Piove vince il ricorso al Tar, il film non è più VM 18

Piove vince il ricorso al Tar, il film non è più VM 18

Di Filippo Magnifico

Piove, l’horror diretto da Paolo Strippoli, ha vinto il ricorso di fronte al Tar del Lazio. Non è più VM 18 e torna all’autoclassificazione come VM 14 (12 anni se accompagnati da un genitore o tutore).
Ricordiamo che il divieto ai minori di 18 anni ha penalizzato il lancio promozionale del film, arrivato nelle nostre sale il 10 novembre. Secondo la legge, infatti, i film VM 18 non possono godere del passaggio di trailer o spot al cinema e in tv.
Come riportato da Cinecittà News:

Il collegio giudicante, con la presidente Donatella Scala, il consigliere Mario Alberto di Nezza e l’estensore Francesca Santoro Cayro, è entrato nel merito delle decisioni della Sottocommissione III e delle Sottocommissioni riunite I e IV per la classificazione delle opere del Ministero della Cultura rilevando che “seppur il film Piove presenta indubbiamente delle scene di violenza (che del resto è un contenuto tipico o ‘strutturale’ del genere cinematografico ‘horror’ cui la pellicola è ascrivibile), questa non assume intensità e forza tali da renderlo inidoneo alla visione da parte, genericamente, di tutti i minori di 18 anni, non condividendosi, sul punto, la valutazione estrinsecata dalla Commissione”. Questo perché “le scene di violenza non ‘punteggiano’ la trama in maniera significativa (come paventa il parere reso in prima istanza), né ‘persistente’ (come si legge nel parere reso in sede di riesame), ma si tratta di alcuni gesti e atti (in qualche caso, non lo si nega, anche brutali) che tuttavia vengono rappresentati esplicitamente solo ad uno stato piuttosto avanzato della storia, mentre in precedenza erano stati semplicemente raccontati’ (tramite notiziari televisivi, radiofonici o notizie di stampa che narrano di una incomprensibile escalation di violenza omicida registrata negli ultimi tempi)”.

Nella sentenza del Tar del Lazio che ha condannato il MiC al pagamento delle spese processuali viene anche specificato che:

L’obiettivo del film (quale del resto tipico della cinematografia di riferimento) è quello di creare nello spettatore un momentaneo senso di paura e terrore, giocando sul soprannaturale, e dunque su situazioni niente affatto reali né verosimili, ma del tutto irrazionali, immaginifiche, impossibili a verificarsi nella realtà quotidiana. E di ciò lo spettatore ne è perfettamente consapevole: in particolare, si ritiene che, per giungere a tale comprensione, sia sufficiente un grado di maturazione psicofisica che implica non necessariamente un pieno, completo ed esaustivo sviluppo delle facoltà intellettive e cognitive dell’individuo (che l’ordinamento presume raggiunto una volta compiuta la maggiore età”. Perché “un ragazzo più giovane (sicuramente già dai 14 anni in su) può comprendere appieno il significato delle scene proiettate

Questo il commento di Fandango sulla sentenza:

Siamo contenti che il TAR abbia accolto il ricorso ed in particolare delle motivazioni puntuali correlate. Ci sembra evidente che questo sistema di attribuzione dei divieti abbia delle falle, che in questo caso hanno arrecato un grave danno allo sfruttamento in sala di un film di un giovane autore italiano. Ci auguriamo che il ministero possa intervenire modificandolo.

QUI trovate la nostra recensione del film

La trama del film

Da qualche giorno Roma è teatro di un evento singolare: quando piove condotti e tombini tracimano con una melma grigiastra ed esalano un vapore denso di cui non si conosce l’origine. Nessuno può immaginare che chiunque respiri questo misterioso vapore dovrà farà i conti con ciò che reprime, i suoi istinti più oscuri, la sua rabbia. Neanche la famiglia Morel. Dalla morte di Cristina, causata da un incidente un anno fa, per il marito Thomas e il figlio Enrico, l’amore ha ceduto il posto a una convivenza forzata, mentre la piccola di casa, Barbara, vorrebbe solo rivederli uniti come un tempo. L’incidente si poteva evitare, questo lo sa bene Thomas e anche Enrico. Invece di assumersi le proprie colpe e andare avanti, i due hanno smesso di parlarsi. Ora sono due anime cariche di rabbia, imprigionate in una Roma che assomiglia a loro: cupa, nervosa, sul punto di esplodere.

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