chiunque abbia visto Blade Runner 2049 sa di cosa stiamo parlando. Questo non significa che l’attore non sia grato a James Gunn per avergli sostanzialmente regalato una carriera:
Amo [Drax], ma sono anche sollevato [che sia finita]. Non era sempre piacevole. Era dura interpretare il ruolo. Il processo di trucco era pesantissimo. E non sono certo di volere che Drax sia la mia eredità, è una performance ridicola e io voglio fare roba più drammatica.
Ed ecco una strada che inizia a delinearsi: se in Spectre (2015), pur muovendosi sempre nelle coordinate di un ruolo d’azione, Bautista riesce a fare un lavoro completamente opposto a quello di Drax – il villain silenzioso – è con il successivo Bushwick (2017) che qualcosa si smuove davvero, in maniera abbastanza drastica. Sì, anche Bushwick è ascrivibile al film d’azione, ma siamo in territori decisamente più autoriali, e il ruolo dell’antieroe Stupe richiede tanto l’abilità di menare le mani, quanto una discreta profondità drammatica. E, soprattutto, la capacità di mettere a nudo le emozioni davanti a una macchina da presa che non si ferma mai, perché tutto il film è girato in lunghi piani sequenza. Bushwick non è riuscitissimo, ma Bautista fa la sua figura e dimostra che c’è del potenziale.
Gli anni successivi ai Guardiani e Bushwick si dividono tra progetti che mettono in mostra le sue doti fisiche – i sequel direct-to-video di Escape Plan – ad altri con cui Bautista tenta palesemente di avanzare nella macchina hollywoodiana, verso quei ruoli drammatici che sta cercando: in Blade Runner 2049 lo troviamo nei panni di un replicante triste, un ruolo in cui praticamente non mette in mostra i muscoli. Dopo qualche tentativo di commedia action (Stuber, My Spy), viene reclutato nuovamente da Denis Villeneuve in Dune, ma il suo Glossu Rabban non ha molto da fare nel primo capitolo, mentre sarà più centrale nel secondo. Nello stesso periodo arrivano Army of the Dead, l’action-horror Netflix di Zack Snyder di cui è protagonista assoluto, e la seconda stagione di See, serie Apple TV+ in cui interpreta il fratello di Jason Momoa (con cui lo rivedremo prossimamente in un buddy movie alla Arma letale).
Il mese scorso è invece uscito il suo secondo importante film Netflix, Glass Onion – Knives Out, nel quale interpreta uno dei personaggi invitati sull’isola del riccone Miles Bron (Edward Norton). Il suo Duke Cody è una personalità di Twitch che propugna i diritti degli uomini, ispirato a influencer controversi come il podcaster Joe Rogan e il recentemente arrestato Andrew Tate. Dave Bautista ha l’intelligenza per capire i livelli di lettura di questo personaggio sopra le righe e farlo suo, rendendolo iconico e lasciando il segno nel mezzo di un cast stracolmo di attori di stazza.
Un’ottima conferma, anche se finora i ruoli da vero protagonista – a parte quelli nel cinema action non destinato primariamente alle sale – si contano sulle dita di una mano. Per questo Bussano alla porta sarà un po’ la prova del nove per l’attore: il nuovo film di Shyamalan, basato sul romanzo La casa alla fine del mondo di Paul G. Tremblay, è un thriller apocalittico ancora una volta corale, ma in cui il Leonard di Bautista ha un ruolo centrale, da leader. Il personaggio del romanzo è descritto come “un uomo gigantesco dai modi gentili e il sorriso caloroso”. Una definizione che calza a pennello Bautista, la cui personalità “in borghese” appare estremamente diversa da quella del suo personaggio quando era un campione di wrestling, e da quella di molti dei suoi primi personaggi, e più simile a quella dei personaggi di Bushwick, Blade Runner 2049 e Bussano alla porta.
Nel mondo dei wrestler diventati attori, Dave Bautista fa storia a sé: laddove Dwayne Johnson e John Cena hanno abbracciato in pieno lo stile e l’estetica dei blockbuster di intrattenimento, ovviamente con sfumature diverse – Johnson è l’eroe tutto d’un pezzo, Cena l’antieroe controverso e autoironico – Bautista sta cercando di virare verso il cinema d’autore mainstream. Afferriamo i popcorn e restiamo a guardare, perché sarà un percorso interessante.
Bussano alla porta arriverà nelle sale italiane il 2 febbraio, distribuito da Universal Pictures. Per saperne di più: