The Handmaid’s Tale è indubbiamente una delle serie tv più importanti degli ultimi dieci anni, grazie ad essa Hulu nel 2017 ha vinto un Emmy Award per la miglior serie drammatica e ciò ha definitivamente aperto la strada all’epoca delle piattaforme streaming. Fin da subito The Handmaid’s Tale è divenuta un fenomeno di costume, lo dimostrano i flash-mob con protagoniste delle donne vestite da ancelle o l’uso (sempre maggiore) dell’espressione: “Nolite te bastardes carborundorum”. L’attualità nazionale ed internazionale continua a sottolineare l’importanza dello show, nella speranza di non far mai diventare realtà il mondo distopico mostrato da esso.
La storia di The Handmaid’s Tale è tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood, non sorprende dunque la messa in produzione da parte di Hulu di uno spin-off basato sul libro The Testaments. La Atwood (spinta sicuramente dall’enorme successo avuto dalla serie) ha infatti deciso di pubblicare nel 2019 un sequel naturale de Il racconto dell’ancella, ambientato 15 anni dopo la sua conclusione. L’autrice, inoltre, supervisiona la scrittura della serie ed è a stretto contatto con il creatore Bruce Miller, probabilmente è per questo che dalla terza stagione si stanno lanciando alcuni indizi, sulle vicende protagoniste di The Testaments.
Fin dal suo annuncio era facilmente intuibile quanto la quinta annata potesse essere preparatoria, quasi di transizione, in vista della sesta ed ultima. Con un finale estremamente aperto la stagione è terminata ieri anche in Italia, dove viene distribuita (in contemporanea con gli Stati Uniti) sulla piattaforma TIMVISION. L’ultimo ciclo di episodi di The Handmaid’s Tale arriverà, molto probabilmente, nell’autunno del 2024.
Dopo lo sconvolgente finale della quarta stagione, in cui nella terra di nessuno (al confine tra Gilead e il Canada) Fred Waterford (Joseph Fiennes) viene brutalmente assassinato da June (Elisabeth Moss) ed altre ancelle, era facilmente prevedibile una quinta annata focalizzata sullo scontro finale tra la protagonista e Serena Waterford (Yvonne Strahovski), anch’essa fedele fautrice dei principi di Gilead; effettivamente i nuovi episodi fin da subito preparano il terreno per questa battaglia, ma prima di parlarne occorre fare una riflessione su June.
Quest’ultima inizia la stagione compiaciuta del suo gesto e sembra non provare alcun tipo di rimorso, poco dopo la sua umanità raffievolisce facendole realizzare di aver messo fine ad una vita umana, per quanto Fred meritasse di pagare con la morte gli orrori compiuti. Il personaggio di Elisabeth Moss ha fin da subito incarnato il ruolo di eroina, la violenza subita a Gilead l’ha però definitivamente cambiata e la June dei nuovi episodi è totalmente diversa da quella vista in precedenza, ora infatti ricopre il doppio ruolo di eroina-antieroina. June non è quindi una Buffy Summers, il bellissimo (e coerente) percorso compiuto in questa stagione lo dimostra pienamente. Non è pentita di aver ucciso Fred e al tempo stesso capisce che non può farsi assorbire totalmente dal desiderio di vendetta, perché altrimenti finirebbe per perdere di vista il suo compito principale: liberare sua figlia Hannah dalle grinfie di Gilead.
Il percorso di Serena, seppur mosso da motivazioni diverse, è quasi complementare a quello di June. Anche lei inizia la stagione con il desiderio di vendicare la morte di Fred, ma capirà ben presto di aver questioni più importanti da risolvere. Durante i primi episodi gli sceneggiatori mostrano un ritratto non bellissimo di Serena, facendola passare come una persona profondamente ingenua. La donna si rifiuta di rimanere in Canada e tenta in tutti i modi di tornare a Gilead, convinta di poter avere di nuovo lo stesso potere detenuto in precedenza. Capirà, però, ben presto di non aver più rilevanza nel regime totalitario che ha contribuito a fondare, anzi le viene quasi assegnato un ruolo umiliante (rispetto a quello da regina avuto in passato): trascorrere le ultime settimane di gravidanza a casa dei coniugi Wheeler. Serena sarà quasi trattata come un’ancella ed i parallelismi con la June della prima stagione sono molteplici, ciò contribuirà a farle capire quanto sia realmente terribile il regime di Gilead. Nonostante avesse avuto più di un’occasione per uccidere June, la donna decide di non farlo e di chiedere aiuto all’ex ancella.
