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Andor: la nuova serie di Star Wars torna a Rogue One – La recensione

Pubblicato il 20 settembre 2022 di Marco Triolo

La prima volta che abbiamo incontrato Cassian Andor in Rogue One: A Star Wars Story, lo abbiamo visto freddare senza pensarci due volte una spia ribelle per evitare che venisse catturata dall’Impero. Già questo dovrebbe darci un’idea di cosa ci aspetta in Andor, la nuova serie Disney+ ambientata nel mondo di Star Wars, prequel di quello che a sua volta era il prequel di Episodio IV. Una serie che racconta come, da individuo senza una direzione, che viveva alla giornata, Cassian sia diventato un abile pilota e, occasionalmente, sicario della Ribellione.

Dietro la serie c’è la stessa persona che contribuì in maniera decisiva a dare forma a Rogue One, quel Tony Gilroy che, oltre ad aver firmato la sceneggiatura, è stato ampiamente indicato come il regista occulto che si occupò di rivedere il terzo atto del film rispetto alla versione consegnata da Gareth Edwards. È ovvio, dunque, che il tono sia lo stesso, ed è una bella boccata d’aria fresca per quanti sono rimasti un po’ scottati da The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi. Andor è una serie che si pone decisamente agli antipodi rispetto a quest’ultima: non c’è spazio per la nostalgia, i personaggi noti e amati, il tono più fantasy e fiabesco della saga. Andor è una serie cruda, marziale, che si prende terribilmente sul serio senza risultare pedante, e in cui non si parla assolutamente di magiche energie che uniscono tutto il creato o spade laser.

Andor esplora un angolo della mitologia di Star Wars di cui si è parlato relativamente poco: la nascita dell’Alleanza Ribelle. Ne abbiamo avuto un assaggio proprio in Rogue One, dove però l’Alleanza esisteva già. Qui, Mon Mothma (Genevieve O’Reilly) è ancora una senatrice dell’Impero e c’è un tizio, Luthen Rael (Stellan Skarsgård), che se ne va in giro a reclutare potenziali agenti come un Nick Fury qualunque. Le cose si stanno muovendo e c’è da progettare un primo colpo ai danni dell’Impero, ed è qui che l’abilità da pilota di Cassian Andor può tornare utile.

Peccato che, a questo punto della sua vita, Cassian viva ai margini della società e non abbia altro scopo che ritrovare la sorella, da cui è stato separato quando, molti anni prima, ha lasciato il suo pianeta natale (la sua storia ci viene raccontata in una serie di flashback). Cassian è un sopravvissuto, non vede più in là della singola giornata e, come ci dimostra una scena piuttosto agghiacciante per gli standard di Star Wars e Disney, è disposto a tutto pur di rimanere anonimo. Com’è possibile che sia destinato a sacrificarsi per un ideale? La serie tenterà di rispondere a questa domanda nell’arco di due stagioni.

Per ora, nei primi quattro episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima, Gilroy si concentra sul world-building, presentando i personaggi e spingendoli lungo una serie di strade che, inevitabilmente, si incroceranno. Oltre ad Andor conosciamo così Bix Caleen (Adria Arjona), una meccanica che vive sullo stesso pianeta di Cassian; il già citato Luthen Rael, un faccendiere di Coruscant che gioca una partita a lungo termine contro l’Impero. E poi Dedra Meero (Denise Gough), ambiziosa ufficiale imperiale, e Syril Karn (Kyle Soller), impiegato in un conglomerato industriale alle dipendenze dell’Impero.

È chiaro da subito che, a differenza della prassi comune di Star Wars, in Andor non c’è bianco/nero, ma solo zone grigie. Karn è uno dei “cattivi”, ma è un personaggio con cui è difficile non empatizzare. Cassian, al contrario, è l’eroe della serie, ma Gilroy e Diego Luna si assicurano di non renderlo immediatamente affascinante, anzi: per ora è un cane ferito, un reietto che dovrà trovare una direzione.

Pare brutto usare questa parola, ormai così inflazionata, ma Andor è la serie più “realistica” vista finora in ambito Star Wars. È concreta, anche visivamente, in quanto non utilizza la tecnologia StageCraft e a questa preferisce set dettagliatissimi, e mira alla complessità del reale anziché alla stilizzazione del mito. Ed è interessante come tenti di rappresentare l’Impero come una dittatura credibile, non solo una masnada di cattivoni, ma un’organizzazione tentacolare con agganci nel settore industriale. Per ribaltare un tale colosso non sono sufficienti una spada laser, qualche gesto eroico e delle belle parole: serve essere spietati quanto gli oppressori. E Cassian Andor è l’uomo perfetto per questo, un superstite intenzionato a vendere cara la pelle.

Vedremo dove andrà a parare questa prima stagione, che sarà composta, finalmente, da un numero di episodi (dodici) sufficiente per non affrettare le cose. Finora, al netto di una partenza un po’ lenta con un primo episodio in cui non succede granché, siamo sulla buona strada: Andor potrebbe essere una valida aggiunta al cosmo streaming di Star Wars, che finora solo con The Mandalorian ci aveva convinto pienamente. E poi c’è il miglior droide spalla da un sacco di tempo a questa parte. Vorrà pur dire qualcosa.

QUI il resoconto della conferenza stampa ufficiale di Andor.