Tornano i vampiri, lo fanno con Day Sfhit del debuttante J. J. Perry, e con protagonista un Jamie Foxx su di giri come poche altre volte e con al fianco un cast di supporto che annovera Snoop Dogg, Dave Franco, Pete Stormare, Natasha Liu Bordizzo, Meagan Good, Scott Adkins e Karla Souza. Day Sfhit su Netflix merita il vostro tempo e la vostra attenzione? Dipende da che cosa vi aspettate, da cosa state cercando, da quanto siete fan dei vampiri e dei film di genere. Ma in generale no, neppure se apprezzate l’autoironia più estrema e il giocare apertamente con la mitologia cinematografica del genere horror.
Per Bud Jablonski la vita è dura e complicata e naturalmente pericolosa. In una Los Angeles assolata, degradata e classista, deve cercare in tutti i modi di guadagnare abbastanza soldi per provvedere alla figlia, pressato continuamente dall’ex moglie, soprattutto per quello che riguarda le spese per il dentista e quelle per una nuova scuola. Ufficialmente Bud si occupa di disinfestazioni e guasti idraulici, ma nella realtà è uno dei migliori cacciatori di vampiri della città, costretto però dal suo carattere difficile e dagli errori del passato ad agire sostanzialmente da freelance, guadagno molto meno di quanto potrebbe. Sulla sua strada però, si trova a dover fare i conti con un piano ordito dalla potente vampira Audrey San Fernando (Karla Souza), che mira ad impadronirsi di tutta la valle e a far tornare i vampiri allo stato di divinità che avevano nei tempi antichi, prima che gli uomini prendesse il sopravvento.
Nella sua crociata contro Audrey e il suo esercito di scagnozzi, Bud avrà come alleati solamente l’imbranato passacarte Seth (Dave Franco), l’enigmatica Heather (Natasha Liu Bordizzo) e il vecchio compadre Big John Elliot (Snoop Dog). Day Shift di base cerca in tutti i modi di connettersi ad una certa cinematografia di serie B e anche C che negli anni ‘80 e ‘90 ha cercato di togliere sacralità al tema vampiresco, di connetterlo soprattutto il genere action, ai fumetti e di cui migliori esempi sono stati sicuramente Vampires di John Carpenter o Il Cacciatore delle Tenebre di Tommy Lee Wallace.
Qualcuno probabilmente tornerà con il pensiero alla trilogia di Blade, tuttavia qui siamo molto distanti da quella ricerca stilistica e narrativa, si tenta soprattutto di abbracciare una dimensioni ibrida, vi è un po’ di buddy cop movie, di botte in stile orientale, di commedia e di graphic novel di nicchia.
Il problema principale di Day Shit è che dopo l’inizio scoppiettante, divertente e sicuramente originale, la sceneggiatura curata da Tyler Tice e Shay Hatten, mostra evidenti carenze, in particolare per quello che riguarda lo sviluppo dei diversi personaggi e della nemesi principale, tenuta sostanzialmente in disparte fino quasi al finale.
Tutto appare fin troppo accelerato, il world building non funziona e non è assolutamente creativo, fa sembrare quello concepito da Max Landis per Bright un monumento alla fantasia e all’inventiva. In più di un’occasione soprattutto non si riesce a capire all’interno di che tipo di film ci si trovi, visto che la sua identità cambia in continuazione, passando da una sorta di parodia ad una dimensione action che cerca di essere più seria e canonica. Il personaggio di Bud e sicuramente ben riuscito, Jamie Foxx riesce a donargli credibilità e simpatia, a costruire un eroe sfigato ed emarginato, a cui però manca anche una spalla abbastanza convincente. Dave Franco e il suo Seth sanno di vecchio, stantio e già visto dal primo all’ultimo minuto, in più di un momento risulta essere un personaggio a dir poco insopportabile, con la sua sorta di identità mista tra un ispettore Clouseau e la classica recluta da poliziesco americano.
Se si esclude un simpaticissimo Snoop Dogg, gli altri personaggi appaiono stereotipati, sterili, quasi delle comparse dalla vita breve, delle sagome di cartone all’interno di un film che diventa alla lunga prevedibile anche nelle scene d’azione. Unica eccezione la divertente sequenza che coinvolge un fenomeno delle arti marziali cinematografiche come Scott Adkins, poi incomprensibilmente messo in frigo.
Day Shift è perfetto se qualcuno sta cercando un divertimento fine a sé stesso o vuole passare 114 minuti senza pretese. Ma il suo tentativo di essere un film di genere è insufficiente, manca la volontà di osare, la componente cinefila prepotente, manca la capacità di costruire qualcosa di nuovo e creativo, ci si accontenta di piccoli momenti, trovate estemporanee, cliché caricati senza motivo.
Anche la regia appare molto discontinua, vi sono anche diversi errori in fase di montaggio, ed in ultima analisi, J.J. Perry si dimostra incapace di compensare alle carenze dell’iter diegetico, lasciando In breve il solo Foxx come unico motore.
Questo film senza ombra di dubbio va ad aggiungersi alla lunga lista di progetti senza un chiaro obiettivo e uno chiaro scopo, se non quello di fare una sorta di massa critica, con cui Netflix cerca di reggere la concorrenza di chi, come Prime Video e in particolare Apple TV+, ha capito da tempo che bisogna puntare soprattutto sulla qualità e non sulla quantità.
Se ha perso un milione di abbonati in tre mesi, Il motivo è semplice: non offre prodotti di intrattenimento di grande interesse o fascino, la sua ambizione è limitata, mancano progetti di ampio respiro, di base sembra voler vivere di rendita spesso inglobando universi narrativi preesistenti. Ma non si va lontano, non con film come Day Shift, con alcuni dei vampiri più noiosi, prevedibili e senza fascino che si siano mai visti, tanto da fare rimpiangere persino quelli creati a suo tempo in blockbuster zuccherosi come Van Helsing o in uno dei tanti scadenti b-movie per adolescenti dei primi anni 2000.
Più che di vampiri qua pare esserci bisogno di sceneggiatori all’altezza e di una vera capacità di andare oltre l’utilizzo del nome di grido per far finire in trappola gli ignari spettatori.