Quindicesimo lungometraggio di One Piece, One Piece Film: Red è il primo capitolo musicale del franchise. Cominciamo con il sottolineare che non è canonico, in quanto contiene elementi presenti in momenti temporaneamente diversi nella storia ufficiale, rendendo impossibile dargli una collocazione precisa.
Per questo motivo anche se non siete in pari né con l’anime (disponibile su Crunchyroll) né con il manga di One Piece (edito da Star Comics, e in simulpub su MangaPlus), non avrete problemi a seguire la storia che narra una nuova avventura della ciurma di Cappello di Paglia.
La storia è interamente ambientata a Elegia nota per essere l’isola della musica e il teatro di un terribile evento perpetrato da Shanks il Rosso.
Qui Uta, la più famosa cantante del mondo, decide di tenere il suo primo concerto pubblico. Luffy e la sua ciurma si uniscono ai fan per questa gioiosa occasione.
La situazione presto si fa tesa e viene complicata dalla rivelazione, nelle primissime battute del film, che Uta è la figlia di Shanks il Rosso. Quello che era cominciato come un semplice concerto si trasforma ben presto in qualcosa di più sinistro che rischia di sconvolgere l’ordine mondiale.
Il regista Goro Taniguchi ha portato una leggera ventata d’aria fresca al franchise, che ormai da anni continua a proporre la stessa struttura di base: la ciurma arriva in un luogo X (solitamente un’isola) dove si trova coinvolta a suo malgrado in qualcosa. La situazione si risolve con una grande battaglia finale contro il villain di turno.
Badate bene, alla fin fine anche Red segue il medesimo canovaccio, ma con qualche modifica qui e là – in particolare nella struttura della battaglia finale – e facendo ruotare completamente la storia attorno a Uta.
Questa decisione diventa un’arma a doppio taglio, perché se lo spettatore non riesce a entrare in sintonia con il personaggio, l’intero viaggio emotivo su cui è costruita la pellicola, deraglia.
Il tempismo comico delle scenette è perfetto, tanto che la risata vi scapperà anche riascoltando le gag. Trattandosi grossomodo di un film concerto, il bilanciamento tra la parte cantata e il resto della storia è molto importante e Taniguchi ha dosato abbastanza bene, anche se in alcuni momenti la parte musicale tende a soffocare la storia.
Come Stampede, Red si distingue per l’ottima animazione e davvero la spettacolarità di alcune scene si perde completamente sul piccolo schermo, in particolare le scene musicali che si vede hanno ottenuto la maggior attenzione da parte degli animatori.
Se però seguite la serie animata, in particolare dall’arco di Wano – ancora in corso – vedendo Red potreste sentire una vocina in fondo alla vostra testa si chiede se forse non avrebbero potuto fare di più? A scanso di equivoci, ripeto il film è animato molto bene ma dopo aver visto l’animazione mozzafiato a cui ci ha abituato la serie animata, direi tranquillamente a livello cinematografico per la cura dedicata, sei portato a pensare che con Red avrebbe potuto osare e fare di più.
Ormai gli inserti in computer grafica stanno diventando sempre più integrati nell’animazione 2D, ma in Red due punti mi hanno fatto storcere un pochino il naso: l’accozzaglia di strumenti musicali semoventi guidati da Uta e la forma finale di uno dei personaggi nella grande battaglia conclusiva. Non è una cosa che dà particolarmente all’occhio, ma una volta che noti come non sono ben integrati nel resto della composizione non puoi fare a meno di notarli.
Lo sviluppo dei personaggi è focalizzato su Uta e Luffy, e in parte Gordon e Shanks, di quest’ultimo ho particolarmente apprezzato le rivelazioni promesse da Oda, ancora una volta produttore del film. Sono gli unici ad avere un arco narrativo in cui il personaggio riesce a crescere e a mostrare nuove sfaccettature.
A differenza dei capitoli precedenti, Luffy ha un ruolo quasi secondario rispetto a Uta e la sua ciurma un po’ a fatica riesce a ritagliarsi dei momenti nel film, a causa del suo ruolo subordinato.
Come era già accaduto in Stampede, tutti gli altri beniamini dei fan, da Law a Kobi da Luci a Bartolomeo, rimangono poche briciole con cui difficilmente è possibile creare qualcosa a meno che non sia un teatrino comico (Bartolomeo, Bepo, Sunny e Blueno) o diventare degli strumenti per mandare avanti la trama (Law, Kobi).
Ci sono poi i cosiddetti personaggi fan service, come Kalifa, che fanno delle brevissime apparizioni e che non apportano nulla alla storia.
Anche Shanks, uno dei personaggi più amati del franchise ne soffre, in fin dei conti appare pochissimo e in funzione di Uta, ma nonostante il suo minutaggio alquanto risicato, la sua presenza nel film aleggia dall’inizio alla fine, dando così maggior risalto al suo agognato arrivo in scena.
In Red diventa uno degli elementi centrali, visto che le canzoni sono indissolubilmente legate allo stato d’animo di Uta, e sono ingranate nelle storia. Per questo motivo da una parte preferisco averle doppiate, durante l’anteprima lucchese è stato difficile seguire quanto accadeva sullo schermo e leggere i testi delle canzoni.
D’altro canto Ado ha fatto un ottimo lavoro a livello interpretativo in New Genesis; I’m Invincible; Backlight; Fleeting Lullaby, Tot Musica e The World’s Continuation. Per questo motivo non solo vi consiglio di ascoltare il film in originale ma se avete la possibilità anche di recuperate la colonna sonora del film.