I May Destroy You: la vera storia di Michaela Coel – La Recensione

I May Destroy You: la vera storia di Michaela Coel – La Recensione

Di Gian Marco Novelli

Nata dalla collaborazione tra HBO e BBC dove ha debuttato nell’estate del 2020, grazie a Sky Atlantic e NOW anche in Italia è finalmente arrivata I May Destroy You. La serie ideata, girata e recitata da Michaela Coel narra le vicende di Arabella, una scrittrice di origine ghanese diventata famosa dopo la pubblicazione del suo primo libro “Cronache di una millenial stufa”, grazie al quale diviene un simbolo per le nuove generazioni iscritte su social network come Twitter.

La miniserie si pone però fin da subito un obiettivo più alto: parlare di consenso sessuale in ambedue i sessi. La Coel compie questo viaggio nelle violenze sessuali subite da donne e uomini senza alcun tipo di retorica; tutti gli orrori provati da una vittima di violenza sessuale, sono ben esplicitati dalla sceneggiatura. Dal paralizzante shock iniziale fino ad arrivare alla paura di denunciare tali violenze, come se non dichiarandole esse possano affievolirsi con il passare dei giorni e delle settimane, quasi a scomparire del tutto.

I May Destroy You ci dimostra magistralmente che nessuna violenza può scomparire dalla mente di chi la subisce, anzi non può e non deve rimanere impunita. Negli ultimi anni si è parlato tantissimo di Me Too, sui social network molti utenti si sono sentiti in dovere di dire la loro su come e quando una persona vittima di violenza dovrebbe denunciare; la Coel con questa miniserie sembra quasi voler fare il dito medio a tutti loro, anche perché lei quella violenza l’ha subita davvero e non solo sullo schermo.

La miniserie fin dal suo debutto ha ricevuto il plauso del pubblico, ma anche della critica che l’ha premiata con vari BAFTA ed un Emmy Award per la miglior sceneggiatura.

La terribile esperienza vissuta e mostrata da Michaela Coel

“Stavo lavorando di notte negli uffici dell’azienda; avevo un episodio da consegnare alle 7 del mattino. Ho fatto una pausa e ho bevuto un drink con una carissima amica che era lì vicino. Sono tornata cosciente mentre stavo scrivendo la seconda stagione, molte ore dopo. Sono stato fortunata. Ho avuto un flashback. Ho scoperto di essere stata aggredita sessualmente da sconosciuti”.

La storia narrata da I May Destroy You parte da queste parole pronunciate nel 2018 da Michaela Coel durante l’Edinburgh International Television, con estrema sincerità la donna rivelò pubblicamente l’orribile esperienza vissuta durante la realizzazione della seconda stagione di Chewing Gum, sitcom britannica che ha lanciato la sua carriera come attrice e sceneggiatrice.

Fu proprio quella l’occasione in cui la Coel decise di rivelare il suo nuovo lavoro, basato su avvenimenti da lei vissuti in prima persona; due anni dopo la serie debuttò su HBO e BBC e il successo fu da subito lampante per tutti. Michaela Coel con questa miniserie ha voluto portare non un messaggio qualunque ma il suo messaggio e la sua voce, parlando di una tematica delicata per lei e per chiunque l’abbia vissuta.

Dal consenso sessuale in ogni sua forma, la serie tratta anche tematiche poco conosciute come la droga dello stupro e lo fa mostrandocele in tutta la sua crudeltà. Arabella dal suo aggressore viene, infatti, drogata e la mattina dopo in un primo momento sembra non ricordare nulla. Sarà solo grazie a un taglio sulla sua fronte e allo schermo danneggiato del suo smartphone che nei 12 episodi cercherà di capire cosa le sia davvero successo quella notte.

Arabella: un’eroina non convenzionale

Fin dai primissimi frame, la serie mette in chiaro una cosa: non occorre apparire deboli e indifesi per poter essere considerati delle vittime. Non esiste una persona più vittima di altre, è altamente ingiusto fare classificazioni quando si parla di violenza. Se una donna o un uomo la subiscono, in qualsiasi forma, non importa lo status sociale o il tipo di carattere che hanno.

Ancora oggi si sentono dire affermazioni come “Se una ragazza si veste in modo appariscente e magari con una minigonna, deve mettere in conto una possibile violenza sessuale”. Arabella non rappresenta il classico prototipo della vittima indifesa: ha un carattere sfrontato, beve, si droga, è disinibita. Perché la violenza da lei subita deve valere meno di altre? È questo l’assunto su cui la Coel ha basato il personaggio e l’intera serie.

Arabella non sarà sola ad affrontare la conseguente tempesta mediatica scatenata sui social, accanto a sé avrà due persone che la aiuteranno a far luce su quella notte: la coinquilina Terry (Weruche Opia) e Kwame (Paapa Essiedu), il migliore amico omosessuale. Proprio quest’ultimo avrà una grande rilevanza nei 12 episodi, come infatti precedentemente detto la tematica del consenso sessuale in I May Destroy You viene affrontata anche dal punto di vista maschile.

Un’esperienza traumatica per Kwane, lo cambierà notevolmente nel corso della storia ed anche in questo caso lo shock subito avrà conseguenze per lui molto forti. Raramente un’opera cinematografica o televisiva ha trattato tale tematica con protagonista un ragazzo, ciò rappresenta un altro pregio della miniserie di Michaela Coel.

Ostia Beach parte integrante della narrazione

L’Italia è molto presente in I May Destroy You, rappresenta un luogo molto caro ad Arabella, quest’ultima si rifugia infatti più volte nel corso della serie sul lungomare romano di Ostia. Lo fa per realizzare il suo libro ma soprattutto per incontrare Biagio (Marouane Zotti), l’interesse amoroso della ragazza nonché uno spacciatore residente proprio nel luogo.

Tra i due sembra esserci fin da subito un interesse molto forte, la serie ti porta quasi a pensare che lui tenga veramente a lei. Niente è però come sembra, agli occhi degli spettatori rimarrà sicuramente impresso lo straziante episodio in cui Arabella dopo lo stupro subito va trovare l’uomo, in cerca di comprensione. La reazione di Biagio non sarà quella sperata dalla protagonista, ma le darà modo di chiudere ufficialmente i conti con il passato.

Gli spettatori in questo episodio sono testimoni di una delle scene più intense e meglio recitate dalla Coel. Nella serie sono, inoltre, presenti anche degli attori italiani come Alessandro Carbonara e Alberto Brosi, due uomini conosciuti da Terry durante una delle visite ad Arabella. Ad arricchire il paesaggio romano sarà anche la presenza di alcuni brani musicali italiani come “Cara Italia” dell’artista Ghali.

I May Destroy You è una serie non facile da digerire e per questo va presa a piccole dosi, si sconsiglia la visione in modalità binge watching. Michaela Coel ha avuto molto coraggio nel realizzarla, ma era necessario farlo così da poter definitivamente superare l’esperienza traumatica da lei vissuta nel 2018. Dopo aver vinto l’Emmy 2021 per la miglior sceneggiatura in una miniserie, la Coel ha dichiarato “Dedico questo premio a tutte le persone vittime di violenza”. In Italia la miniserie è disponibile su Sky Italia e NOW.

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