L’universo narrativo creato da George R.R. Martin ha da sempre la chiave del suo fascino nella capacità di parlarci della vera Storia, del nostro mondo attraverso, una metafora Fantasy.
La verità è che era assolutamente impossibile non trovare riferimenti nel Rinascimento italiano, alle lotte per il potere che insanguinarono l’Inghilterra e la Francia, all’Impero Romano e alla lunga lista di conquistatori che si alternarono nel lontano Oriente, mentre ammiravamo i personaggi che hanno reso Il Trono di Spade qualcosa di epico.
Per quanto al momento più limitato a livello geopolitico, per così dire, House of the Dragon si sta comunque rivelando una serie caratterizzata da un crescendo non indifferente per la qualità narrativa, ma soprattutto in grado di darci finalmente un personaggio di monarca di cui è impossibile non innamorarsi: Viserys III Targaryen.
Diciamocelo chiaramente, all’inizio di House of the Dragon, Viserys III Targaryen non è che sembrasse niente più di un Re abbastanza debole, insicuro, attorniato da consiglieri chiacchieroni e facile da manipolare, soprattutto per Otto Hightower, Il suo consigliere più fidato e allo stesso tempo l’uomo che più di tutti si approfittava di un rapporto privilegiato.
Tuttavia, già in occasione della morte dell’amatissima moglie Aemma Arryn, dà dimostrazione di una capacità di sopportazione del dolore e assieme di una mentalità politicamente altruista non indifferenti, cercando di fare tutto il possibile per salvare perlomeno l’erede, anche al prezzo della donna che ama. Perdere entrambi senza ombra di dubbio è un colpo che avrebbe steso chiunque, lui miracolosamente riesce comunque reggere, ad andare avanti, a capire che bene o male il destino del regno è sulle sue spalle, e non può permettersi di lasciare ancora spazio all’instabile fratello Daemon.
La realtà è che, come Re, Viserys ha sempre dimostrato di riuscire negli anni a mettere da parte le proprie opinioni personali, i propri sentimenti quando fosse necessario, per ragionare in modo sempre più equilibrato su ciò che era più giusto per la sua famiglia e per il regno.
Il che è sempre stato nella Storia una sorta di esercizio di equilibrismo che quasi tutti hanno fallito, sovente con risultati a dir poco tragici. Lui invece, col tempo è rimasto sempre più ferito nel corpo e nell’anima, ma costretto bene o male a soggiacere alla dura legge del trono, martoriato nella carne da un male inclemente, non ha però mai perso la decenza, l’empatia, così come anche una grande umiltà.
Perché la realtà di fondo è che questo è fino ad oggi l’unico vero, onesto e ammirevole monarca che romanzi di George R.R. Martin ci abbiano donato, tra tanti portatori di morte e distruzione, privi di empatia e di una capacità di andare oltre il proprio interesse personale.
Niccolò Machiavelli scrisse una volta che “Tutti ti valutano per quello che appari. Pochi comprendono quel che tu sei”. Questa sicuramente è una massima che Re Viserys ha dovuto fare sua col tempo, a mano a mano che la carne cedeva, sublimata nell’ultimo episodio in cui la figlia Rhaenyra ha dovuto constatare con orrore che dell’uomo intelligente, acuto e paziente che ricordava, non era rimasto che uno spettro. Almeno apparentemente. Sì perché il finale dell’ultima puntata, senza ombra di dubbio ha avuto in lui, nella grande performance di Paddy Considine, l’assoluto protagonista, in quello che è stato anche a tutti gli effetti l’addio di un Re al suo mondo.
Viserys appare per caratteristiche, natura e vita connesso a molti sovrani che hanno dovuto sopportare lutti, avversità e nonostante questo furono capaci di grandi cose. Viserys in sé pare condensare le qualità di un Luigi XV, di Giovanni il Buono di Francia, Baldovino IV d’Angiò e un Kangxi, con la necessità di far fronte a problematiche familiari, un regno instabile, nemici esterni difficili da eliminare e soprattutto un’incapacità di trovare una valida leadership per la sua successione.
Sovente lo troviamo ad essere sottovalutato da chi lo circonda, forse anche per un’ eccessiva incapacità di nascondere il proprio dolore, la propria delusione riguardo non tanto ai propri affetti, ma come non sia riuscito a porvi rimedio.
Viserys è soprattutto un Re molto severo con sé stesso, schiacciato da un passato fatto di grandi conquistatori e uomini autoritari, lui invece pare essere molto più concentrato sulla necessità di trovare un equilibrio. Il che lo rende senza ombra di dubbio molto diverso da tanti altri prototipi di leader che lo circondano e che abbiamo conosciuto in passato nel mondo di George R.R. Martin.
Il confronto più stridente non potrebbe che essere con la sua discendente Daenerys e con Tywin Lannister. La prima è sostanzialmente una rivoluzionaria radicale, che come un Alessandro il Grande, un Hitler, un Gengis Khan, vuole cambiare completamente il mondo, stravolgere l’ordine naturale delle cose, spezzare come lei stessa dice quella ruota che fa sovente precipitare il mondo del caos.
Per farlo, come ogni idealista che la storia ci abbia tramandato, non esita a compiere incredibili massacri, a diventare in ultima analisi esattamente tutto ciò che una volta odiava.
Tywin Lannister, connesso alle spietate famiglie del Rinascimento italiano, i Borgia su tutti, è invece l’esatto contrario Viserys, e pur non essendo mai formalmente Re, per un lungo periodo di tempo nella realtà esercita esattamente lo stesso tipo di autorità Per quanto non dal punto di vista formale. Spietato, duro, narcisista senza problemi, calcolatore, astuto e carismatico, concepisce il potere come uno strumento da utilizzare a beneficio della propria famiglia e basta, ma se non altro può rivendicare una grande coerenza dall’inizio alla fine.
Robert e Stannis Baratheon, per quanto molto diversi, si dimostrano entrambi completamente inadatti nel ruolo di monarca. Il primo per pigrizia, incuria ed egoismo, l’altro per ipocrisia, crudeltà e una buona dose di ipocrisia. La verità? Viserys è il Re giusto in un momento sbagliato, freddamente si potrebbe ragionare sul fatto che gli si è mancata talvolta la spietatezza, la mente metallica e fredda che la Storia ci ha insegnato permette di trionfare nei momenti più critici e delicati.
Eppure, la sua ultima marcia verso il trono, quella maschera dorata, lo rendono bene o male l’unico protagonista veramente positivo fino ad adesso, in virtù di un altruismo, una volontà di creare qualcosa di utile ai posteri che lo animano fino all’ultimo. E questo, solo i grandi Re lo hanno avuto dentro.