Non siete pronti per Nope di Jordan Peele, fidatevi

Non siete pronti per Nope di Jordan Peele, fidatevi

Di Giulio Zoppello

Nel panorama cinematografico odierno, un uomo come Jordan Peele vale tanto oro quanto pesa, per la straordinaria capacità che ha di offrire film in grado di rappresentare non solo e non tanto una perfetta commistione di diversi generi cinematografici, ma soprattutto un simbolo di creatività, ingegno e genuinità non da nulla.

Dopo Scappa – Get Out e Noi, eccolo che torna a guidarci dentro ad un labirinto disturbante, ipnotico e viscerale, dove nulla è ciò che sembra, ma soprattutto dove la semantica è tanto universale quanto variegata e affascinante per composizione. Nope interpreta la nostra realtà, la nostra società, i nostri incubi e lo fa riconnettendosi al cinema che fu, al concetto di omaggio come base su cui creare qualcosa di nuovo. E il risultato finale è veramente potente.

Tra vecchi ranch e nuovi incubi

Per OJ Haywood (Daniel Kaluuya), la vita in questo momento è tutt’altro che rosea e piena di prospettive. Da poco tempo ha perso il padre, Otis (Keith David), deceduto a seguito di un misterioso incidente presso il loro ranch, l’Haywood’s Hollywood Horses, dove addestrano cavalli da utilizzare nelle produzioni cinematografiche e televisive.

OJ al momento deve fare i conti con le finanze disastrate e la sua insicurezza, il vuoto lasciato da un patriarca energico e stimato. Non gli dà certamente una grande mano l’incontrollabile e sovente narcisista sorella Jill Haywood (Keke Palmer), che non aspetta altro che vendere il ranch e andarsene per la sua strada. Tuttavia OJ e Jill, nel giro di pochi giorni, si rendono conto che il territorio vicino al ranch e quello dentro cui è situato il parco di divertimenti creato dall’ex attore bambino Ricky “Jupe” Park (Steven Yeun) sono teatro di qualcosa di inquietante e inspiegabile.

I due indagano e si devono infine arrendere ad una incredibile ma innegabile verità: c’è qualcosa di non umano, di spaventoso e ignoto che sorvola i cieli, qualcosa che in breve potrebbe significare la loro fortuna così come la loro fine.

Nope, scritto e diretto da Jordan Peele, è da certi punti di vista forse il suo film fino ad adesso più sorprendente, più atipico, perché connesso ad un’identità alquanto ibrida, instabile e volutamente fluida.

In Nope si ride, si prova orrore e meraviglia, spavento e sollievo, di base appare una gigantesca pietanza cinematografica all’interno della quale ogni tipo possibile di sapore è stato unito in modo coerente e armonioso, senza che uno predomini sull’altro.

Se pensate che sia facile, allora dovete ancora imparare molto su cosa sia la settima arte, soprattutto nei nostri giorni, dove tutti seguono regole preconfezionate e vanno sul sicuro, per così dire. Ma non Peele, non questo autore incapace di ripetere il passato senza varietà.

Un film impossibile da catalogare con certezza

Nope è sostanzialmente un mix incredibile di tutti quegli elementi che hanno reso firma come Lo Squalo, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, La Guerra dei Mondi, Signs o La Cosa dei pilastri non solo del genere fantascientifico, ma del cinema in generale.

Un po’ horror, un po’ thriller, un po’ adventure fantascientifico e survival movie, Nope ha un inizio quasi titubante, abbraccia un andamento lento in cui si innesta, a poco a poco, una gradevolissima progressione, che produce infine un’accelerazione a tinte forti incredibilmente disturbante e riuscita.

L’iter diegetico viene sorretto completamente dalla straordinaria chimica tra Kaluuya e la Palmer, autori di due performance di grande qualità. Tanto il primo è apparentemente sotto le righe, meditabondo, osservatore con il fare di un orso sotto spoglie umane, tanto la seconda è invece spumeggiante, imprevedibile, sempre sopra le righe, ma soprattutto carica di un’espressività emotiva quasi travolgente.

La famiglia, il focolare domestico, la dimensione mitica della lotta dell’uomo contro la natura e i nativi riecheggiano in questo film, in cui il suono ritorna davvero un grande protagonista della storia come non accadeva da tantissimo tempo.

Contemporaneamente, Nope può gloriarsi della fortuna di avere una dimensione estetica in grado di staccarsi completamente dalla dittatura del movimento asfissiante e irreale del cinema di intrattenimento dei nostri giorni, per connettersi infine al tema della paura dell’ignoto, ma anche della dittatura del successo nei nostri giorni. Sì, perché per quanto l’insieme ricordi grandi cult degli anni ‘70 e ‘80, Nope è di riflesso anche un’analisi tutt’altro che superficiale sul dominio dell’immagine e della notorietà mediatica nella società dei nostri giorni.

Tra dittatura mediatica e religiosità

OJ e Jill, assistiti da un redivivo Michael Wincott, danno la caccia ad una squisita variazione sul tema dei dischi volanti,  quelli che dominavano i complottisti, nonché la cinematografia e i fumetti degli anni ‘50, in piena Guerra Fredda, quando l’incubo era quello nucleare ma sotto mentite spoglie.

Qui l’incubo che fu viene però schiacciato dal profitto, della volontà di usare la propria paura come una risorsa materiale, dalla volontà di uscire dall’anonimato, di abbracciare quella ricchezza facile ed accessibile che oggi ci viene scagliata addosso dai social media, da Youtube, Tik Tok e Instagram.

Di base tale universo, fondato sulle immagini degli altri, rappresenta anche una trasformazione perfetta del concetto di sogno americano, che dalle grandi praterie dei coloni, dal legame tra uomo e cavallo e della sua sfida contro gli elementi, è diventato soprattutto una sfida al fianco della tecnologia.

Nope si connette in modo palese ad una visione teologica apocalittica, al Dio dell’Antico Testamento assetato di sangue e sacrifici, ma anche al Drago di Jung, alla meraviglia di fronte ad un portento inspiegabile, all’universo che ci ricorda che siamo piccoli esseri insignificanti e vulnerabili.

Incredibilmente sorprendente, con una sceneggiatura che si rivela a poco a poco in modo squisito e accattivante, Nope è un film tanto unico da essere sostanzialmente imparagonabile a qualsiasi altro sia venuto prima. Il che potrebbe anche risultare straniante a lungo andare.

Ma non si può negare quanto sia palpabile l’amore per il cinema che fu, compresi quello dei film di serie B e di genere, anche i più dimenticati, per tutto quel mondo fatto di misteri, avvistamenti e teorie bislacche, tramite il quale l’uomo da sempre cerca di rispondere alla fatidica domanda: siamo soli nell’universo?

La risposta data da Peele è alquanto raggelante, ma scalda il cuore vederla messa in scena con tanta maestria ed energia, due elementi di cui la narrazione sul grande schermo dei nostri giorni pare voler fare a meno.

QUI potete vedere il trailer di Nope, che uscirà nelle nostre sale l’11 agosto.

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