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Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione del terzo episodio

Pubblicato il 09 settembre 2022 di Marco Triolo

La critica che molti hanno mosso al primo episodio de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere era che fosse troppo lento. Già nel secondo episodio, comunque, il ritmo era considerevolmente aumentato, e questo terzo dimostra che J.D. Payne e Patrick McKay non hanno intenzione di languire tra sguardi intensi e dialoghi sussurrati. L’incedere della serie si fa via via più certo, a mano a mano che la minaccia di Sauron prende forma. Lo sapevamo, perché era stato detto più volte, che Amazon avrebbe compresso eventi di millenni nello spazio di una serie TV, e qui è più che mai evidente: il nome di Sauron viene pronunciato, il suo piano di riconquista è reale, non una vaga ombra che sta iniziando a lambire la Terra di Mezzo.

Il terzo episodio de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ci trascina finalmente a Númenor, l’isola-regno che i divini Valar hanno donato agli umani che hanno aiutato gli elfi a sconfiggere Morgoth. E sì, c’è un accenno di politica: Númenor è rappresentato come un luogo che ha tagliato i ponti con tutto e tutti, votato all’autarchia come unico mezzo percepito per mantenere lo status quo senza interferenze dal mondo esterno. Qualcuno dirà che ricorda l’America (First) di Trump, anche se gli showrunner si assicurano di non calcare troppo la mano con le metafore, evitando le banalità. Númenor non rappresenta solo l’America, ma la società umana di oggi in generale, sempre più votata alla difesa dei confini in un mondo in cambiamento, in cui una minaccia globale si sta facendo strada a grandi passi. Una minaccia che molti preferiscono ignorare chiudendosi in se stessi, piuttosto che ritrovare la fiducia nei vicini per imbastire un piano comune.

Le polemiche non tarderanno, perché oggi si fa polemica su qualsiasi cosa. Ma è davvero sbagliato tentare di dire qualcosa utilizzando in questo modo un testo classico? Decisamente no, soprattutto se, come viene fatto qui, tutti gli sviluppi del plot possono comunque essere ricondotti alla più classica mitopoiesi. Questo per dire che, pur nascondendo tra le righe uno sguardo al mondo di oggi, Payne e McKay ripropongono figure che già conosciamo, archetipi e tòpoi ben consolidati (il sovrano che rifiuta la chiamata all’azione, l’eroe che deve convincerlo) e universali.

Visivamente, la serie continua a essere maestosa, specialmente quando ci mostra Númenor in tutto il suo splendore, anche se il terzo episodio conferma che gli scenari sono più curati delle creature (anche qui ce n’è una che, pur funzionando, denuncia un po’ il minore budget rispetto a un film). Oltre alla CGI, però, sono le scenografie a fare un grandissimo lavoro, soprattutto i ricchi interni delle sale di Númenor.

In questo episodio incontriamo finalmente gli orchi in maniera più diretta e si conferma la loro fedeltà a quanto già visto nella trilogia di Peter Jackson. Sul versante Pelopiedi, invece, il rapporto di Nori con il misterioso Straniero porta a una svolta imprevista nella migrazione dei futuri hobbit, e ci rivela, forse, qualcosa di più su quello strano essere caduto dal cielo.

Siamo comunque ancora saldamente nel primo atto della storia, che probabilmente si concluderà nel prossimo episodio. Già questo finisce con un importante cliffhanger, che promette l’introduzione di un personaggio fondamentale. Ora tutte le pedine sono al loro posto e tutti i principali mondi della serie sono stati introdotti. Dal prossimo episodio, ci aspettiamo che inizino a interagire in maniera importante, perché tutto punta verso le Terre del Sud, destinate a trasformarsi nell’oscuro reame di Mordor. Sarà in quei luoghi che si svolgerà la grande battaglia finale contro Sauron, anche se, prima di vederla, dovremo attendere diverse stagioni.

Leggi QUI la recensione dei primi due episodi de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere.