Tra le varie serie TV ultimamente arrivate dentro le nostre case, è sempre più difficile trovare un prodotto di qualità, o qualcosa che riesca a convincerci a continuare dopo il primo episodio, data la bulimia del mercato e anche la scarsa creatività che è sempre più si manifesta.
Mammals su Prime Video, però, merita assolutamente la vostra attenzione, data la sua capacità di affrontare temi importanti e delicati in modo creativo, senza mai scivolare nel patetico e soprattutto senza mai fare un passo indietro. Si tratta solamente di 6 episodi, pochi rispetto alla media attuale, ma sono pieni di tutto ciò che vorremmo sempre avere da una serie televisiva. Il tutto a maggior gloria di lui, James Corden, finalmente valorizzato da uno script all’altezza.
Per lo Chef Jaime Buckingham (James Corden), la vita pare essere sostanzialmente perfetta, visto che il suo talento dietro i fornelli sta per esprimersi nella sua totalità grazie all’apertura di un nuovo ristorante in Cornovaglia. Tuttavia un terribile dramma si abbatte improvvisamente su di lui, quando la sofisticata ed elegante moglie francese Amandine (Melia Kreiling) perde il figlio di cui era in attesa, ma soprattutto quando comincia a mostrare segreti di cui Jamie non era minimamente a conoscenza.
Deciso a scoprire la verità a tutti i costi, Jaime chiede aiuto all’amico e cognato Jeff (Colin Morgan), timido professore di medicina veterinaria che ha sposato sua sorella Lue (Sally Hawkins).
Pure il matrimonio di Jeff non va a gonfie vele, a causa dell’alcolismo della consorte, ed infine i due si troveranno a fare i conti con una vita che non era quella che speravano, con due matrimoni che non sono andati assolutamente come sognavano.
Mammals è sceneggiato da Jez Buttworth ed è a tutti gli effetti un ibrido assolutamente strano ed atipico nel panorama attuale per quello che riguarda tematiche, atmosfera, ed in generale dell’identità con cui è possibile definirla. Di base si tratta di una sorta di mix tra un giallo nel pieno della tradizione inglese, nonché di una commedia ma anche di una serie sovente drammatica, che colpisce per la capacità che ha di parlarci dei sentimenti, di quanto la vita sia molto più complicata di come la narrazione sul piccolo e grande schermo sovente ci abbiano suggerito.
Il risultato finale senza ombra di dubbio è quello di un prodotto atipico rispetto alla norma, solvente anche disturbante per la capacità che ha di portarci ad immedesimarsi nei protagonisti, nell’evitare soprattutto una visione manichea della storia e del mondo dei sentimenti.
Ma più ancora, Mammals ci parla della frenesia dei tempi moderni, dell’incapacità che abbiamo di godere del momento piccola proiettando sempre le nostre ansie i nostri desideri al domani, dimenticandoci che hai presente ciò di cui dobbiamo godere. Mammals per diversi e lunghi istanti diventa anche una sorta di indagine sul concetto di dolore e di perdita, su come possiamo fare nella nostra vita per ripartire insieme ad una persona, se la fiducia può essere ricostruita oppure no, se la verità è veramente il bene supremo.
L’insieme alla fin fine risulta essere soprattutto una serie di domande senza risposta, su come è perché non possiamo mai avere veramente il controllo della nostra vita e neppure delle nostre relazioni, sul fatto che in fin dei conti nessuno sia veramente innocente.
James Corden è senza ombra di dubbio un interprete che fino ad oggi è stato abbastanza sottovalutato, o meglio ancora mal utilizzato, relegato sovente in ruoli il più delle volte scontati, ma qua finalmente ha la possibilità di liberare il suo notevole talento espressivo, per donarci un protagonista maschile molto diverso da ciò che il panorama oggi ci offre. Il suo Jaime non è né un vincente, né un arguto mattatore, non è sexy, non ha gli addominali scolpiti e non è tenebroso. Di fatto è semplicemente un uomo normale, con i suoi pregi ed i suoi difetti, di cui forse Mammals ad un certo momento commette l’errore di esacerbare gli estremi. Tuttavia Jaime risulta sempre un personaggio credibile perché si trova a stare malissimo e non riesce a nasconderlo, è psicologicamente fragile, dal punto di vista comportamentale ci porta quasi a vederci allo specchio, con il fare goffo ed ossessivo, la sua mania per la perfezione e le sue insicurezze che i messaggi trovati sul cellulare della moglie alimentano come un fuoco inestinguibile.
Ed ecco che la sceneggiatura compie un piccolo miracolo, lo fa diventare da vittima a possibile carnefice, o meglio ancora rinnega il pietismo ed abbraccia invece in toto la volontà di ricordarci che dal dolore nascono le parti peggiori di noi stessi, la reazione causata da un’azione è sempre coerente con il dolore che essa provoca.
Mammals ha un altro enorme pregio: alterna le atmosfere in modo perfetto. La troviamo talvolta ironica, altre volte incredibilmente o dolorosa, molto realistica e pure poi si svolta l’angolo e ci si trova ad ammirare una sorta di costruzione cubista e grottesca.
Alla fin fine quello con cui ci troviamo a che fare è una sorta di trattato sull’umanità intesa come razza animale, mossa da una razionalità che domina solo fino a quando noi stessi glielo permettiamo.
La visione collettiva che ne viene fuori può sembrare in più momenti quasi deprimente, forse addirittura cinica o pessimista, ma la realtà è che nessuno è completamente buono, nessuno è completamente cattivo, neppure la moglie palesemente infedele ed insoddisfatta di quel marito.
Altro aspetto sicuramente positivo è infatti come poi il sesso femminile non venga più trattato in modo paternalistico o al contrario elevato verso una sorta di mitizzazione assolutoria che ultimamente nella narrazione cinematografica e televisiva è diventata qualcosa di svilente è anche abbastanza fastidioso. Nossignore, uomini e donne sono uguali ma sono anche diversi, funzionano in modo diverso, pensano e sentono e agiscono in modo diverso, perché hanno diverse priorità e diverse chiavi di lettura.
Fatto ancora più singolare, Mammals è una sorta di decostruzione del mito dell’amore moderno, fatto di tolleranza, dialogo, altruismo, della possibilità del poliamore e di tutto questo mondo alternativo e alla moda che nella realtà interessa solo una piccola minoranza esaltata mediaticamente.
Tutti noi siamo come Jaime, Jeff, Amandine e Lue, ci accorgiamo di quello che c’è di prezioso nelle nostre vite solo quando rischiamo di perderlo, abbiamo pensato che tutto rimanesse uguale mentre invece il cambiamento è l’unica costante della vita. Non è poco trovare tutto questo dentro una serie TV, per quanto poi alla fin fine l’insieme comincia a perdere il ritmo e quasi a rinnegare sé stesso. Ma non è in fondo ciò che facciamo anche noi da sempre?