Kevin Spacey giudicato “non responsabile per danni” nel caso Anthony Rapp

Kevin Spacey giudicato “non responsabile per danni” nel caso Anthony Rapp

Di Marco Triolo

La causa civile per molestie intentata per 40 milioni di dollari da Anthony Rapp contro Kevin Spacey si è conclusa con una vittoria per quest’ultimo: la giuria ha decretato Spacey “non responsabile per danni” nel caso.

Rapp aveva accusato per la prima volta Spacey nel 2017, dichiarando, sia sui social che in un articolo di BuzzFeed, che, nel 1986, Spacey lo aveva assalito fisicamente nel proprio appartamento di Manhattan, quando Rapp aveva 14 anni e Spacey 26. Secondo la testimonianza della presunta vittima, Spacey avrebbe sollevato Rapp “come uno sposo solleva la sposa”, lo avrebbe adagiato sul letto e avrebbe tentato di avere un rapporto sessuale con lui. Rapp ha raccontato di essere riuscito a divincolarsi, ma di essere rimasto profondamente traumatizzato dall’evento e di aver poi sviluppato, nel 2017, una sindrome da stress post-traumatico.

Nella sua dichiarazione conclusiva, Richard Steigman, avvocato di Rapp, ha ribadito che il suo cliente ha sempre detto la verità, persino quando quella verità si è dimostrata “disordinata” e non d’aiuto per il caso. L’avvocata di Spacey, Jennifer Keller, ha invece definito la causa una “vendetta” personale di Rapp, una “crociata” portata avanti per 35 anni: “Non ci sono prove che questo sia mai accaduto”, ha detto Keller, “e molte che non sia accaduto”.

In particolare, Keller ha diretto l’attenzione della giuria su quello che ha definito “il testimone chiave” del processo, cioè l’appartamento in cui viveva Kevin Spacey. L’avvocata ha fatto notare che, secondo la sua testimonianza, Rapp stava guardando la televisione nella camera da letto di Spacey, lontano dalla festa che si stava tenendo nella stanza adiacente. Rapp ha raccontato che, a un certo punto, si rese conto che la festa era finita spiando attraverso la porta della stanza. Ma, presentando foto dell’appartamento in questione, Keller ha dimostrato che era un monolocale e non c’era, dunque, una camera da letto separata. “La sua versione dei fatti dipende dall’esistenza di una camera da letto. Questo è il dato da cui il querelante ostinatamente non riesce ad allontanarsi”.

Inoltre, la difesa ha contestato la diagnosi di PTSD di Anthony Rapp. Alexander Bardey, lo psichiatra assunto dai legali di Kevin Spacey, ha citato la vita stabile e monogama di Rapp, e il suo successo, come prove dell’inconsistenza della diagnosi, perché la sindrome da stress post-traumatico dovrebbe interferire con la vita quotidiana. Rapp “ha quella che io considero una vita normale”, ha concluso Bardey.

Al di fuori della corte, Steigman ha dichiarato: “La giuria ha parlato. Anthony ha detto la sua verità. Rispettiamo il verdetto della giuria, ma non cambia la sua verità”.

Ora, Kevin Spacey dovrà affrontare un processo nel Regno Unito, che partirà il prossimo giugno, e una causa da 31 milioni di dollari con Media Rights Capital, casa di produzione di House of Cards. Spacey è accusato di aver costretto la compagnia ad affrettare la conclusione della serie Netflix per via della sua condotta, considerata una violazione del suo contratto.

La reazione di Anthony Rapp

In seguito, Anthony Rapp ha diffuso un comunicato ufficiale su Twitter, in cui si legge:

Sono profondamente grato per aver avuto l’opportunità di far ascoltare il mio caso a una giuria, e ringrazio i membri della giuria per il loro servizio.

L’intenzione, con questa causa, è sempre stata quella di fare luce, come parte di un movimento più ampio che intende prendere posizione contro ogni forma di violenza sessuale.

Prometto di continuare a sostenere gli sforzi per far sì che possiamo vivere e lavorare in un mondo libero da ogni genere di violenza sessuale. Spero sinceramente che chi è stato vittima di violenza continui a raccontare la propria storia e lottare perché i colpevoli ne rispondano.

Fonte: Deadline

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