In questi giorni sono scoppiate delle proteste in tutta la Cina in risposta ai blocchi e alle restrizioni come conseguenza delle rigide politiche zero COVID, tra cui nell’hub commerciale di Shanghai e nella capitale Pechino.
Nella parte orientale di Pechino le persone con lievi sintomi di covid-19 sono ora autorizzate ad autoisolarsi a casa, secondo le nuove regole.
Un cambio importante visto che fino a ieri solo 4,400 cinema, meno del 40% dell’intero settore, erano aperti. In grandi città come Shanghai, Shenzhen, Hangzhou stavano funzionando al 70% mentre erano chiusi a Beijing, Guangzhou, Chongqing, Wuhan e così via.
Di conseguenza le ottimistiche dichiarazioni dell’amministratore delegato di Imax Richard Gelfond, in merito ai grandi incassi di Avatar: La Via dell’Acqua in Cina, erano state prese con le pinze. Aveva dichiarato alla conferenza Wells Fargo TMT Summit durante una sessione di martedì:
“Avatar e Imax condividono una sinergia, un DNA”.
Gelfond ha detto che i numeri delle prevendite di Avatar non possono ancora essere resi pubblici, ma ha spiegato:
“È uno dei livelli di prevendita più alti che abbiamo mai visto. Sono quindi estremamente entusiasta dell’arrivo di Avatar in Cina”.
Il film verrà proiettato su 1.700 schermi Imax in 89 paesi dal 16 dicembre.
A meno di 24 ore dalle violente proteste a Guangzhou, i dirigenti di almeno sette distretti della vasta città portuale a nord di Hong Kong hanno annunciato la revoca delle chiusure. Ieri un distretto ha dichiarato che avrebbe permesso la ripresa delle lezioni nelle scuole e avrebbe riaperto ristoranti e altre attività commerciali, tra cui i cinema.
A Zhengzhou, nella Cina centrale, dove si sono verificati scontri in un’enorme fabbrica Foxconn che produce iPhone e un esodo di lavoratori dal sito è stata comunicata la ripresa “ordinata” delle attività commerciali, compresi supermercati, palestre e ristoranti.
I cinema possono riaprire ora.
Inoltre si dice che anche Beijing tornerà alla normalità.