SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
E chi se lo aspettava. La domanda “Quanti sono gli episodi della prima stagione di The Sandman?” ha da oggi una risposta diversa da quella che aveva fino a poche ore fa. Fugace come un sogno, ma senza sparire appena aperti gli occhi, è apparso questa mattina su Netflix un undicesimo episodio. Un’ora abbondante da trascorrere in compagnia di due storie molto diverse fra loro, non solo per quello che raccontano, ma anche per come lo fanno. Da dove saltano fuori, dunque? E cosa sono quei gatti?
Che la serie a fumetti di Sandman presentasse, in mezzo a trame dal respiro ampio spalmate su più albi, anche delle singole storie quasi a sé, in cui il ruolo di Sogno è marginale, lo sanno ormai bene non solo i cultori del fumetto di Neil Gaiman, ma anche tutti gli spettatori della serie TV. Esattamente come gli episodi dedicati alla passeggiata con Morte, a quel diner in cui ti servono anche quello che non hai ordinato e a un’amicizia che va avanti da secoli – piazzati nello show esattamente dove si trovavano anche nel fumetto – anche il contenuto di questa puntata 11 è tratto da delle storie di questo tipo. Storie che, proprio per la loro natura, sono state raccolte nel ’91 nel volume Le terre del sogno (The Sandman: Dream Country), e che in originale occupavano i due albi immediatamente successivi ai primi 16 da cui è stata tratta la stagione 1, il 17 e il 18.
Il primo quarto d’ora di questo episodio extra è occupato da Il sogno di mille gatti (da The Sandman 18). Una storia animata realizzata dallo studio dell’olandese Hisko Hulsing (quello del rotoscoping di Undone), in cui tutto, compreso Sogno, è visto attraverso gli occhi dei nostri amici a quattro zampe. Cioè, “amici”: lo sappiamo tutti che i gatti sognano segretamente di diventare i padroni dei loro padroni, e quindi del pianeta. Questa è al massimo una conferma.
I quarantacinque minuti successivi sono invece tutti per Calliope, una delle storie singole più celebri di The Sandman. Qui l’animazione cede il posto agli attori in carne e ossa, e a un mini-film che racconta di uno scrittore frustrato dalla mancanza di idee, e di quello che fa pur di continuare a godersi il successo. Cioè, essenzialmente, far incazzare di brutto Oneiros, uno dei tanti nomi con cui è stato chiamato nei secoli un certo signore dei sogni…
Come avvenuto per gli altri episodi, entrambe le storie sono adattamenti molto fedeli dei due numeri da cui sono tratte. Non solo assistiamo agli stessi eventi, ma interi blocchi di dialogo sono rimasti invariati. Per chi invece il fumetto non l’ha letto, occhio: possono sembrare delle semplici divagazioni, ma entrambe le storie hanno la loro importanza per capire il mondo di Sandman. La prima perché la fiaba dei gatti che pensano e sognano aiuta a comprendere alcuni temi e meccanismi fondamentali nell’universo creato da Neil Gaiman. L’importanza del cambiamento, di cui abbiamo già parlato a proposito dello stesso Morfeo, e il fatto che i sogni contribuiscono a plasmare il mondo.
Quanto a Calliope, non solo c’è un primo accenno dei trascorsi di un certo personaggio femminile proprio con Sogno, ma viene nominato qui per la prima volta un certo legame familiare, che avrà in seguito il suo peso. Il tutto calato in un racconto che sottolinea quanto “gli scrittori sono bugiardi”, anche quando si professano fervi sostenitori dei diritti altrui.
Qualcuno potrebbe a questo punto obiettare, come è successo con i dieci episodi precedenti, che un’eccessiva fedeltà al materiale originale priva l’adattamento televisivo di The Sandman di una sua identità. È legittimo, e in linea generale neanche io apprezzo le trasposizioni 1:1. C’è però, qui, una bella differenza rispetto a molti altri casi analoghi: una bella differenza data dal fatto che a) è stato l’autore stesso, Gaiman, a occuparsi in prima persona delle fondamenta di questo show, e non un’altra persona (metti, uno Snyder che nelle sue trasposizioni con carta copiativa spesso fraintendeva il senso di scene e personaggi) e b) che The Sandman è così. Già utilizzare degli attori in carne e ossa rende difficile (impossibile) avere lo stesso Sogno, con il suo volto che su carta cambiava a ogni nuovo disegnatore, e le stesse atmosfere dense di china nera. Se The Sandman non l’avessero portata a schermo così, probabilmente sarebbe diventato altro. Un altro più interessante? Chi può dirlo. Ma altro.
E Neil Gaiman ha aspettato decenni per poter avere il suo The Sandman in una versione live action che lo convincesse. I fan della sua opera, anche.
Personalmente? Dopo una vita intera trascorsa ad accettare, con un misto di rassegnazione e tristezza, trasposizioni che dei romanzi/fumetti di partenza erano solo cugine alla lontanissima, neanche nel giro degli auguri di Natale su WhatsApp, non sarò certo io a lamentarmi di una serie che ha l’aspetto e la voce di uno dei miei fumetti della vita.