Boris 4, la recensione (senza spoiler) dei primi due episodi

Boris 4, la recensione (senza spoiler) dei primi due episodi

Di DocManhattan

Una persona dal cuore arido, di quelli che in TV guardano solo programmi comici che non fanno ridere, costruiti sui tormentoni tipo quello di Martellone, si chiederà cosa sia questo Boris, e perché se ne parli così tanto da quindici anni. Una persona dal cuore giusto un po’ meno arido, che Boris lo ha visto e apprezzato ai tempi, si chiederà invece se ci fosse davvero bisogno di una quarta stagione, a dodici anni di distanza dalla terza (e undici dal film). La risposta che al precedente interrogativo danno i primi due episodi di Boris 4 è che sì, ce n’era DANNATAMENTE bisogno.

Boris 4 recensione episodi 1-2 no spoiler

LO STREAMING VISTO CON GLI OCCHI DEL CUORE

Serviva un altro giro di Boris, e serviva non solo perché i tanti fan della serie la ricordano giustamente – e altrettanto giustamente lo fanno ogni qual volta se ne presenti l’occasione – come uno dei pochi esempi di TV italiana fuori dagli schemi, brillante, perfettamente in grado di prendere per i fondelli proprio la fiction nostrana più sciatta. Ma proprio perché in questi dodici anni la TV, da noi e nel resto del pianeta, è cambiata profondamente. Negli anni del dominio sul fronte serie delle piattaforme, delle logiche dell’algoritmo, delle produzioni che devono soddisfare un pubblico enormemente più vasto rispetto a prima, serviva lo sguardo comico e lucidissimo di Boris per guardare in filigrana questo nuovo scenario, mentre René urla “Ottima!” come sa fare solo lui.

E se il mondo è cambiato, lo sono – a modo loro, e non tutti – anche i protagonisti di Boris. C’è questa nota bella e malinconica nel modo in cui si è affrontata la scomparsa di una delle attrici (la Itala di Roberta Fiorentini) e di una delle tre anime della serie stessa, l’autore Mattia Torre. Impossibile non rivedere in una certa cosa presente in questa nuova stagione (la natura della quale, ovviamente, non vi sveliamo) non un saluto a Torre da parte degli altri due autori, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, ma un commovente, sentito “sei ancora con noi”.

Poi, certo, René Ferretti è sempre René Ferretti, e Stanis La Rochelle il solito, adorabile impiastro megalomane convinto di essere De Niro. Il problema è che non hanno più a che fare, loro e gli altri, con la tv generalista che si nutriva di medici, gioieieri e al massimo comici che guardavano in camera per affidare al pubblico il loro Ciao, sono Massimo D’Alema.

Boris 4 recensione episodi 1-2 no spoiler

LE REGOLE DELLA PIATTAFORMA

E allora tutta la banda, alcuni membri della quale hanno fatto carriera e altri sono rimasti dov’erano, deve lavorare ora per Disney+ una piattaforma globale. Realizzando un’improbabilissima serie intitolata Vita di Gesù, partorita dallo stesso Stanis e da lui interpretata: un esaltato con la parrucca nei panni di un 33enne, pur essendo ormai oltre i cinquanta. E questa è solo la premessa. Il punto è, dicevamo, che i prodotti per una piattaforma devono soddisfare un pubblico planetario, il che complica il lavoro sia di Renè che dei sempre ispiratissimi (uh, guarda) tre sceneggiatori responsabili dell’abuso che si fa su Internet dell’aggettivo basito.

La componente nostalgia, come in ogni revival, è ovviamente molto forte. Uno dopo l’altro, sfilano sullo schermo i personaggi che tanto abbiamo amato nelle prime tre stagioni. E per un attimo è come se non fosse cambiato davvero nulla, come ritornare in un locale che ti piaceva ma non frequentavi da anni, e scoprire che fanno sempre una quattro formaggi ottima.

Boris 4 recensione episodi 1-2 no spoiler

NON LO FAMO, MA LO DIMO

Fortunatamente, però, non è tutta nostalgia. Proprio l’evoluzione che il nuovo mercato chiede (impone) a un gruppo di lavoratori abituati a fare il meno possibile sempre, e magari pure a ridurre sempre tutto a una scelta binaria (apri tutto vs chiudi tutto, insegna il maestro di vita Duccio Patanè) così ci sono ancora meno responsabilità da sciropparsi, mostra come gli stessi siano capaci di abituarsi in fretta al nuovo scenario.

Tutto il discorso meta su “quello che la piattaforma chiede” è talmente importante che tracima pure nella nuova sigla (che è sempre quella di Elio, ma con un nuovo testo). Si ride, insomma, ma tra una risata e l’altra noti che effettivamente quelle lì sono le richieste del mercato (o di chi ne tiene in mano le briglie, tanto il risultato è lo stesso), che di alcuni temi si parla tanto senza interiorizzarli minimamente. Ironizzando, attenzione, non sui temi stessi, ma su chi li usa giusto perché deve. E in definitiva che quando i soldi o il tempo o entrambe le cose non ci sono, “in quest’epoca di supermenni” è molto più facile se non lo famo, ma lo dimo, senza mostrarlo davvero. Perché questo è ed è sempre stato Boris.

Per gli altri episodi – Boris 4, di cui abbiamo visto in anteprima le prime due puntate, è composta da otto episodi e arriverà in blocco su Disney+ dopodomani, il 26 – mi aspetto grandissime cose da Corinna, io ve lo dico.

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