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Black Panther: Wakanda Forever, il regista e il cast parlano del film alla conferenza stampa

Pubblicato il 04 novembre 2022 di Lorenzo Pedrazzi

Non solo un film, ma un rito collettivo: Black Panther: Wakanda Forever porta sulle spalle un lutto enorme, che si riflette nella trama, nel cammino dei personaggi, nel lavoro stesso del regista Ryan Coogler e di tutti i suoi collaboratori, cast compreso. La morte di Chadwick Boseman nel 2020 ha dato al sequel un’impronta diversa, votata alla celebrazione dell’eredità di T’Challa e alle conseguenze della sua scomparsa. Per Coogler e gli altri, però, si è trattato innanzitutto di elaborare la perdita: un processo che il cineasta ha messo in luce fin dall’inizio, nella conferenza stampa del film.

Tornare a lavorare in questo universo narrativo gli ha permesso di ritrovare gli amici con cui aveva già realizzato il primo capitolo, proprio quando la pandemia di Covid-19 stava condizionando il mondo intero:

Abbiamo cominciato il film proprio nel mezzo [della pandemia]. E, sapete, credo che tutti stessero vivendo un senso di solitudine, negli anni seguenti, in quella crisi. Quindi è stato fantastico rivedere alcune di queste persone e dare loro un abbraccio gigante, sapete cosa intendo? E ciò che stavamo attraversando, sono cose che la gente si ritrova ad affrontare, questo senso di lutto e perdita. Ma è anche fantastico quando non devi farlo da solo, avete presente? Siamo riusciti a costruire un senso di comunità e accogliere nuovi membri, con gli attori che interpretano Namor e i Talokani. Quindi è stato fantastico. Mi sento molto grato.

Sul piano puramente creativo, la trama è stata rielaborata per includere la scomparsa di T’Challa, e Kevin Feige spiega la reazione di quel momento:

Per quel che mi ricordo, lo shock si è trasformato in “Cosa facciamo? Cosa dovremmo fare? Dovremmo fare qualcosa?”. E credo sia stato deciso relativamente presto che questo fantastico gruppo di personaggi e questo mondo che è stato creato sullo schermo dovessero continuare.

Il risultato, come dice il produttore Nate Moore, è una combinazione di toni che corrispondono a uno spettro molto variegato di emozioni, le stesse che si provano durante l’elaborazione di un lutto.

In quanto narratori, vogliamo essere il più onesti possibile con ciò che i personaggi vivrebbero nel film dopo aver subìto la perdita di T’Challa. E non si tratta solo di lutto. A volte c’è anche gioia, a volte umorismo. Sono tutte le emozioni che chiunque prova in ogni perdita profonda. Con una tale varietà di talenti e personaggi, abbiamo tutti un diverso punto di vista su quella perdita, e credo che Ryan abbia trovato il modo di esprimere tutti i diversi colori del lutto attraverso il gruppo. Ma non sono solo i Wakandiani, che sicuramente lo provano; c’è anche il lutto di Namor e dei Talokaniani, per la perdita della loro terra. Quindi, credo che Ryan sia stato abbastanza scaltro come filmmaker e narratore da cucire insieme tutti quei temi attraverso l’intero film. Ed è per questo che, spero, il film stesso sarà così potente per il pubblico.

L’esordio di Namor

Ryan Coogler parlava di “nuovi membri” nella comunità, e tra di loro c’è Tenoch Huerta, l’attore messicano che interpreta Namor. In questa versione, il Submariner appartiene alla civiltà azteca, ed è per questo che Atlantide è diventata Talocan.

Non è facile, quando hai un personaggio del genere, perché sei l’antagonista. Devi distruggere qualcosa di valore, non solo nella storia, ma anche per la gente al di fuori del film. Molti si identificano nel Wakanda, me compreso. Quindi, ora devo interpretare il cattivo ch distrugge [ride], o cerca di distruggere quel retaggio. Ma credo al contempo che Ryan, la sceneggiatura, abbiano trovato un modo per renderlo umano, per giustificare perché quel popolo agisca così. Non significa che sia giusto o meno, ma fornisce una spiegazione. Non è una scusa, ma è una ragione, spiega perché le cose accadono. Perché le persone scelgano reazioni diverse di fronte al lutto o alla minaccia, o qualunque altra cosa, sapete, i pericoli della vita. Ed è bellissimo, perché è umano. [I due popoli] condividono le stesse ferite, dal punto di vista storico. Ma anche come individui condividono le stesse ferite. E come risolvono i problemi dipende dalle loro personalità, dalle loro storie. È stupendo, avere quell’equilibrio in un film.

Il ritorno di Shuri

Sul versante opposto c’è Shuri, sorella di T’Challa: Letitia Wright ricorda come Coogler le abbia spiegato le sue idee su come continuare la saga.