Le due hanno da sempre avuto un rapporto molto complesso, si odiano ma allo stesso tempo si attraggono. Non è un caso se l’episodio più bello della stagione è il settimo in cui le donne, entrambe in fuga, decideranno di unire le forze. Elisabeth Moss ed Yvonne Strahovski danno vita a delle performance recitative di altissimo livello, in questa stagione è soprattutto la Strahovski a brillare come mai aveva fatto in precedenza. I loro personaggi negli ultimi episodi sembrano dividersi nuovamente e nonostante le suppliche di Serena, June rimane fermamente convinta di non concederle un ulteriore possibilità, anzi, quasi prova piacere a vederla soffrire. Il destino è però beffardo e negli attimi finali dell’ultimo episodio le due, ancora una volta in fuga, si ritrovano a bordo di un treno. Che sia finalmente l’inizio di una santa alleanza? June e Serena unite per scardinare il regime totalitario di Gilead rappresenta sicuramente un ottimo motivo per vedere la stagione finale di The Handmaid’s Tale.
Come precedentemente detto, Bruce Miller sta disseminando molti indizi sullo spin-off sequel I testamenti. Ciò è possibile notarlo soprattutto nelle vicende ambientate a Gilead dove Lawrence (Bradley Whitford), sempre più saldamente al comando, decide di attuare una rivoluzione con lo scopo di modernizzare (per quanto possa essere possibile) il regime. Il suo personaggio sembra aver finalmente rivelato la sua vera natura e decide di non porsi più come un alleato interno di June, anzi nel corso degli episodi proverà più di una volta ad ucciderla e ciò nel finale scatenerà l’ira violenta di Nick (Max Minghella), ancora innamorato della donna. Zia Lydia (Ann Dowd), invece, perde il controllo del proprio ruolo in questo quinto ciclo di episodi, viene infatti mostrata quasi più materna nei confronti delle ancelle (un lato del personaggio già anticipato nella terza stagione). La sua “protezione” nei confronti di Janine (Madeline Brewer) non passerà, però, inosservata e per dimostrare la propria lealtà al regime la donna sarà costretta a distaccarsi dall’ancella.
Dalla scorsa stagione la serie ha spostato in Canada gran parte della narrazione, quest’anno le trame che più si evolvono sono però quelle ambientate a Gilead, e ciò non è un caso. Qualunque serie degna di nota, nella sua stagione finale, ha bisogno di tornare alle origini della storia ed anche The Handmaid’s Tale procede verso questa direzione. La lotta contro Gilead deve tornare ad essere protagonista dello show e gli sceneggiatori, in questi nuovi episodi, l’hanno voluto sottolineare.
A non aver funzionato nella quinta stagione di The Handmaid’s Tale è la gestione di alcuni personaggi. Se molti hanno avuto la loro miglior evoluzione narrativa, tra questi Luke (O. T. Fagbenle), altri sono quasi sembrati delle semplici comparse. Lo scorso maggio la produzione della serie annunciò a sorpresa il non ritorno dell’attrice Alexis Bledel. Quest’ultima, probabilmente anche a causa del suo divorzio con l’attore Vincent Kartheiser, ha infatti deciso spontaneamente di lasciare il ruolo grazie al quale è riuscita a vincere un Emmy Award nel 2017. L’attrice ha commentato con queste parole la sua prematura uscita di scena: “Dopo averci riflettuto a lungo, ho sentito di dovermi allontanare da The Handmaid’s Tale in questo momento… Sarò per sempre grata a Bruce Miller per aver scritto scene così veritiere e risonanti per Emily, e a Hulu, MGM, il cast e la troupe per il loro sostegno”.
La sua uscita di scena è stata giustificata un po’ forzatamente dagli sceneggiatori, nonostante ciò, con la sua assenza ci si attendeva un maggior coinvolgimento di altri due personaggi secondari, ma centrali nelle vicende fin dall’inizio dello show: Moira (Samira Wiley) e Rita (Amanda Brugel). Le due però non sono mai state inserite attivamente nella narrazione, comparendo quasi sullo sfondo delle vicende di June. Una stagione di transizione (come questa quinta) era perfetta per sviluppare maggiormente le loro storie, soprattutto quella di Rita. Lo stesso Bruce Miller ieri ha rivelato il suo dispiacere per non essere riuscito a coinvolgere molto le due attrici nella trama, elogiando tuttavia le loro performance: “Le loro trame, sebbene abbiano fatto un lavoro spettacolare e siano strazianti, non erano così voluminose come volevo che fossero o come i loro personaggi meritano”.
The Handmaid’s Tale in questa stagione, seppur con qualche piccola lentezza narrativa in più, si conferma un gioiello televisivo. I nuovi episodi preparano il terreno per una stagione finale particolarmente forte, in arrivo probabilmente nell’autunno del 2024. In Italia l’intera serie è disponibile su TIMVISION, le prime quattro stagioni sono presenti anche sulla piattaforma Prime Video.