Blonde: Ana de Armas racconta la sfida di interpretare Marilyn Monroe

Blonde: Ana de Armas racconta la sfida di interpretare Marilyn Monroe

Di Marco Triolo

Variety ha pubblicato un lungo articolo, firmato da Daniel D’Addario, dedicato ad Ana de Armas, la star di Blonde di Andrew Dominik. Tratto da un romanzo di Joyce Carol Oates, il biopic dedicato all’icona Marilyn Monroe arriverà su Netflix il 28 settembre, e si preannuncia come un film controverso e potente, che intende sviscerare la “vera” Marilyn, alias Norma Jeane Baker.

Al centro di tutto questo c’è Ana de Armas, che ha dovuto affrontare, probabilmente, il ruolo più difficile della sua carriera. Quello di una donna che, per tutta la vita, ha subito abusi, è stata oggettificata e non ha mai avuto una figura paterna alle spalle. Interpretare un ruolo del genere, in un film che per altro include scene di sesso piuttosto esplicite (e per questo si è meritato un divieto NC-17, il più duro nel sistema americano), ha richiesto che si instaurasse un rapporto di fiducia tra star e regista:

[Andrew] e io ci siamo presi il tempo per costruire fiducia tra di noi. Ho sentito da subito quanto rispetto avesse per Marilyn. Non persegui e lotti così duramente per qualcosa per oltre dieci anni se non ci credi davvero. Era così appassionato e sicuro.

In effetti, Dominik ha inseguito Blonde per molto tempo e, come spiega nell’articolo di Variety, è stato infine proprio l’ingaggio di Ana de Armas a far combaciare i pezzi. “Qualcosa è cambiato quando l’abbiamo trovata”, afferma il regista, spiegando che l’attrice “aveva quel qualcosa, ed è questa la ragione per cui il film si è fatto”.

Le scene esplicite

A proposito delle crude scene di sesso – tra cui una in cui il presidente Kennedy la costringe al sesso orale mentre lui sta telefonando – de Armas rivela:

Raccontiamo la sua storia dal suo punto di vista. Faccio provare alla gente quello che provava lei. Quando dovevamo girare quel tipo di scene, come quella con Kennedy, era difficile per tutti. Ma, allo stesso tempo, sapevo che dovevo andare fino in fondo e trovare la verità.

La star è un po’ spaventata all’idea che le immagini del suo corpo nudo vengano estrapolate dal film e diventino virali in rete:

So che diventeranno virali, ed è disgustoso. È sconvolgente anche solo pensarci. Non posso controllarlo; non possiamo davvero controllare quello che gli altri fanno e come separano le cose dal loro contesto. Non credo che mi abbia fatto venire ripensamenti. Mi ha solo lasciato l’amaro in bocca pensare al futuro di quelle clip.

Ana de Armas confessa di aver “fatto cose in questo film che non avrei mai fatto per nessun altro, mai. L’ho fatto per lei [Marilyn Monroe], e l’ho fatto per Andrew”. Tra le cose che il regista le ha imposto c’è stato un diktat durissimo: non poteva mostrare la sua rabbia. Spiega de Armas:

Mi ha messo in uno stato emotivo molto, molto specifico. Immaginate per un secondo di non poter esprimere la rabbia. Le conseguenze su una persona non sono decisamente salutari.

C’è un po’ di Marilyn in No Time to Die

Subito dopo aver girato Blonde – le cui riprese si sono svolte pre-Covid – Ana de Armas è partita per l’avventura di No Time to Die, senza avere nemmeno il tempo per lasciarsi efficacemente alle spalle le forti emozioni provate sul set di Dominik. L’attrice confessa che, probabilmente, c’è della Marilyn Monroe anche in Paloma, l’agente da lei interpretata nel film di Bond, che con la star di Hollywood condivide “l’energia e il fascino”.

Non passa inosservato nell’articolo il fatto che Ana de Armas, un’attrice cubana parlante spagnolo, sia stata scelta per interpretare un’icona tutta americana. La star spiega di aver lavorato con una coach per imparare non solo l’accento corretto, ma anche la cadenza di Marilyn Monroe, così specifica:

La voce di una persona ha molte qualità. Non è solo un accento, un timbro o il modo in cui una persona ansima. Puoi imitare qualcuno molto bene e non avere anima. Per quanto volessi avvicinarmi il più possibile alla sua voce, se quella voce non avesse avuto feeling, non avrebbe significato nulla per me.

Lavorare in una lingua diversa dalla sua è stata una sfida ben accetta:

Per me, l’idea di non poter interpretare questa o quella parte non ha senso. Sono un’attrice, voglio interpretare quel ruolo. È un desiderio e un’ambizione personale interpretare ruoli che non dovrei poter interpretare. Per me, l’arte deve essere ripetuta, replicata e reinterpretata. È questa l’essenza della cultura. E io merito quella sfida.

QUI potete leggere la nostra recensione di Blonde dalla Mostra di Venezia, dove ha ottenuto una standing ovation di quattordici minuti. QUI invece ne potete vedere il trailer.

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