Con Ryan ho avuto una conversazione a cuore aperto su quali passi compiere per andare avanti. Dovevamo fare piccoli passi, con delicatezza, perché quando ne abbiamo parlato era successo da poco. Ryan mi ha parlato dei vari personaggi, e di come il mondo si sarebbe espanso un po’. Ma anche di come saremmo cresciuti. Prendiamo tutti delle svolte diverse. Compresa Shuri. La incontriamo nel primo film, ed è un raggio di sole. È molto protetta dal suo statuto regale e dall’amore. È orgogliosa del suo fratellone quando raccoglie l’eredità di suo padre. E vuole solo creare. Adoro Shuri nel primo film perché non ha limiti. Era la persona a cui suo fratello si rivolgeva per avere protezione, la sua armatura. Lui la incoraggiava. La sua famiglia la incoraggiava a essere un genio, a essere meravigliosa e fedele a sé stessa. Quindi, proseguiamo da lì. Come ci si sente quando il tuo cuore è infranto? Ryan ci ha guidati su come creare un arco completo per questo essere umano, questa giovane donna che attraversa qualcosa [di drammatico] con i membri della sua famiglia, in generale, e con i Wakandani. Tutto questo è stato scritto con delicatezza, e approcciato con gentilezza. Abbiamo sempre parlato, abbiamo sempre comunicato, a ogni passo. E siamo stati in grado di portare qualcosa che fosse reale, onesto. Ho potuto metterci il cuore, e dare a Shuri un arco completo. Spero che il pubblico possa identificarsi con esso e trovare guarigione, insieme a noi.

La prospettiva di Nakia

L’elaborazione del lutto, però, è un processo che varia da personaggio a personaggio. Lupita Nyong’o, ad esempio, spiega che Nakia è più avanti rispetto agli altri:

Nakia è un esempio di qualcuno che si trova un po’ più avanti nella sua elaborazione. Non significa che abbia già capito tutto, ma nel primo film Ryan l’ha descritta come l’oasi di T’Challa. E questo mi ha colpita molto. Così, mentre stavo leggendo la sceneggiatura e pensando a dove [Nakia] si trovasse, mi sono resa conto che ciò che lei era per T’Challa ora lo può offrire a Shuri. Aveva molto senso in termini di struttura e architettura della storia. Quando parliamo di esplorazione del lutto, è molto realistico avere qualcosa che si faccia simbolo del cambiamento per i personaggi nella storia, ma anche per il pubblico. E il fatto che fosse l’amore di T’Challa, credo che in qualche modo permetta al pubblico di sapere che va tutto bene, sapete. Va tutto bene. Per quanto fosse frustrante che Ryan [ride] lo facesse proprio con Nakia, interpretarla è stato molto terapeutico per me. Perché, vedete… ho dovuto guardare oltre la mia frustrazione per aver perso Chadwick, e imparare da lei. Sì, imparare da quella saggezza che sembra possedere. E per questo ti sono molto grata, Ryan.

La reazione di Okoye

Dal canto suo, Danai Gurira (alias Okoye) parla dei dubbi iniziali su Black Panther: Wakanda Forever, quando la morte dell’amico e collega era ancora molto recente:

Una parte di me ha detto, “Davvero? Dobbiamo proprio?”. Sì, senza dubbio [questa reazione] è venuta fuori quando ne ho sentito parlare per la prima volta. Ma poi l’altra parte ha preso il sopravvento e ha capito che in realtà era fantastico. Sono molto grata del fatto che questi personaggi possano esplorare così tante sfaccettature della loro umanità. Credo sia qualcosa di cruciale, poter vedere tutto questo caleidoscopio di umanità. Non è una cosa molto comune, non succede spesso. In contrasto con ciò che Lupita stava attraversando, mi sono sentita fuori luogo nel processo. E credo che fosse connesso con ciò che il mio personaggio stava vivendo. Ma era anche connesso alla perdita del nostro fratello. Quel processo attraversa la storia, quindi la chiave consisteva per me nell’ancorarmi [a un sentimento reale] per potergli rendere omaggio, e onorare il fatto che amasse l’eccellenza così tanto. Adorava vederci brillare, fare le nostre cose. Andavamo da lui e gli chiedevamo, cosa ne pensi di questo? Cosa ne pensi di questo circa il mio personaggio? E lui ci spronava sempre a fare grandi cose. Aveva un gran senso del gusto. Quello è stato un aspetto cui sono rimasta ancorata durante il processo.

Il debutto di Namora

Tra i volti nuovi troviamo anche Mabel Cadena, attrice messicana che interpreta Namora: per lei Black Panther: Wakanda Forever è stato l’esordio assoluto nel Marvel Cinematic Universe, nonché una grande novità nella sua carriera.

Mi sono divertita, sì. È stata un po’ una sfida in questo nuovo mondo. Abbiamo avuto bisogno di molto allenamento, fisico, mentale, perché avevo bisogno di essere molto forte mentalmente. E ho dovuto imparare l’inglese, la lingua Maya, che è fantastica. Abbiamo per la prima volta una lingua indigena in un film come questo. Mi sento orgogliosa di questa sfida. Imparare la lingua Maya è stato molto difficile. Il mio insegnante mi diceva sempre, “Hey, Mabel, voglio che la mia gente si senta rappresentata con dignità”. Quindi sì, abbiamo affrontato molte sfide, ma sono molto contenta perché ieri, anzi due giorni fa, quando ho visto il film per la prima volta, in quanto donna messicana e latino-americana, è stata una cosa del tipo “Oh mio Dio, è incredibile”. Questo film ha molta diversità, molti colori, molte lingue, e sono molto orgogliosa di far parte di qualcosa del genere, perché non è solo un film di supereroi. Grazie a Black Panther, thanks Ryan, grazie a Kevin, Nate e Lupita, Letitia, Danai, Chadwick, ho questa nuova opportunità di credere in me stessa nel mondo, nella finzione, nel mio mondo, ho nuove aspettative sulla mia carriera e sono molto felice di essere qui. Grazie.

Vi ricordo che Black Panther: Wakanda Forever uscirà il 9 novembre nelle sale italiane.